10 Novembre 2018

Foggia, Grassadonia: “Questa squadra non ha limiti”

GRASSADONIA FOGGIA – Intervistato da DAZN, sono diversi i temi toccati da Gianluca Grassadonia, tecnico del Foggia. Tra passato e presente, con i colori rossoneri a fare da costante: “Mi piace interrogare i miei calciatori. Quando vediamo i video delle partite, e noto che qualcuno è più in apprensione, gli chiedo cosa avremmo dovuto fare […]

Grassadonia Foggia

Gianluca Grassadonia, allenatore del Foggia Calcio

GRASSADONIA FOGGIA – Intervistato da DAZN, sono diversi i temi toccati da Gianluca Grassadonia, tecnico del Foggia. Tra passato e presente, con i colori rossoneri a fare da costante: “Mi piace interrogare i miei calciatori. Quando vediamo i video delle partite, e noto che qualcuno è più in apprensione, gli chiedo cosa avremmo dovuto fare in quella determinata situazione di gioco: un po’ come fanno i professori quando vedono un alunno che si sta nascondendo. Foggia è una città particolare, si vive di calcio, la squadra è una fede. Penso che in Italia ci siano poche piazze con quest’entusiasmo e questa pressione positiva generata nei calciatori. Qui si è fatta la storia, ci sono stati tanti allenatori che hanno fatto bene e che, a distanza di anni, continuano a vivere nella mente dei tifosi. Zeman? Sarà per sempre legato al Foggia. È un allenatore che ha cambiato il modo di vedere il calcio sia a Foggia che altrove, ritengo sia normale che la gente abbia un ricordo positivo di lui, è un personaggio unico nel suo stile. Ogni volta che ho il piacere di salutarlo, lo faccio con sincero affetto. Quando sono arrivato al Foggia, da calciatore, avevo appena compiuto vent’anni, età nella quale vuoi tutto e subito, pensi di sapere tutto ma poi, con il tempo, ti rendi conto di non sapere niente. Zeman parlava con i suoi silenzi, ti faceva capire tante cose. L’eredità sua e di De Zerbi? Sono freddo da questo punto di vista, vado avanti per la mia strada, ho il mio modo di fare calcio. Non si può pensare al passato o scimmiottare qualcuno, sarebbe sbagliato. Essere la peggior difesa mi turba molto, perché lavoriamo tanto sotto quest’aspetto. Chiaramente il mio è un calcio offensivo, al di là dei moduli, che lasciano il tempo che trovano. Scuola? Andavo poco e, durante le ore di lezione, mi piaceva leggere i giornali sportivi. L’unico dieci che ho visto in pagella è stato al mio amico Alessio Scarpi, che mi salvò la vita durante un Udinese-Cagliari. Fu reattivo con la respirazione bocca a bocca. Mi risvegliai in ospedale, ho visto successivamente delle immagini, nelle quali viene mostrato come io, nonostante le condizioni e lo stordimento, volessi ritornare in campo. Secondo me siamo una squadra importante, da playoff, non abbiamo limiti. Gli otto punti di penalizzazione hanno pesato, ma chiunque ha giocato ha fatto il massimo”.