16 Aprile 2023

Jeda: “Via da Cagliari per colpa di Bisoli. Cellino? Sugli allenatori va troppo ad umore…”

La verità dell'iconico ex attaccante rossoblù

Photo by Enrico Locci/Getty Images - Via One Football

Jeda, ex attaccante del Cagliari, è intervenuto al podcast “Tutti Teorici” svelando anche alcuni retroscena inerenti alla fine della sua avventura in Sardegna.

Questo – da CagliariNews24.com – un estratto delle sue dichiarazioni:

«Io, quando sono andato via da Cagliari, l’ho fatto prevalentemente perché erano sorti dei problemi con Bisoli all’inizio. Io l’ho odiato semplicemente per il fatto che mi ha fatto andare via da Cagliari. Perché io me sono andato per questi motivi da una squadra in cui mi ero detto che avrei finito la carriera. La delusione era tanta, non ho accettato di esser stato messo da parte dopo che ero diventato uno dei leader di quella squadra. Io personalmente sono sempre stato così, ma detto questo, io ora spesso commento le partite della Serie B e sono il primo a fargli i complimenti per quello che sta facendo. Io non gliene dico di tutti i colori perché abbiamo avuto problemi. Secondo me è sbagliato perché così entri in una cosa personale e non va bene»

«Nainggolan era il numero uno. Lui a Roma ha avuto un percorso diverso rispetto all’Inter. E’ stata la voglia di Spalletti a farlo andare lì, io mi aspettavo che cambiando aria a Milano sarebbe stato diverso, mi aspettavo molto di più. Lui aveva questa caratteristica, negli allenamenti non lo vedevi mai sottotono o sottoritmo, era un giocatore che andava a tremila più degli altri, lui aveva questa caratteristica fisica; se tiri troppo la corda poi la paghi e a Milano è la prima volta che l’ho visto con molti infortuni, giocando di meno»

«Descrivere Cellino? Il presidente non era uno di quelli che faceva le cose spettacolari da vedere. Quando stava zitto però ti stava osservando, giudicando e valutando. Qualunque cosa tu faccia lui è sempre la che sta osservando, non c’è bisogno che lui parli. Lui ti capisce bene da come tu lo guardi e gli rispondi quando parla. Per esempio Tesser, non era una questione di campo (esonerato prima dell’esordio in campionato n.d.r.), ma a lui non lo convinceva come persona e personalità. Lui è un grande intenditore di calcio ma per i cambi di allenatore lui va troppo ad umore. Quando prese Allegri, che fece le prime cinque sconfitte, lui era un po’ scettico ma quella era stata una sua scelta e chiaramente non voleva smentire se stesso»

«Astori in poco tempo aveva dimostrato che era destinato ad una grande squadra. Era un giocatore con personalità e voglia di crescere. Lui è stato aiutato dalla squadra ma è cresciuto molto velocemente. Astori è sempre stato quel tipo di ragazzo lì, non gli piaceva la vita notturna, era un ragazzo molto semplice»