20 Dicembre 2020

Stadi, il calcio italiano scende in campo: serve una svolta

STADI CALCIO ITALIANO – Il futuro del calcio italiano, tra i diversi punti strategici da implementare, passa dal rinnovamento degli stadi. Una questione, quella appena citata, di cui spesso si dibatte ma che fatica a essere organizzata e proiettata in una nuova dimensione caratterizzata da effettivi interventi. La situazione non è più procrastinabile, come espresso […]

Lecce

Foto dallo stadio "Via del Mare" di Lecce

STADI CALCIO ITALIANO – Il futuro del calcio italiano, tra i diversi punti strategici da implementare, passa dal rinnovamento degli stadi. Una questione, quella appena citata, di cui spesso si dibatte ma che fatica a essere organizzata e proiettata in una nuova dimensione caratterizzata da effettivi interventi. La situazione non è più procrastinabile, come espresso nella lettera firmata dai presidenti del CONI, della FIGC e della Lega Serie A (Giovanni Malagò, Gabriele Gravina e Paolo Dal Pino) e inviata ieri al premier Giuseppe Conte e ai ministri competenti Roberto Gualtieri (Economia), Vincenzo Spadafora (Sport e politiche giovanili) e Dario Franceschini (Beni culturali).

La lettera ha beneficiato di un ottimo allegato quale il Monitor Deloitte (ne parla quest’oggi La Gazzetta dello Sport), che analizza il ritardo italiano rispetto ai cugini europei in materia di stadi. Il calcio, identificato come motore sociale del nostro Paese, oltre che come primo sport, rappresenta un settore d’eccellenza per l’economia, dato che genera 4,7 miliardi di euro (il 65% derivanti dalla Serie A, il 12% da Serie B + Serie C e il 23% da Nazionale + Serie D).

Il rinnovamento degli stadi in Italia potrebbe determinare, nei prossimi dieci anni, investimenti fino a 4,5 miliardi di euro, così dislocati: 4,1 miliardi per la Serie A, 300 milioni per la Serie B e 100 milioni per la Serie C. Una manovra di notevole rilevanza anche per l’indotto (l’insieme delle attività economiche che gioverebbero di tale rinnovamento): 25,5 miliardi di euro è l’impatto quantificato, con nuove fonti di ricavo a favore dei settori economici italiani (attività commerciali attive nell’area Stadio, business operanti all’esterno dello Stadio, settori parte dell’eco-sistema calcio e altri).

Riportati anche i benefici per il sistema Paese: 25000 nuovi posti di lavoro a favore dell’economia reale, 3,1 miliardi di euro di gettito fiscale e una riduzione del 75% degli episodi di violenza in uno stadio. 

Per implementare tutto ciò, è però necessaria una svolta a livello organizzativo e burocratico: il processo autorizzativo italiano è ancora troppo lento rispetto ai vari presenti in Europa (tre anni per l’iter approvativo, nel Regno Unito appena uno; sette fasi approvative, in Germania appena due; cinque autorità competenti, in Spagna appena tre). Nonostante il DL Semplificazione sia intervenuto per agevolare la ristrutturazione di impianti sportivi, sono richiesti ulteriori punti: ridurre gli step autorizzativi previsti dal processo approvativo; rimuovere la discrezionalità dei diversi
Enti Pubblici coinvolti nel processo; consentire nuove opportunità di generazione di extra ricavi; promuovere nuove leve di funding complementari a equity e lending.