25 Novembre 2021

Gorini racconta il Cittadella: “Siamo una famiglia, chi arriva qui non vuole più andarsene”

GORINI CITTADELLA GORINI CITTADELLA – Edoardo Gorini, allenatore del Cittadella, ha rilasciato una lunga intervista a Gianlucadimarzio.com, raccontando il suo lungo percorso in granata culminato con l’incarico di guidare la Prima Squadra. “‘Siamo una grande famiglia, chi arriva qui poi non se ne vuol più andare. La cosa bella di conoscerci da così tanto tempo è che […]

GORINI CITTADELLA

GORINI CITTADELLA – Edoardo Gorini, allenatore del Cittadella, ha rilasciato una lunga intervista a Gianlucadimarzio.com, raccontando il suo lungo percorso in granata culminato con l’incarico di guidare la Prima Squadra.

“‘Siamo una grande famiglia, chi arriva qui poi non se ne vuol più andare. La cosa bella di conoscerci da così tanto tempo è che viene tutto naturale, con leggerezza, siamo prima di tutto un gruppo di amici. Ognuno sa ciò che deve fare e lo fa al massimo perché sa che il collega alias amico accanto a lui farà lo stesso e con altrettanta dovizia. E’ una società che ha dei valori importanti, che ha costruito una struttura solida attraverso poche e semplici regole: lavoro, rispetto e armonia. Al Citta c’è davvero possibilità di fare calcio, perché ti lasciano sbagliare, ti danno fiducia, in primis sotto il profilo umano. E quando percepisci armonia nell’ambiente, lavori meglio.

Quando questa estate il direttore Marchetti mi ha chiamato per affidarmi la panchina della prima squadra quasi non ci credevo. Per due o tre notti non ho chiuso occhio! Un mix di emozione e responsabilità. Sana responsabilità sì perché, essendo qui da tanti anni, so quanto la gente ci tenga, quanto soffra per le sconfitte. Mi reputo una persona fortunata perché davvero per iniziare il percorso da allenatore non c’è posto migliore di questo!

Pensa, il magazziniere vive così tanto le partite che ogni volta lascia il campo dieci minuti prima, va nello spogliatoio e accende il phon per non sentire boati o altro. A Frosinone sono stato espulso a cinque minuti dalla fine e ci siamo ritrovati nello spogliatoio con lui che mi parlava di altro pur di non sapere il risultato.

Mi piace molto la verticalizzazione e il pressing alto, rubare palla nella metà campo avversario per far subito male con i tanti giocatori di qualità che abbiamo. Ciò che non mi piace è il possesso palla in sé, quello sterile. La palla si gioca in avanti. L’obiettivo è far gol, no? (sorride) E allora a cosa serve fraseggiare all’indietro? Si gioca in avanti, senza paura e se si sbaglia una verticalizzazione o un dribbling non importa. Parliamo pur sempre di un gioco e come tale la gente vuol divertirsi. I giocatori di qualità devono giocare.

E’ passato un terzo di campionato e siamo contenti del percorso che stiamo facendo. Pensiamo partita dopo partita, ragioniamo sempre sul presente, senza voli pindarici. Non serve. Coinvolgere tutti e farli sentire come a casa, il resto ce lo dirà il campo.