15 Novembre 2023

Garbato, ma non troppo – Il Como che esonera Longo è lo specchio di un calcio sempre meno definibile sport

La scelta col calcio giocato c'entra molto poco

“Vogliamo intraprendere un nuovo percorso che speriamo possa regalare maggiori emozioni e divertimento ai tifosi.” Mirwan Suwarso, rappresentante ufficiale della famiglia Hartono che è proprietaria del Como, ha così motivato la scelta di esonerare Moreno Longo da sesto (potenzialmente terzo) in classifica e nominare ad interim Cesc Fabregas in attesa di nuovi sviluppi. Se la decisione in sé desta inevitabilmente scandalo poiché è inspiegabile l’accantonamento del buonissimo lavoro di un professionista esemplare alla luce dei risultati positivi, la narrazione della stessa lascia ancora più sgomenti. In molti, dai tifosi agli addetti ai lavori, ipotizzano un forte scontro alla base della separazione unilaterale e probabilmente questo pensiero sarebbe stato preponderante se il comunicato fosse stato redatto diversamente. Le parole, tuttavia, hanno un peso. Soprattutto se pronunciate a caldo. I lariani, nonostante un piazzamento in linea, se non superiore, alla qualità dei calciatori (disponibili) hanno ritenuto la proposta calcistica non abbastanza elettrizzante. Non è un’interpretazione fantasiosa, ma mera analisi del testo.

Il Como di Longo è stato squadra operaia, accorta, a volte anche troppo. Ma ogni dinamica ha un suo motivo. Poggia le proprie radici sulla situazione disastrosa che il mister ha trovato al proprio arrivo nella scorsa stagione. Un gruppo orfano della guida Jack Gattuso, ultimo in classifica, sfiduciato, slegato sul terreno di gioco. L’ordine tattico, la disciplina atletica, il furore agonistico sono stati le armi di una rinascita a 360 gradi che ha rivalutato in positivo tantissimi calciatori: dagli storici elementi della Serie C ai protagonisti della campagna acquisti del 2022. Due esempi su tutti Cas Odenthal e Tommaso Arrigoni, calati in contesti ben diversi da quelli a cui erano abituati ed entrambi cresciuti vertiginosamente nel rendimento. In estate si è comprato tanto, innestando qualità. Non tutti i nomi di grido, però, hanno garantito una condizione psicofisica adeguata. Si sottovaluta in tal senso l’inattesa continuità di prestazioni di un Simone Verdi che non giocava così frequentemente (e anche a buoni livelli) in un avvio di campionato dai tempi di Bologna.

Con tanti calciatori muscolari, intelligenti e strutturati fisicamente è difficile immaginare una proposta ariosa e spumeggiante. Tra speculare passivamente e lavorare proattivamente assecondando le proprie caratteristiche ci sono sostanziali e non trascurabili differenze. Il Como destituendo il lavoro di Moreno Longo destituisce anche se stesso. L’organico allestito in estate è perfettamente adeguato a ciò che si è visto in campo e l’allenatore è stato in grado di farlo rendere al meglio mantenendo una posizione in graduatoria che consente di lottare per il vertice. Non ci è dato sapere cosa sia accaduto, ma è facile capire che la guida tecnica non è stata mancante sotto nessun aspetto sportivo. Quando i risultati arrivano e si chiede lo spettacolo, anzi, è molto difficile parlare di sport. Il processo è in corso da decenni, oggi parliamo di Superlega chiedendoci quando e non se. La cultura extraeuropea ha influenzato la percezione del gioco, in modo profondo. Per qualcuno sarà ascrivibile alla voce auspicabile progresso, per qualcun altro sarà semplicemente inevitabile, io credo che svuoti il calcio di significato.