27 Ottobre 2020

Ricciardi: “In alcune zone sarebbe necessaria una sospensione del calcio immediata”

RICCIARDI PROTOCOLLO LOCKDOWN – Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza, ha parlato a Tiki Taka della seconda ondata di Covid-19 che il nostro Paese è e sarà chiamato ad affrontare in queste settimane non nascondendo tutta la sua preoccupazione anche in relazione agli effetti sul mondo del calcio. Queste le sue dichiarazioni […]

RICCIARDI PROTOCOLLO LOCKDOWN – Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza, ha parlato a Tiki Taka della seconda ondata di Covid-19 che il nostro Paese è e sarà chiamato ad affrontare in queste settimane non nascondendo tutta la sua preoccupazione anche in relazione agli effetti sul mondo del calcio. Queste le sue dichiarazioni da StrettoWeb.com:

Il protocollo va sicuramente riscritto. Era stato fatto a maggio in una fase dell’epidemia calante e che si riferiva alla conclusione del campionato, non alla gestione ordinaria del campionato in una fase di recrudescenza del virus. Ora è anche peggio di maggio perché ci approssimiamo all’inverno e la situazione non è più localizzata come nella prima fase. Giocare in una bolla, controllare in maniera forte il personale e lo staff, con questa circolazione del virus, è un’ipotesi fattibile

Sull’ipotesi di un nuovo lockdown generalizzato:  “Spero di no ma l’indice di contagiosità che vediamo in alcune aree del nostro Paese è preoccupante: Vedi Milano, Napoli e Roma. Alcune zone del Piemonte e Liguria. Servirebbero delle chiusure mirate che scongiurerebbero uno lockdown generalizzato. Mi spiace perché se non ci fosse stato il ‘liberi tutti’ sarebbe stato molto più facile tutto. Se auspico una sospensione del calcio? Sì, in alcune aree sarebbe necessario e bisognerebbe farlo subito, bastano 2-3 settimane per risollevare la situazione. Il calcio in Italia rappresenta molto di più che un semplice sport. Ma questo non deve andare a scapito della salute. Le priorità attualmente sono quelle di alimentare il Paese anche dal punto di visto produttivo con le fabbriche che devono continuare a produrre“.