17 Dicembre 2020

Le scommesse sportive per il calcio valgono molto, forse troppo

Ventotto milioni di tifosi, 4,6 milioni di praticanti, 1,4 milioni di tesserati. Partite ufficiali, diritti televisivi, merchandising, biglietti e gadget, ingaggi stellari. Il calcio in Italia è la terza industria del Paese, un business impossibile da fermare come dimostrato anche dai recenti fatti di cronaca: nell’Italia del Covid-19, dopo i blocchi della scorsa Primavera, è […]

Ventotto milioni di tifosi, 4,6 milioni di praticanti, 1,4 milioni di tesserati. Partite ufficiali, diritti televisivi, merchandising, biglietti e gadget, ingaggi stellari. Il calcio in Italia è la terza industria del Paese, un business impossibile da fermare come dimostrato anche dai recenti fatti di cronaca: nell’Italia del Covid-19, dopo i blocchi della scorsa Primavera, è stato praticamente impossibile anche solo pensare di accantonare il mondo del pallone. Troppi interessi, troppi soldi, troppo da perdere. Qualcosa come 4,7 miliardi di euro, una cifra astronomica che cresce anno dopo anno. Attorno al calcio, ruotano altre industrie, il che si traduce in altri interessi, altri introiti, altri settori occupazionali. Il settore del merchandising, per esempio, è uno dei più attivi: store da mantenere, stand all’esterno degli stadi, sponsorizzazioni e via dicendo. Ma anche altri settori dicono la loro opinione.

Uno di questi è quello delle scommesse sportive, da sempre collegate a doppio filo al mondo del pallone. Le scommesse, insomma, vivono di riflesso perché da sempre catalizzano l’attenzione di milioni e milioni di appassionati che di volta in volta si riversano nelle ricevitorie per le loro puntate. Le scommesse sono state per un periodo così importanti che squadre del massimo campionato di A hanno sottoscritto accordi con società di betting, poi cancellati dall’entrata in vigore del Decreto Dignità. Da lì le scommesse hanno cominciato un rapido declino, che ha trovato il suo punto più basso in coincidenza con la crisi Covid. Nella scorsa primavera le entrate, fino ad allora record, del mondo del betting sono state praticamente congelate. La successiva entrata in vigore del Fondo Salvacalcio, con cui è aumentato il prelievo dello 0,50% sul mondo del betting, ha fatto il resto. Per i prossimi due anni, dunque, il mondo delle scommesse dovrà tenere botta e cercare di resistere ai colpi di una realtà ormai troppo dura e con cui però è necessario fare i conti. Anche il calcio, ovviamente, ha bisogno del mondo del betting. Le perdite, per le squadre di A, a seguito del Decreto sopracitato, sono state già ingenti ed i costi altissimi.

Ora non si può più pensare ad una seconda Waterloo delle scommesse per cui c’è chi ha cominciato a muoversi in maniera alternativa. L’intervento provvidenziale in questo caso è dovuto al mondo dei casinò online: alcuni dei colossi tra gli operatori italiani hanno aperto il loro percorso nel mondo del calcio. Su tutti impossibile non citare StarCasinò Sport: che ha da poco aperto importanti partnership con club di A, tra cui il Milan e il Napoli. Per trovare soprattutto forme alternative ad un mercato che, altrimenti, rischia di soccombere.