7 Aprile 2022

ESCLUSIVA PSB – Di Gennaro: “Bari deve vantarsi di avere una proprietà del genere dopo tanta sofferenza. L’obiettivo non può che essere il ritorno in Serie A”

DI GENNARO BARI – Ex calciatore di Fiorentina, Perugia, Hellas Verona, Bari, Barletta e Nazionale, mosse i primi passi della sua breve carriera da allenatore al fianco di Fatih Terim prima alla Fiorentina e, subito dopo, al Milan per poi ricoprire prima il ruolo di club manager del settore giovanile del Bari e poi quello di […]

DI GENNARO BARI – Ex calciatore di Fiorentina, Perugia, Hellas Verona, Bari, Barletta e Nazionale, mosse i primi passi della sua breve carriera da allenatore al fianco di Fatih Terim prima alla Fiorentina e, subito dopo, al Milan per poi ricoprire prima il ruolo di club manager del settore giovanile del Bari e poi quello di consulente esterno della stessa società pugliese della quale, alla fine degli anni 80′, indossò anche la fascia da capitano. Oggi tra i più apprezzati e competenti opinionisti e commentatori sportivi, abbiamo avuto l’immenso piacere di avere ospite ai nostri microfoni Antonio Di Gennaro, simbolo del sodalizio biancorosso e barese acquisito, con il quale abbiamo analizzato la grande promozione conseguita dalla squadra di Michele Mignani.

Una splendida cavalcata quella che ha visto il Bari vincere meritatamente il Girone C di Serie C e riconquistare la cadetteria dopo anni di sofferenze. Un campionato, seppur con qualche sempre fisiologica difficoltà da dover mettere in conto, nel complesso condotto dall’inizio alla fine da parte dei pugliesi: se potesse utilizzare una parola per riassumere il percorso dei biancorossi, quale sceglierebbe?

“Direi “esaltante”, anche perché all’inizio in ritiro più di qualche problema lo si era avuto tra Covid-19 e giocatori che non avevano avuto la possibilità di allenarsi regolarmente. Ci sono stati dei momenti di difficoltà che sono stati comunque superati alla grande da parte di calciatori di grande spessore, oltre che di accertata qualità. Vantare 13 punti sulla seconda a tre giornate dalla fine del campionato credo sia un dato eloquente riguardo l’eccellente percorso dei biancorossi”

La perseveranza di De Laurentiis, la personalità e la competenza di Polito e l’eccellente gestione a livello globale di Mignani, un tecnico da molti sottovalutato ma che alla fine è riuscito, con grande umiltà, a raggiungere un qualcosa che, invece, era sfuggito ai suoi, sulla carta, più quotati predecessori. Possiamo affermare come, al contrario di quanto spesso visto nelle stagioni precedenti, una buona fetta di questa promozione sia il frutto di una vera e propria simbiosi venutasi a creare tra queste tre figure? Crede che la stessa possa risultare altrettanto redditizia anche in Serie B?

“Assolutamente si. In effetti, in particolare lo scorso anno, era mancata una visione comune tra società, direttore sportivo e tecnico, tant’è che sembrava ognuno remasse in direzioni diverse rispetto a quella delle altre componenti. Quest’anno De Laurentiis, invece, ha scelto in prima persona il ds il quale a sua volta, grazie alla sua grande competenza, ha puntato su un allenatore capace ma forse inizialmente poco conosciuto, o addirittura additato da una parte dell’ambiente come non in possesso delle credenziali giuste per poter guidare un club come il Bari. L’ex Modena e Siena ha però smentito gli scettici, dimostrando grande equilibrio ed elevate competenze scegliendo, assieme allo stesso Polito, i giocatori giusti per il progetto tecnico biancorosso. Sicuramente, tale sinergia ha rappresentato il fattore chiave che ha poi portato al meritato traguardo della Serie B. Credo sia giusto continuare con Mignani anche il prossimo anno, in primis per le capacità che ha palesato tanto a livello tecnico-tattico che gestionale, ma anche per una pura questione di meritocrazia: ha dimostrato di essere entrato in pianta stabile in un ambiente tutt’altro che semplice, dove raggiungere risultati è quasi d’obbligo”

A scendere in campo però, ovviamente, sono i calciatori e quindi non possiamo non elogiare anche coloro i quali si siano rivelati come i materiali fautori dei risultati sportivi raggiunti. Impossibile sceglierne uno ma qual è, a suo avviso, l’uomo simbolo della promozione dei Galletti?

“I protagonisti della promozione sono davvero tanti, perché parliamo di calciatori di qualità ed esperienza che nella maggior parte dei casi vantavano già un curriculum di spessore in categorie superiori. Quello che ruba di sicuro maggiormente l’occhio è Antenucci, perché oltre ai tanti goal è colui che ha sposato il progetto biancorosso sin dagli albori, decidendo di scendere praticamente dalla Serie A. Tuttavia, da elencare ce ne sarebbero davvero tanti: a partire dal fantastico centrocampo dove a Gennaio è arrivato Maiello che ha fatto la differenza, Maita che è cresciuto in maniera esponenziale e D’Errico che è un calciatore sensazionale; dietro la solidità di Terranova e Di Cesare; Ruben Botta che stava facendo una grande stagione fino a quando non si è infortunato, risultando determinante sulla trequarti e gli stessi Mallamo e Scavone, quest’ultimo inizialmente sul piede di partenza ma che alla fine è rimasto in biancorosso, spalmando l’ingaggio e realizzando addirittura anche 4 goal in campionato. Dico Antenucci come riferimento e da calciatore di categoria superiore, però soffermandomi solo sull’ex SPAL andrei a sminuire un gruppo di giocatori che ha fatto la differenza nel collettivo più che nel singolo, indipendentemente dal minutaggio raccolto da ognuno”

Quando, a suo avviso, società, squadra e ambiente hanno capito che potesse davvero essere la stagione giusta?

“Durante l’anno ho visto delle difficoltà, come dicevo prima, legate al Covid e ad una preparazione, di conseguenza, problematica sfociata in partite, quelle iniziali, poco brillanti e spesso coincise con vittorie non esaltanti frutto per lo più dell’esperienza. Poi c’è stata la partita interna con la Turris, dove i galletti perdevano 1-2 al termine della prima frazione, ma alla fine l’hanno portata a casa grazie a un secondo tempo strepitoso, considerando che in quel momento la squadra di Caneo stava facendo benissimo, vincendo poi 4-2 e dando un gran segnale. Poi il momento difficile culminato nella sconfitta col Campobasso, al termine della quale il direttore sportivo ci mise la faccia chiedendo scusa alla città: da lì la squadra ripartì alla grande, vincendo partite difficili, anche di misura, contro le varie Vibonese, Picerno e Virtus Francavilla prima dell’apoteosi di Catanzaro, con una vittoria strameritata che ha di fatto chiuso il campionato grazie a tre punti pesantissimi contro una delle dirette concorrenti al primato”

Un percorso di successo non può essere a tutti gli effetti considerato tale se non risulta caratterizzato lungo il tragitto da ostacoli e difficoltà di diversa natura. Così è stato anche per la squadra di Mignani che, in particolare a inizio Febbraio, come ha già in parte ricordato, aveva registrato un oggettivo calo che aveva portato il Catanzaro a poche lunghezze dalla vetta, altrimenti sempre saldamente occupata dal Bari. Le chiedo: c’è stata una frazione di secondo in cui la squadra e l’ambiente hanno pensato di poter perdere un primato parso, per lunghissimi tratti, incontestabile oppure la consapevolezza di giungere prima di tutti al traguardo non è mai stata scalfita?

“La consapevolezza penso l’avessero sin dall’inizio, è chiaro che comunque possano capitare dei periodi di difficoltà in cui molli un pochettino nell’arco di una stagione così lunga: un momento di forse eccessiva sicurezza che aveva portato al pari col Monopoli e ai KO interni contro Messina e, per l’appunto, Campobasso. La brutta gara persa contro i molisani rischiava di sfociare in un grosso crollo a livello psico-fisico e ambientale, ma fu bravissimo Polito a metterci la faccia responsabilizzando ancor di più la squadra, che da lì è poi ripartita con lo spirito che ha sempre contraddistinto questo gruppo durante l’anno. I giocatori, sapendo che quello di Bari è comunque un ambiente particolare, si sono rimessi in carreggiata con grande forza e maturità”

A tenere banco nel prossimo futuro sarà sicuramente la questione multiproprietà, un fondamentale nodo da sciogliere al massimo entro il 2024 anche per evitare il ripetersi di fattispecie grottesche come quella verificatasi a Salerno. Che cosa bisogna aspettarsi, secondo lei, in tal senso?

“Si tratta di una scelta che spetta ovviamente alla società, non ci resta che aspettare. Bari deve vantarsi di avere una proprietà del genere dopo le sofferenze patite negli ultimi anni e le varie vicissitudini che avevano portato, tra le altre cose, anche al fallimento nel 2018 e alla ripartenza dalla Serie D. Oggi c’è una tranquillità sul piano economico invidiabile, garantita da una famiglia che ha già fatto calcio ad altissimi livelli, vedi Napoli. Sarà una scelta che sono certo effettueranno in maniera assolutamente ponderata: se dovessero decidere di vendere il Bari, e sottolineo “se”, di certo non venderanno il club a degli sprovveduti come avvenne, invece, nel recente passato”

Città, tifoseria e società non possono che gioire per il meritato ritorno in cadetteria, ma è chiaro che in una piazza come Bari la mente stia già viaggiando verso qualcosa di ancora più prestigioso, che sappiamo tutti cosa sia. A tal proposito, che Bari ci dovremo aspettare in Serie B nella prossima stagione e che ruolo, quindi, la compagine biancorossa potrà recitare nel torneo cadetto 2022/2023?

“Polito nella recente conferenza stampa ha fatto capire che il Bari cambierà qualcosa a livello di giocatori, com’è giusto che sia dopo una promozione e una nuova, e più complessa, categoria da affrontare. L’obiettivo è quello di tornare in Serie A: l’entusiasmo è tornato quello dei tempi d’oro e sicuramente allestiranno una rosa competitiva, perché Bari non può prevedere un anno di transizione. Sono situazioni che dovranno essere pianificate dalla società, ma è chiaro che il Bari in cadetteria non può non partire con l’obiettivo di tornare tra le migliori 20 d’Italia. Seppur con le tradizionali difficoltà da affrontare che da sempre caratterizzano tale categoria, il messaggio del direttore sportivo dei pugliesi mi è parso molto chiaro…”