25 Novembre 2022

ESCLUSIVA PSB – Iori (DAZN): “Il Frosinone è un mix ben studiato. Bisoli? Tecnico coraggioso. Su Inzaghi…”

La nostra redazione ha raggiunto, in esclusiva, Alessandro Iori di DAZN

Dopo una settimana di sosta, coincisa con l’inizio del Mondiale in Qatar, la Serie B è pronta a tornare. In vista delle gare del week-end la nostra redazione ha raggiunto, in esclusiva, Alessandro Iori, giornalista di DAZN e inconfondibile voce di “Zona Gol Serie B”. Di seguito l’intervista completa.

Ciao Ale, il campionato cadetto torna in campo e, ad un mese dal Natale, vede il Frosinone di Grosso in testa a +5 sulla Reggina. Ti aspettavi questo exploit dei giallazzurri?

«No, non mi aspettavo questa serie da 6 vittorie consecutive, mi aspettavo che potesse essere una squadra molto interessante perché è un mix molto ben studiato di giovani di sicuro talento e avvenire, come Mulattieri, Moro e Boloca, centrocampista molto forte che a me piace tanto. Dispone di giocatori che conoscono benissimo la categoria e che l’hanno vinta come Sampirisi e soprattutto Lucioni, a cui appena arrivato è stata consegnata la fascia di capitano. Quindi mi sembra una squadra ben strutturata, però è chiaro che in un campionato così di alto livello ed equilibrato non mi aspettavo potesse emergere in maniera così prepotente. Siamo solo ad un terzo del cammino, ma ci sono le basi per un ruolo importante in questa stagione».

Domenica si affronteranno altri due Campioni del Mondo 2006, ovvero Pippo Inzaghi e Fabio Cannavaro. Del primo spesso si è detto che rappresenta un valore aggiunto per la categoria, ma è inadatto per la A viste le esperienze negative con Milan, Bologna, lo stesso Benevento; del secondo c’è chi parla di poca gavetta o addirittura di raccomandazione. Qual è il tuo pensiero in merito?

«Sicuramente quei ragazzi del 2006 hanno avuto dei percorsi molto diversi. Fabio Cannavaro ha fatto un lavoro ad alti livelli in Cina, mentre Pippo Inzaghi, che pure era partito col botto con la prima panchina “senior” al Milan, invece ha avuto anche la voglia e il coraggio di rimettersi in discussione ripartendo dalla Serie C con il Venezia. Gavetta Inzaghi ne ha fatta, ha conosciuto vari campionati, ha vinto la C e la B. Evidentemente in Serie A al Milan era troppo inesperto, mentre credo che sia a Bologna che a Benevento non avesse delle squadre particolarmente attrezzate; poi è vero che non è riuscito ad aggiungere molto nel momento delle difficoltà. È un allenatore, paradossalmente visto il ruolo che ricopriva in campo da calciatore, molto bravo nel preparare la fase di non possesso. Però, specie in Serie A, quando ti serve qualcosa in più a livello qualitativo là davanti, va un po’ in difficoltà. Essendo un tecnico che si preoccupa più di non prenderle, quando hai una squadra fragile che si deve salvare poi fai fatica a proporre dall’altra parte. In Serie B, dove solitamente ha avuto organici forti per provare a fare il salto, la sua capacità di organizzare bene la fase di non possesso si è tradotta in efficacia anche quando poi la squadra riusciva a recuperare il pallone e a proporsi davanti”.

Pur avendo gli stessi punti in classifica, ci sono due realtà che in questo momento se la passano agli antipodi: il Sudtirol ed il Brescia. Gli altoatesini, grazie al grande lavoro di Bisoli, stanno sorprendendo tutti; mentre le Rondinelle vivono un periodo complicato soprattutto a livello societario. In merito al Sudtirol quanto sposta, secondo te, avere un tecnico simile e come ti spieghi la sua mancata riconferma da parte del Cosenza? In merito al Brescia, a tuo avviso, il caos “ai livelli alti” può avere ripercussioni sulle prestazioni in campo?

«In relazione alla prima parte, evidentemente Bisoli sconta da sempre un’etichetta di un allenatore pragmatico, votato esclusivamente al risultato e per nulla interessato alla qualità del gioco. La mancata riconferma del Cosenza me la spiego con la voglia dei silani di percorrere strade alternative, magari esteticamente un pochino più accattivanti. Credo che comunque ci sia un errore di valutazione notevole, non va trascurato il fatto che è cambiato il direttore sportivo, è andato via Goretti, l’uomo che ha portato Bisoli a gennaio scorso sulla panchina rossoblù. La stagione passata per Bisoli è stata uno dei grandi capolavori della sua carriera, io lo definirei un miracolo sportivo perché il Cosenza era la squadra più fragile, peggio ancora del Crotone e delle altre retrocesse prima dei play-out. E anche nello spareggio i Lupi hanno avuto ragione di una squadra tecnicamente e teoricamente più forte come il Vicenza, costruita per fare un altro tipo di campionato e arrivata di rincorsa dopo una grande rimonta nell’ultimissima parte di campionato. Quindi i Lanerossi avevano un’inerzia psicologica che poteva essere difficile da contrastare per il Cosenza, peraltro con anche la sconfitta nella gara d’andata molto polemica per quel gol annullato a Caso. Invece i silani hanno avuto sempre la forza di superare tutti gli ostacoli lungo il percorso, e penso che in tal senso la capacità motivazionale di Bisoli sia stata decisiva.

Stesso discorso quest’anno per il Sudtirol, squadra totalmente inesperta per la categoria, in quanto esordiente: la compagine altoatesina dopo le prime tre sconfitte consecutive, quando sembrava per tutti ormai la candidata numero uno alla retrocessione immediata, ha avuto la capacità di affidarsi ad un allenatore esperto, coraggioso, di grande personalità, che può non piacere ma che porta sempre comunque dei risultati concreti e lo sta facendo in maniera per certi versi esaltante.

Per quanto riguarda il Brescia, inevitabilmente – secondo me – in campo si risente della situazione societaria. Ci sono contesti in cui le squadre sono particolarmente brave ad isolarsi, però mi sembra che le Rondinelle siano un gruppo non così esperto e di personalità tale da rendersi impermeabili a ciò che gli succede intorno».

Secondo te è operazione fattibile applicare i recuperi extralarge, che stiamo vedendo al Mondiale in Qatar, anche ai nostri campionati?

«L’importante è che ce lo dicano però, perché onestamente è abbastanza spiazzante ciò che stiamo vedendo durante il Mondiale. Cambia il calcio questa novità e credo sia una cosa da normare in maniera ufficiale. Se vogliamo fare un passo ulteriore, allora prendiamo in considerazione anche l’idea del tempo effettivo in modo da far disputare a tutti gli stessi minuti e secondi di gioco all’interno di un campionato. Solo questo – credo – metterebbe fine ad ogni tipo di speculazione, di dubbio e di tentativo di correzione in corsa anche abbastanza estemporaneo. Poi se si vorrà fare, si potrà fare assolutamente, ci prendiamo solo più tempo per programmare le partite»