27 Novembre 2019

Nicolas Viola, hombre vertical

NICOLAS VIOLA BENEVENTO / Nel Benevento che, partita dopo partita, si candida ad essere principale candidata al primo posto, ergo alla promozione diretta, c’è un uomo che ha deciso di indossare i panni del leader tecnico. È uno dei sedici calciatori a non aver saltato nemmeno un minuto in campionato: il suo nome è Nicolas […]

NICOLAS VIOLA BENEVENTO / Nel Benevento che, partita dopo partita, si candida ad essere principale candidata al primo posto, ergo alla promozione diretta, c’è un uomo che ha deciso di indossare i panni del leader tecnico. È uno dei sedici calciatori a non aver saltato nemmeno un minuto in campionato: il suo nome è Nicolas Viola. Il centrocampista sta sciorinando, in questa prima porzione di stagione, quella che, a detta di chi scrive, è la sua miglior versione. I motivi sono molteplici.

Posto che questo concetto necessita di legittime, ulteriori, argomentazioni, Nicolas Viola dà del tu al pallone, dinamica che genera il miglior carburante per alimentare la voglia di seguire questo sport: l’emozione. È uno di quei calciatori tanto funzionali quanto gradevoli da vedere giocare a calcio. Tra le due qualità, però, ciò che gli allenatori preferiscono è ragionevolmente la funzionalità, che Filippo Inzaghi ha trovato nel classe ’89 a tal punto da cucirgli addosso un ruolo assolutamente centrale nell’economia della manovra.

Come detto poc’anzi, Viola è un tassello fondamentale per lo scacchiere di Superpippo. La sua presenza in campo dà opzioni all’allenatore quando c’è da costruire, attaccare o difendere. I suoi movimenti incidono sullo sviluppo della fase di gioco in essere. Per ciò che concerne l’impostazione, torniamo al punto precedente, che arricchiamo di un dettaglio che può sembrare banale ma è di enorme importanza: Viola sa captare il momento della partita e regolare la giocata in funzione di esso. L’innata intelligenza calcistica gli permette di non sbagliare la scelta, elemento di straripante importanza. Intelligenza: la stessa che gli permette di eludere il pressing avversario. Dote, questa, che ha allenato e migliorato nel tempo, perché un calciatore che rappresenta il cervello della propria squadra deve sapere cosa fare anche senza il pallone.

Passiamo alla fase offensiva (nella quale ricomprendiamo anche i momenti di transizione positiva, sperando di non scatenare l’ira degli analisti: la motivazione è squisitamente di fluidità della lettura): anche in questo caso Viola permette alla squadra di variare lo spartito. Il suo passato da trequartista, che non ha per niente dimenticato, gli permette di essere incisivo negli ultimi trenta metri, sia quando c’è da tentare la conclusione che quando bisogna servire un compagno oppure, ancora, quando tocca mettersi in proprio, come nel caso dell’ultima (fondamentale) vittoria ottenuta contro il Crotone, dove si è guadagnato e ha trasformato il rigore che ha dato il via al successo dei suoi. In una squadra dall’enorme potenziale offensivo come quella sannita, Viola calza a pennello. La potenza di fuoco, però, alle volte necessita di essere dosata e gestita quasi con un ritmo armonioso per permettere alla squadra di non essere lunga e sfilacciata. Ergo che Nicolas, soprattutto quando viene impiegato in un centrocampo a due, abbassa il proprio raggio d’azione, soprattutto quando i due esterni di centrocampo risultano essere Kragl e Tello (quest’ultimo è un altro calciatore sul quale Inzaghi ha avviato un percorso di ridefinizione importante). Anche in questi casi, tuttavia, il cervello è lui e tutte le azioni conoscono il momento in cui passano dai suoi piedi.

Il Benevento ha calciatori maggiormente deputati a questo compito, come Schiattarella oppure Hetemaj (compagni di reparto di Viola nell’ultimo match, proprio contro il Crotone) ma anche Nicolas sa farsi rispettare quando c’è da spezzare una trama. Ovviamente da lui non ci si deve aspettare l’intervento energico, bensì la capacità citata in apertura di saper leggere il momento così da farsi trovare al posto giusto e al momento giusto. Altro fondamentale, questo, sul quale è cresciuto e non poco (e che il gioco di Inzaghi non può che sviluppare ulteriormente, data la necessità di saper fare entrambe le fasi). Sapersi far rispettare anche nella propria metà campo è un enorme vantaggio per lui e la squadra, perché avere una riconquista del pallone e quindi una transizione positiva guidata da un giocatore con questa proprietà tecnica risolve tanti problemi.

Il campionato di Serie B è lungo, ostico e tortuoso. Servono nervi e qualità. Serve la capacità di saper tenere unita la squadra sotto l’aspetto tattico e motivazionale. Serve un hombre vertical, Nicolas Viola.

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