2 Agosto 2023

ESCLUSIVA PSB – Il ds Pagni: “Ternana, non vedo ancora un progetto tecnico. Un solo neo per Bandecchi. Quella salvezza epica…”

L'ex direttore sportivo delle Fere è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni

Diverse compagini di Serie B hanno stravolto la propria fisionomia in vista della nuova stagione, la Ternana più di tutte. Le Fere, infatti, sono state protagoniste di una rivoluzione dirigenziale – con la cessione al gruppo Pharmaguida guidato da Nicola Guida e l’approdo di Stefano Capozucca nelle vesti di ds – e tecnica, conciliata con le partenze di profili dal valore indiscusso quali Palumbo e Partipilo. Analizzando il momento di transizione vissuto dal club, la nostra redazione ha intervistato in esclusiva Danilo Pagni, direttore sportivo che – assieme al tecnico Liverani – nella stagione 2016/2017 fu tra i protagonisti dell’incredibile salvezza centrata dagli umbri tra i cadetti. Di seguito l’intervista integrale:

Salve Direttore. A meno di novità derivanti dai tribunali, la Serie B si accinge a ripartire. Cosa dovremmo aspettarci dalle formazioni che vi prenderanno parte?

“Innanzitutto credo che le squadre retrocesse dalla Serie A possano avere un ruolo di spicco, a maggior ragione godendo di un notevole vantaggio economico come il paracadute. Chiaramente dovranno dimostrare la propria forza sul campo, ma non sarà facile. Tra le altre formazioni, il Parma si ritrova ancora una volta ad essere obbligato a vincere il campionato dopo i sontuosi investimenti degli ultimi anni. Pare che anche il Palermo abbia iniziato ad intervenire chirurgicamente sui ruoli mancanti. Nel caso dei ducali e dei siciliani, non si può non ambire all’eccellenza assoluta: nel mio linguaggio significa puntare su calciatori in grado di spostare gli equilibri e risolvere le partite, non su figurine”.

La Ternana le rievoca dolci ricordi. Oggi, il club attraversa una fase di transizione tecnica e dirigenziale in seguito all’insediamento della nuova società. Cosa non ha funzionato nel progetto dell’ormai ex patron Bandecchi?

“Conservo dei ricordi bellissimi, la mia esperienza alla Ternana è stata epocale. Subentrai in B e conobbi il mio presidente a fine campionato: la proprietà mi chiese di evitare l’ultimo posto e riuscimmo a salvarci direttamente, valorizzando contemporaneamente un allenatore dalle grandi qualità come Liverani e i calciatori di allora. Sono convinto che se Longarini non avesse ceduto la società, con quattro-cinque innesti avremmo potuto puntare tranquillamente alla massima serie. Quella rosa costò molto meno rispetto a quanto speso dal club negli ultimi anni. Bandecchi ha investito tantissimo, dando carta bianca e alzando l’asticella economica. La mancata realizzazione di notevoli plusvalenze è l’unico neo della sua gestione: ha ricevuto molto meno rispetto a quanto investito“.

Nonostante l’arrivo di un dirigente esperto e navigato quale Capozucca, lo stato d’animo di Lucarelli sembrerebbe vagare fra la speranza e l’inquietudine, facendo riferimento al virgolettato poco rassicurante di “dover trovare quattro squadre messe peggio” della Ternana. Condivide le preoccupazioni del mister?

L’arrivo di Capozucca apporta grande esperienza alla Ternana. Auguro alla proprietà di fare bene perché Terni è una piazza stratosferica che merita il top. Non conoscendo il loro modus operandi, mi riservo di esprimere il mio parere affinché non li vedrò all’opera. Conosco bene Cristiano e ritengo che sia una persona molto schietta e sincera. Credo che ci si trovi in una fase di studio nei confronti di questo nuovo asset. Allo stato attuale non riesco ad individuare un progetto tecnico ben definito, per non parlare delle cessioni che hanno complicato i piani. Palumbo incarnava lo spirito delle Fere, è davvero molto difficile da sostituire. Partipilo, invece, ha garantito sempre freschezza alla squadra rappresentando una delle sorprese del nuovo corso della Ternana in Serie B”.

E pensare che qualche mese fa il suo nome fu accostato nuovamente alle Fere…

La mia storia dice che a Terni ho contribuito a salvare la squadra in maniera leggendaria, epica. Ho costruito una rosa con calciatori giovanissimi – all’epoca non affermati – che oggi militano stabilmente tra A e B. Basti pensare a Pobega, Gagno, Hristov e Rivas. Per non parlare dei mancati arrivi di Canotto e Nzola, dovendo assecondare i capricci di qualcuno. Per quanto riguarda il recente accostamento, confermo di non essere stato contattato da nessuno. Durante la mia ultima esperienza chiesi a Bandecchi di lasciare il club dopo avergli fatto cedere calciatori per circa un milione e duecentomila euro: dalle operazioni Montalto-Carretta con la Cremonese fino a Sernicola che passò al Sassuolo. Inoltre, riuscii a raggiungere gli accordi per diciotto risoluzioni contrattuali. Credo che sia stato proprio lo spessore di questo operato a far sì che il mio nome tornasse in auge, ma non ho ricevuto alcuna proposta. È chiaro che viviamo in un sistema sempre più clientelare e poco meritocratico, dove i dirigenti determinati a mantenere la propria personalità risultano essere penalizzati”.

Nel corso della sua carriera ha avuto sempre un occhio di riguardo per i giovani talenti. Quali sono le ragioni che impediscono ai ragazzi italiani di esprimersi al pari dei loro coetanei militanti nei principali campionati esteri?

“Il problema si pone alla radice. Il nostro sistema è composto da figure poco competenti nella gestione dei giovani. Basti pensare ai direttori sportivi che si fregiano del titolo di scopritori di talenti, pur non avendo mai preso un volo internazionale. Non aver partecipato a due Mondiali consecutivi è il segnale più concreto che il sistema non funziona: non si punta sul merito, tutto questo deve cambiare. Molti responsabili dei settori giovanili – essendo soltanto interessati ad ottenere risultati nell’immediato – alimentano questo circolo vizioso cercando di soddisfare dei parametri non inerenti alla destrezza o alla tecnica. La Serie B, ad esempio, è uno dei pochissimi banchi di prova su cui i nostri ragazzi possono fare affidamento. Culturalmente si pone anche il problema dell’etichettamento: se un talento compie un errore, viene travolto dalle critiche. Sbagliatissimo. Soltanto i veri intenditori di calcio possono comprendere se un giovane calciatore sia da riproporre o meno”.

L’estate si fa sempre più rovente a causa delle controversie giudiziarie che alimentano dei dubbi sul naturale avvio del campionato. Qual è il suo punto di vista?

“Soffermandomi sulla Reggina, posso dire che la città di Reggio e i tifosi non meritano di patire queste sofferenze. Ci ritroviamo davanti ad uno scenario da dimenticare. Anche i miei figli stanno attraversando un momento complicato militando nelle giovanili amaranto ed essendo impossibilitati a trasferirsi in altri club. Spero che la situazione possa risolversi nel migliore dei modi. Per quanto riguarda il Lecco, invece, è scontato dire che abbia conquistato meritatamente la Serie B sul campo. È chiaro che certi requisiti vanno rispettati e con un po’ di precauzione questa situazione poteva essere evitata. Ma ripeto, è indiscutibile che meritino di giocare in cadetteria”.