9 Gennaio 2017

Spal, Semplici: “Orgoglioso di far parte della storia di questa società”

SEMPLICI SPAL – Leonardo Semplici, tecnico della Spal, si è raccontato a 360° al giornalista Rai Enrico Testa in un’intervista pubblicata sul suo profilo Facebook. Ecco le sue parole: Partiamo da lontano. Un giorno suona il cellulare e dall’altra parte c’è il Ds della Spal, Davide Vagnati. Vi conoscevate già? “Ci conoscevamo perché quando giocavamo ci […]

SEMPLICI SPAL – Leonardo Semplici, tecnico della Spal, si è raccontato a 360° al giornalista Rai Enrico Testa in un’intervista pubblicata sul suo profilo Facebook. Ecco le sue parole:
Partiamo da lontano. Un giorno suona il cellulare e dall’altra parte c’è il Ds della Spal, Davide Vagnati. Vi conoscevate già? “Ci conoscevamo perché quando giocavamo ci siamo trovati più volte avversari. In più il mio secondo, Consumi, era stato suo compagno di squadra e poi avevamo già avuto qualche contatto quando Davide cominciava alla Giacomense. Ai quei tempi ero alla Fiorentina Primavera e non volevo lasciare quell’esperienza. A dire il vero ci siamo sentiti anche prima che contattassero Brevi, dopo che saltò Indiani. Quando decisero di esonerare Brevi mi chiamò Davide e accettai con grande onore e piacere perché dopo aver rifiutato altre società che non avevano una certa programmazione mi faceva piacere ripartire da un club glorioso dopo gli anni nel settore giovanile della Fiorentina”. Avevi già visto partite della Spal? “Soltanto la vittoria a Grosseto e la partita a Forlì ma casualmente, non pensavo di allenarla e peraltro andava pure bene. Ero andato a vedere più il Grosseto e il Forlì, sinceramente…”. Ti sei ritrovato una squadra costruita per giocare con il 352. Ma prima non avevi sempre giocato col 433? “In passato, in Eccellenza, ero partito dal 3412 poi ho scelto il 4312 che era il modulo che mi piaceva di più. Alla Fiorentina, invece, giocavo col 433, infatti nei primi allenamenti e nelle partite a Ferrara volevo riproporre quel modulo poi mi sono accorto che facevamo fatica soprattutto con la difesa a quattro. Da qui la scelta del 352 più adatto ai giocatori che avevamo e che abbiamo”. Quest’anno, allora, perché sei andato avanti con il 352? Hai cambiato idea o è un discorso di praticità e intelligenza perché non volevi stravolgere tutto? “Abbiamo deciso di mantenere il gruppo difensivo e nel frattempo sono cresciuti Lazzari, Beghetto, Mora che si esprimevano bene con questo tipo di atteggiamento quindi lavorandoci e integrando il tutto con certi giocatori non aveva senso cambiare perché secondo me questa era ed è la strada giusta per il valore e le caratteristiche dei nostri giocatori e alla fine è diventata anche la nostra forza”. Torniamo all’inizio della tua avventura in biancazzurro che oggi conta cinquantadue vittorie. Una marea. Altro numero. Sei l’allenatore più “sedentario” sulla questa panchina degli ultimi venti anni. Ormai ti avvii verso i mille giorni. Due numeri diversi, ma pazzeschi. Commenti? “Mah, di sicuro è un motivo di orgoglio. Entrare nella storia di una società così importante che a sua volta ha fatto la storia del calcio italiano è davvero un piacere e non è una frase fatta. Erano impensabili, al mio arrivo, questa striscia di risultati e questi numeri. Quando arrivai, onestamente, trovai una situazione difficile. Non tanto o non solo per i risultati. La piazza…, l’entusiasmo che era pochissimo, i mass media… Perdemmo la prima in casa e ci fu una contestazione, passammo in mezzo ai tifosi. Non un gran inizio, insomma. In due anni è cambiato il mondo, sembra impossibile considerando i primi momenti”. Altro passo indietro. Allo scorso campionato. Dove pensavi di arrivare, onestamente? “Ai playoff. Pensavamo di aver fatto una squadra capace di lottare per quell’obiettivo. Poi la partenza lanciata e le ultime partite dell’anno prima hanno fatto la differenza. Molto del merito va a Davide e alla società che hanno trovato quei giocatori che moralmente e tecnicamente ci servivano. Così ci siamo trovati a giocare per vincere e abbiamo fatto un campionato di fatto tranquillo perché il vantaggio sulla seconda è sempre stato discreto, se non sbaglio mai sotto i quattro punti, e alla fine abbiamo avuto nove punti di distacco”. Campionato e Supercoppa. Sinceramente era inimmaginabile a inizio stagione. Come hai e avete fatto? Qual è stato il segreto? “Il segreto sono i giocatori. Sempre. Noi abbiamo avuto un gruppo eccezionale fin dall’inizio. Si vedeva già in ritiro, avevano voglia di mettersi in discussione e di non accontentarsi mai. Hanno fatto veramente benissimo, non abbiamo mai avuto problemi anche dopo le sconfitte, mai storie, discussioni… Si è creato un rapporto unico tra la società, la squadra, i tifosi, anche la stampa. Un’unione determinante”. La fotografia della scorsa stagione. Scegli tu. “Se devo sceglierne una sola, direi dopo la sconfitta con la Maceratese in casa: la vittoria a Carrara dove cambiai sei undicesimi dei titolari ma il gruppo rispose alla grande. Per me, quella fu la vittoria della consapevolezza”. Arriviamo a questo campionato. A giugno hai detto che bisognava mettere in conto di perdere una ventina di partite (e non era scaramanzia) considerando la difficoltà della serie B. Che cosa è successo, invece? “E’ successo che i ragazzi confermati, lo zoccolo duro, sono ripartiti ancora più forte di prima e i nuovi arrivi che dovevano portare esperienza e tecnica si sono uniti subito nonostante un inizio complicato tra Coppa Italia e Benevento. Ma ci voleva un attimo di adattamento. Abbiamo trovato convinzione, il gruppo è cresciuto ed è scattata la consapevolezza nelle nostre qualità”. Ecco. Cagliari in Coppa Italia, Benevento la prima giornata. Due sconfitte che potevano abbassare decisamente il morale della squadra e abbattere l’entusiasmo della piazza. Come ne siete usciti? “Bene! (ride). A Cagliari è stata una sconfitta importante nelle dimensioni a prescindere dal fatto che parliamo di una squadra di un’altra categoria ma all’inizio si è vista una bella squadra con gioco e mentalità e non ero molto preoccupato. A Benevento ho visto nella prima mezz’ora la Spal più bella del girone di andata. Attaccavamo a destra, a sinistra, in mezzo… Poi c’è stato il rigore e in B gli episodi decidono. La partita importante, perché arrivava dopo le sconfitte con Verona e Perugia, invece, è stata quella con la Salernitana. Una grande rimonta, la svolta, lì abbiamo capito che potevamo dire la nostra e dare filo da torcere a tutti”. Cambio argomento. Si parla troppo poco dei tuoi collaboratori. Io ho un debole per Consumi. Ce li racconti, uno per uno, ruolo per ruolo? “Hai detto bene. Per me lo staff è importantissimo, anzi fondamentale. Vuol dire programmazione, lavoro, serve anche a me per mettermi in discussione… La collaborazione è tutto, si discute, ci si confronta, ognuno porta le sue idee. Andrea Consumi è un ragazzo che prima è stato mio compagno di squadra, poi anche alla Fiorentina era il mio secondo. E’ una figura importantissima come del resto Iuri Fabbrizzi: con lui siamo insieme fin da San Gimignano, era un mio ex compagno di squadra, è un preparatore giovane e bravissimo. A Ferrara abbiamo trovato Cristiano Scalabrelli, preparatore dei portieri super ma anche Rossano Casoni, collaboratore dello staff tecnico, il team manager Alessandro Andreini… Sembra scontato dirlo ma è veramente così. Siamo un gruppo unito, ho la fortuna di lavorare con professionisti bravi e con voglia di fare, anche qui è stato creato, mi devo ripetere, un gruppo compatto”. Torniamo a quest’estate. Affrontate il discorso mercato. Che cosa hai chiesto? “Quei tre, quattro giocatori in grado di farci crescere e darci qualità dal punto di vista morale e tecnico. Ah no, una cosa ho chiesto in particolare: che arrivassero ragazzi con motivazioni sopra la media. Gente con voglia, non solo curricula o professionalità. Ragazzi che volevano buttarsi nel fuoco. Ed è quello che chiedo anche in questo mercato. Meglio uno da rilanciare di uno già arrivato, almeno sulla carta”. La famiglia Colombarini, il Presidente Mattioli, il Direttore Vagnati: la Spal è tutta qui. Società snella uguale problemi ridotti? “Questa è la vera forza spallina. A partire dalla famiglia Colombarini, ovviamente. Persone umili che non invadono campi altrui ma devono essere sempre informati come è sano che sia. Si sono anche avvicinati molto alla squadra e a noi, è un rapporto che va oltre quello conosciuto tra allenatore e patron. Poi il Presidente, lo sanno tutti, è il primo tifoso, è appassionato, abbiamo un rapporto unico, è vicino a noi, fa di tutto perché non manchi niente. Con Davide c’è un rapporto eccelso, vediamo il calcio in maniera simile, basta uno sguardo per capirsi e per certi versi ci completiamo”. Campionato. La partita che ti ha fatto capire che ci si poteva salvare senza troppa ansia e quella che ti ha fatto pensare che in fondo i playoff sono possibili? “La Salernitana, come dicevo, per salvarci. Per i playoff aspettiamo ancora un po’ ma il girone di andata tutto intero ci ha fatto capire che ci si può pensare”. La partita che ti è rimasta più sul groppone perché poteva finire diversamente. Benevento? Vercelli? Perugia? Frosinone? “Mah… (ci pensa molto). Vercelli perché dopo lo svantaggio non abbiamo avuto la reazione giusta e mi dato fastidio”. I giocatori che ti hanno sorpreso di più e quelli dai quali ti aspettavi qualcosa di meglio. “No, no… eravamo convinti delle qualità di tutti e tutti stanno dando un apporto ottimo. Non mi piace parlare dei singoli”. Quanto ti sei speso e quanto è stato importante il mancato addio di Vagnati? Ci racconti quei giorni? “Sicuramente non sono stati giorni belli, anzi i più brutti vissuti a Ferrara perché avremmo perso il diesse ma non solo. Davide è una persona importante per il passato, il presente e il futuro della Spal e ho cercato di fare il possibile perché proseguisse con noi anche perché certe scelte le ha fatte lui, la Spal è anche una sua creatura e doveva restare. L’ho martellato…”. Più volte hai detto che la rosa è troppo ampia. Da più di un mese si parla di mercato, così va il calcio purtroppo. Io dico cinque partenze (Beghetto, Cerri, Grassi sono già andati) e quattro arrivi (Costa, un attaccante, Costantini e un portiere se parte Branduani). Sbaglio? “Vediamo perché il mercato di gennaio è particolare, se riuscissimo a integrare la rosa sarebbe ottimo. Sono per ridurla perché magari qualcuno non è contento e lo capisco. Dispiace anche a me lasciare in tribuna ragazzi bravi. Credo che ventitré-ventiquattro giocatori siano il numero giusto. Poi, di sicuro, non mandiamo via nessuno perché stanno facendo tutti benissimo”. Il sostituto di Beghetto è già “chiuso”: sarà Costa. Giovane, brevilineo, non sarà facile rimpiazzare il neo genoano ma le referenze sul giocatore del Chievo sono ottime. Lo conosci? “Sì, l’ho affrontato quando lui giocava nella Primavera del Chievo e io allenavo quella della Fiorentina e quando giocava nel Pisa. Ha le caratteristiche giuste per noi. E’ giovane, offensivo, serviva uno così”. La vera priorità del mercato è una prima punta che sostituisca Cerri. Nomi una marea. Da Maniero a Catellani, da Floccari a Forte, da Galabinov a Cocco fino a Corvia, ne sono usciti tantissimi… Lo vuoi giovane o esperto e con quali caratteristiche? “Con una buona fisicità, bravo a giocare con i compagni e con un po’ di esperienza. Fammi dire una cosa: Cerri farà bene. E vorrei anche dire che i nostri tre attaccanti stanno facendo non bene ma benissimo. Serve un giocatore per completare il reparto”. Floccari è il favorito? “Chiedere al Direttore…”. Ma ti piace? “Sì e ho avuto referenze eccellenti. Ma non solo su di lui. Quando cerchiamo un giocatore ci informiamo molto”. Schiavon si può davvero considerare un acquisto per il girone di ritorno? “Me lo auguro (risponde di getto) perché ha le qualità giuste per noi. E’ stato sfortunato, ha avuto tanti problemi ma è rientrato bene subito, a Bari. Ci aspettiamo una grossa mano”. Questione Beghetto e non solo. Probabilmente è stato fatto un errore quest’estate. Oggi era impossibile trattenerlo. Lazzari invece resta nonostante ottime offerte. Giusto? “Il mercato è questo. E’ giusto che Beghetto sia partito, era in scadenza di contratto… Certo non l’abbiamo venduto a cuor leggero e secondo me finire un campionato in B gli avrebbe fatto bene ma capisco il ragazzo. Su Lazzari, anche qui si tratta di un giocatore ora al centro dell’attenzione di molti e se continua di questo passo, e io me lo auguro per lui e per noi, andrà in A presto ma non certo adesso”. Riscatterete Bonifazi? “Queste sono domande da fare al Direttore. E’ un giovane, è bravo e di prospettiva, è cresciuto molto, sta offrendo prestazioni positive…”. Sinceramente, faccio un altro passo indietro e premetto che io sono un suo fan assoluto, forse l’unica vera delusione fin qui è stato Cerri. Perché, visti i mezzi che ha? E quanto sarebbe stato importante invece in un gioco come il vostro e in un attacco con Antenucci? “Guarda, Cerri è arrivato dopo, quasi a fine mercato ma partiamo dalle qualità tecniche e fisiche del ragazzo: è sopra la media, non a caso gioca con l’Under 21 ed è della Juve. Le qualità verranno fuori. Dicevo: non ha fatto la preparazione, poi ci sono state le convocazioni in Nazionale, si è fatto male, è mancata la continuità. Forse non dovevamo aspettarlo ma dargli appunto più continuità perché caratterialmente aveva bisogno di maggiore fiducia”. In generale come fate a mettervi d’accordo con Vagnati su acquisti e cessioni? “Io dico le caratteristiche che servono ed è bravo lui a farmi un po’ di nomi. Poi ci guardiamo insieme. Ma ogni scelta viene condivisa tra tutti, a cominciare dal Presidente: sei occhi vedono meglio di due. Questo è uno dei segreti della Spal”. Il girone di andata è finito. I numeri sono incredibili, inaspettati, inattesi. Meno due punti dalla A diretta, più sette punti sui playoff, playout distanti quattordici lunghezze senza contare che arriveranno penalizzazioni per Pisa e Latina. Qual è ora l’obiettivo vero? “E’ quello di arrivare a cinquanta punti e poi capire che cosa ci dice il campo. Non siamo ipocriti, e non vogliamo nasconderci o tutte ste cose. Siamo ambiziosi come squadra e come società ma dobbiamo ripartire a testa bassa subito perché abbiamo fatto ottime cose ma vogliamo migliorarci. Sempre il il campo dirà come, quando e quanto”. Ho fatto un calcolo. Il 2016 è l’anno migliore nella storia della Spal. Più punti rispetto all’anno magico di Gibì Fabbri, al 1950 quando si vinse la B e al 1960 quando si arrivò quinti in serie A. Il tuo nome resterà impresso nella storia. Ti aspettavi un dato del genere e che effetto fa? “Come quello di essere così longevo in biancazzurro… Una cosa splendida… Pensare da dove siamo partiti… E’ stato fatto, da parte di tutti, un lavoro straordinario. Dalla famiglia Colombarini al Presidente, da tutto lo staff al Direttore… e soprattutto i giocatori. E’ stato un anno da incorniciare, veramente incredibile. Non dimenticherei i meno noti: i magazzinieri, i fisioterapisti… tutti quelli che hanno messo a disposizione passione e professionalità dandoci tutto quello che serviva”. A proposito di record: in questo inizio di stagione la Spal è stata la squadra di serie B che ha mandato in gol più giocatori. Esattamente dodici. Come si spiega un dato del genere? “Anche l’anno scorso è stato così. Cerchiamo di sfruttare le qualità di ognuno e di mettere in pratica gli insegnamenti. Ma la differenza la fa la mentalità: bisogna provare sempre a migliorarsi, non accontentarsi mai. Devo dire che in qualche caso siamo andati persino oltre”. In serie B, ma non solo, il girone di ritorno riserva molte sorprese (purtroppo). Le società con grandi mezzi spendono parecchio, i valori si spostano e anche i club attardati giocano col coltello tra i denti perché devono salvarsi. In alto Spezia, Novara, Bari… quali sono quelle che temi di più? “Tutte quelle vicine ai playoff e non solo perché la B è particolare. Diverse squadre cambieranno molto, non tutte in meglio, ma i punti saranno più importanti e si è visto anche a fine girone di andata. Servirà una certa mentalità soprattutto con quelle più attardate. Mentalità che vuol dire anche umiltà, rispetto ma anche ambizione”. I giocatori, gli allenatori e le squadre che ti hanno più impressionato fin qui… “Beh, il Verona ha un organico fortissimo. Per quanto riguarda gli allenatori il livello è medio alto in generale, non mi viene un nome ma ho visto più organizzazione, voglia di fare la partita. Per i giocatori, Pazzini è una formula uno contro le formule tre. ma ci sono tanti giovani bravi. Dai nostri Beghetto, Lazzari, Bonifazi, Pontisso, Meret, Picchi e altri ai vari Morosini, Bisoli, Bandinelli… ragazzi di prospettiva e non solo”. La Spal più bella vista finora quale è stata? “Quella della prima mezzora di Benevento, come dicevo. Sembrerà strano ma quella è la mia Spal ideale. Una squadra che attacca, fa gioco e ritmo, una Spal che abbiamo anche rivisto ma non così bene per tutta la partita. Serve continuità di gioco”. Sì ma sei incontentabile… “Eh sì, ma è giusto così. Un allenatore, appena finita la partita, deve prima analizzare la prestazione e capire con lo staff che cosa ha fatto bene e cosa ha fatto male e poi analizzare in maniera dettagliata e precisa lo svolgimento di quello che hai provato prima della gara, dell’avversario… Sono un po’ fissato ma mi piace guardare avanti, dopo mezzora ho dimenticato la vittoria ma anche la sconfitta. Cerco di migliorare per me, per la squadra, per lo staff e per la società”. Gli allenatori ai quali ti ispiri? “Montella, Di Francesco, Conte, Sousa ma a livelli più bassi, quelli che ho praticato io (ride), ci sono tanti colleghi che non hanno avuto possibilità. Faccio un nome: Sarri che è partito da lontanissimo ma è arrivato troppo tardi rispetto alle qualità che ha”. Come definiresti il calcio secondo Semplici? “Essenziale e non so nemmeno se è la parola giusta perché per natura sono incontentabile ma anche perché essendo ambizioso chi viene a vedere la mia squadra deve capire che c’è il lavoro dell’allenatore. Per arrivare ai massimi livelli bisogna pensare così. Poi può piacere o meno il mio calcio ma si deve capire che un calcio propositivo c‘è”. Sette giorni di ritiro a Roma. Come nasce questa scelta? “Per esigenze climatiche ma soprattutto per lavorare con serenità e ripartire nel migliore dei modi. Ci aspetta un girone di ritorno tostissimo e serviranno i rinforzi previsti”. Che cosa dirai ai tuoi per cercare di mantenere questa classifica? “Quello che ho sempre detto e quello che hanno sempre fatto: mai accontentarsi. Quanto fatto non conta, conta quello che faremo. Nel pugilato si ricordano sempre gli ultimi colpi, mi piace dire così”. Quest’estate Vagnati mi disse che in caso di playoff avrebbe fatto una pazzia. Fumare una sigaretta davanti alla proprietà e al Presidente sparando una raffica di parolacce. Tu che voto fai? “Io non lo so, manco ci penso, ti dico la verità: non mi passa per l’anticamera del cervello (ride) ma se arriviamo ai playoff qualcosa faccio”. Sei cresciuto nella Fiorentina, società alla quale sei molto legato. I tifosi spallini sono preoccupati di perderti. Per me la prossima stagione sarai ancora sulla panchina della Spal perché sei intelligente e sai che il rischio di bruciarsi c’è sempre. Io la vedo così. A te la parola… “Io dico che hai ragione. Per un allenatore è importante mettere in campo le proprie idee. Qui ho avuto la fortuna di trovare una società e un Direttore che mi hanno dato questa opportunità e sarò sempre grato perché se ora si parla di me è merito loro. Logico che se ottieni risultati finisci nel mirino di altri club ma io qui sto una meraviglia, è un ambiente ideale”. A proposito di tifosi. A Ferrara non si vedeva un entusiasmo del genere da più di mezzo secolo. “Sì, dai, questo è un aspetto determinante, lo dicevo anche l’anno scorso. Persino a Bari erano tanti, abbiamo risvegliato un popolo… La trasferta a Cittadella, le vittorie in casa, la spinta della Ovest ma anche il risveglio della tribuna… I tifosi si riconoscono in questa Spal per l’attaccamento e questo è un altro motivo di orgoglio. Ci spingono anche oltre ogni limite”. Ti piace il soprannome Mister Easy? Lo ha inventato una tifosa fedelissima da sempre e anche tua vicina di casa. “Mi fa piacere, devo dire la verità. E’ bello, perché sono per la semplicità non solo nel nome e in campo ma anche fuori”. Vista la promozione della scorsa stagione, questo girone di andata… il Natale è passato ma un regalo a Proprietà e Presidente hai il diritto di chiederlo. Non ti dico di fare un nome ma almeno il ruolo e le caratteristiche… E’ l’attaccante di cui sopra? “Me lo auguro perché da parte di tutti c’è la voglia di migliorarci, questa è sempre stata la nostra forza. La società farà di tutto per aiutare non me ma la Spal a migliorare e non è facile”. Buttiamo la scaramanzia. Le prime due posizioni sono molto difficili ma i playoff sono un obiettivo concreto? “Mancano ventuno partite, sono tantissime. E’ davvero prematuro parlarne ma noi proveremo a fare il massimo”. E se dovesse essere serie A, qui un voto importante ci sta eccome… “Nooooo (ride)… Qualche volta le favole si avverano ma mi pare di difficile realizzazione. Credo sia giusto sognare nella vita e nello sport ma bisogna essere consapevoli e non illudere nessuno”. Hai perso ambizione all’improvviso? “No, no, sono realista ma resto anche ambizioso, eh”. La chiacchierata – telefonica – è durata un’ora e diciannove minuti divisa in tre parti. Nel frattempo il tecnico ha concesso anche altre interviste a siti internet, soprattutto fiorentini, i quali gli hanno chiesto un parere sui giocatori viola che il mister conosce. E gli hanno anche e ovviamente domandato se gli farebbe piacere tornare ad allenare la Fiorentina. “Cumpagn a invitar n’oca a bear”, si dice a Ferrara. Di mio dico, invece, e mi sbilancio, che l’anno prossimo Semplici raggiungerà i mille giorni sulla nostra panchina, che l’attaccante che arriverà sarà un signor colpo, che non si acquisterà alcun difensore o centrocampista, che oltre a Costa, Costantini, il sostituto di Branduani la Spal 2017 avrà solamente e fortunatamente un nuovo attaccante che si dividerà minuti con Zigoni e che speriamo finisca presto sto calciomercato assurdo e pieno di voci spesso talmente folli che danno per probabili operazioni impossibili da fare anche solo, si fa per dire, per questioni contrattuali. E per chiudere anche su una delle tante frasi lapidarie e saggie di Leonardo Semplici è obbligatorio essere d’accordo. Meno cambi, a gennaio, e meglio è. Sul resto: testa bassa, lavorare, umiltà, gruppo, motivazioni, ambizioni, fuoco dentro… Ripassare le “leggi Semplici” e ripartire. Come prima, più di prima… Forza Spal. et
Ps.: una preghiera laica. Leggete e rileggete e imparate a memoria le parole di Semplici su Benevento-Spal. Il mio augurio per il nuovo anno, visto che su Facebook tutto resta, è che chiunque commenti lo faccia con serenità e leggerezza soprattutto a caldo. Altrimenti si scrivono cazzate infinite e si fanno figure peggiori.