19 Maggio 2023

Benevento, senti Lo Monaco: “Vigorito innamorato del club, prendendo Carli ha dato garanzia di continuità”

L'opinione dell'iconico ex dirigente del Catania

Lo Monaco ripescaggi

Pietro Lo Monaco, AD del Catania che si è esposto con contrarietà al blocco dei ripescaggi

Pietro Lo Monaco, tra i fautori del Catania dei tempi d’oro targato Pulvirenti, è intervenuto ai microfoni di BeneventoNews24.it al fine di analizzare la nefasta stagione della Strega, già retrocessa in Serie C nello scorso weekend al culmine di un’annata totalmente da dimenticare.

Salve Direttore Lo Monaco, quali pensa possano essere state le cause di una così disastrosa stagione del Benevento? “L’organico e la società presupponevano ben altro campionato, purtroppo però nel calcio queste cose succedono. Evidentemente si è sbagliato qualcosa, i guai non vengono mai a galla da soli.

Non è facile valutare la condizione di un ambiente di cui non conosci le dinamiche, ma sono stati fatti degli errori sulla scelta del patrimonio tecnico e della gestione. I guai arrivano perché evidentemente si è sbagliato qualcosa. Stiamo parlando di una proprietà che ha le capacità di rifarsi, di riprendersi, quindi penso che quest’anno gli possa servire da insegnamento per il futuro“.

Quali sono le conseguenze di una retrocessione dalla Serie B alla Serie C? “Il nostro sistema è particolarissimo: una società che retrocede dalla Serie A alla Serie B rischia gravemente il suo futuro. La stessa cosa, di conseguenza, accade per le retrocessioni dalla B alla C: sono devastanti. Retrocedendo in C erediti contratti di B, o meglio tante volte contratti di A mascherati da contratti di B.

Non penso, comunque, che il Benevento rischi la sua esistenza, se non altro per la figura del Presidente Vigorito.

Bisogna stare sul chi va là: si fanno sempre due campionati, quello del campo e quello dei conti. A volte ti condanna l’uno, a volte l’altro. In caso di riammissione bisogna stare vigili e vedere come evolvono le cose, ma ora c’è una retrocessione da affrontare“.

Oreste Vigorito e la sua capacità imprenditoriale possono continuare a essere un’arma in più in casa giallorossa? “Il Benevento ha sempre avuto un Presidente innamorato della propria squadra, che ha investito le proprie risorse ed è solvibile, sempre in nome e per conto del Benevento e nell’interesse della squadra. Lui è legato profondamente a questa piazza, quindi ritengo farà fronte agli effetti che questa retrocessione può portare. Ha già dato una garanzia di continuità, prendendo un responsabile dell’area tecnica bravo e capace.

Auguro al Benevento, alla città di Benevento e al Presidente Vigorito di riuscire a costruire per il futuro: ha le carte in regola per poterlo fare. Mi ha colpito la sua ultima intervista, penso che un Presidente così appassionato meriti soddisfazioni di un certo tipo.

Deve trovare la forza di accantonare i risvolti di questa retrocessione e riuscire poi a stabilizzare la squadra ad alti livelli. Bisogna fare calcio, non vanno seguiti gli esempi ma le proprie convinzioni e le proprie idee creando una propria realtà“.

Come valuta l’arrivo di una persona di spessore come Marcello Carli nel ruolo di Direttore Tecnico della Strega? “Il fatto di aver preso un professionista come Carli, che si è legato alle fortune dell’Empoli e non solo, la dice lunga sulla volontà del Presidente e della proprietà di rilanciarsi, mettendo da parte un’annata abbastanza inopinata che nessuno si sarebbe mai aspettato“.

Quanto è difficile, al termine di un’annata come questa che si avvia alla conclusione, trovare accordi con i giocatori per l’addio o la permanenza con riduzione dell’ingaggio? “Non è affatto facile. Servono idee chiare e stabilire le linee programmatiche della nuova gestione. Poi va capito quali giocatori tenere e con quali interrompere il rapporto. Nel secondo caso se un giocatore ha già una squadra pronta diventa più facile, altrimenti va favorita l’operazione e in questi casi diventa un po’ più difficile. Il Benevento, comunque, ha una società forte che può andare ad affrontare le difficoltà che si potrebbero presentare“.

Cosa è mancato al Benevento per stabilizzarsi in Serie A nonostante una proprietà forte ed economicamente salda, cosa che invece è riuscita per diversi anni al Catania con lei e Pulvirenti? “Non conosco la realtà di Benevento, quando non si conosce si fa bene a non parlare. Il fenomeno Catania non è nato così per caso, è stato costruito, con tanti anni di lavoro.

In appena due anni siamo andati in Serie A e poi si è stabilizzata. Il calcio è una cosa seria, presuppone conoscenze della materia e del sistema calcio. Quando lo conosci chiaramente devi avere la capacità di cavalcarlo, sempre però nell’interesse dell’azienda che deve essere forte e deve diventare un riferimento certo e continuo.

Una volta in A, la politica del Catania era cercare giocatori sconosciuti, valorizzarli e rivenderli bene facendo plusvalenze: con le entrate il Catania ha potuto costruire un centro sportivo pazzesco, con una gestione molto equilibrata. Ciò però presupponeva monitoraggio del mercato straniero e italiano e valorizzazione del settore giovanile. Costruire significa stare sul pezzo, conoscere quello che il sistema vuole e cavalcarlo“.

Da Dirigente Sportivo, c’è qualche allenatore che si immaginerebbe sulla panchina sannita per il prossimo campionato? “Bisogna lasciar lavorare Carli, penso abbia le idee chiare su quello che ci vuole per rilanciare il Benevento. Ha sicuramente in mente il nome del tecnico che potrebbe sedersi sulla panchina del Benevento“.

Ha mai ricevuto una proposta per entrare a far parte dell’organigramma del Benevento? “No, mai. Ho parlato con il Presidente tantissimi anni fa, quando io ero in A e il Benevento allora in C, durante un’Assemblea di Lega. Si fantasticava sulla gestione enorme del Benevento, abbiamo scambiato quattro chiacchiere in proposito. Il Catania è una piazza che ha fatto quello che ha fatto, nonostante diversi debiti che aveva siamo partiti dalla B e abbiamo raggiunto la Serie A dopo quasi trent’anni. Quando lasciai il Catania nel 2012 mi chiamò il Torino, Cairo mi chiese come avessi fatto a tenere i bilanci in regola. Non sono un mago della finanza, ma sicuramente uno che conosce la materia e il calcio“.