26 Settembre 2017

ESCLUSIVA PSB – Orlando: “Salernitana, che emozioni la prima da titolare. Vercelli? Mi ha aiutato a crescere”

Alle volte, dinanzi all’evidenza, l’unica domanda da porsi è: “Perché?”. Nonostante la dedizione messa al servizio delle squadre dove ha militato, nonostante i gol messi a segno, nonostante un pedigree di tutto rispetto, Luca Orlando non ha ancora trovato squadra. Cresciuto nel settore giovanile della Salernitana, la scorsa stagione in forza alla Casertana, l’attaccante classe […]

Alle volte, dinanzi all’evidenza, l’unica domanda da porsi è: “Perché?”. Nonostante la dedizione messa al servizio delle squadre dove ha militato, nonostante i gol messi a segno, nonostante un pedigree di tutto rispetto, Luca Orlando non ha ancora trovato squadra. Cresciuto nel settore giovanile della Salernitana, la scorsa stagione in forza alla Casertana, l’attaccante classe ’90 è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni.

Prima di parlare di qualche squadra in particolar modo, vorrei porti una domanda abbastanza forte: cosa pensa la notte un calciatore che, dopo quasi 200 presenze tra i professionisti e circa 50 gol, sa di non avere una squadra e la mattina dopo dovrà sperare nella chiamata giusta? Tutto ciò pare essere uno schiaffo alla meritocrazia.

Bisognerebbe aprire un discorso troppo ampio. Per quel che riguarda l’ex Lega Pro, ora Serie C, si potrebbe partire da quel che è successo a seguito della Legge Melandri del 2000, che puntava alla valorizzazione dei giovani calciatori. A seguito di tale evento, ogni società della nostra terza serie, con cadenza praticamente annuale, riceve circa 5-600mila euro, cifre importantissime per la categoria. I giovani provengono dalle squadre di Serie D oppure dai settori giovanili di società di Serie A-B, che incentivano il minutaggio dei propri prodotti con dei premi. Altra cosa che merita un cenno sono queste liste over e under venutesi a creare nelle ultime anni, ed in Serie C il numero di over è stato addirittura ridotto a 14, anche se è un dato puramente indicativo perché la maggior parte delle compagini non occupano totalmente la lista, ciò avviene solo quando c’è la volontà di vincere o comunque di giocarsi la promozione. Parlando invece della mia situazione personale, sono oramai cinque anni che non faccio preparazione estiva con alcuna squadra. Svegliarsi la mattina ed aspettare una chiamata, che magari arriverà dall’altra parte d’Italia, non è facile. Non hai la possibilità di avere un primo approccio con il nuovo allenatore con il quale lavorerai, con i suoi tatticismi ed in generale con tutto l’ambiente. Spesso quando si arriva a campionato in corso è perché le cose non vanno bene, quindi su di te ci sono pressioni non indifferenti. Al giorno d’oggi questa è la vita del calciatore, soprattutto in Serie C, quindi bisogna lottare e non mollare”.

Quanto è difficile per un giocatore delle tue qualità e con il tuo curriculum dover soddisfare le attese di una piazza quando si arriva a campionato iniziato da diverse giornate, come tu hai sottolineato senza aver fatto il ritiro precampionato e con i fisiologici tempi di adattamento al nuovo contesto?

Oltre che per la questione ambientale e di adattamento agli schemi di cui ti parlavo prima, le difficoltà sono anche fisiche: quando sei senza squadra, svegliarsi al mattino e preparare autonomamente un piano di allenamento per tre mesi non è facile. Quando poi arriva la chiamata e scendi in campo, chiaramente la gente si aspetta che tu sia subito incisivo e, in virtù del mio ruolo, che arrivino gol importanti. Alle volte può andare bene, alle volte no. Aver cambiato 9 squadre in carriera, nonostante io abbia 26 anni, non mi ha fatto benissimo”.

La scorsa stagione sembrava tu avessi trovato l’ambiente adatto in quel di Caserta, data l’ottima stagione disputata con la Casertana dove sei stato impiegato con continuità ed in più ruoli. Speravi in un epilogo diverso, dopo la scadenza del contratto?

A Caserta sono arrivato nei primi giorni di settembre dell’anno scorso, e fui preso per giocare come punta centrale in un 4-3-3, anche a seguito dell’infortunio di Corado, attualmente al Matera. Una piccola parentesi: la maggior parte delle volte in carriera dove ho fatto bene sono stato impiegato da seconda punta, però comunque nella prima parte di campionato ho ricoperto il ruolo di prima punta proprio perché c’era necessità avendo carenza nel ruolo. Poi è subentrata la nuova proprietà, che per fortuna ci ha sollevato da alcuni problemi. Sono stati messi in uscita alcuni giocatori con ingaggi elevati e, per quanto mi riguarda, avevo dato la disponibilità alla società a decurtare parte del mio ingaggio pur di rimanere. Sottolineo però che questo taglio non è poi avvenuto perché per fortuna alla fine della stagione le cose sono andate bene, però ritengo che anche solo l’aver dato disponibilità sta a significare quanto io ci tenessi alla causa. Nella sessione di mercato estiva c’è stato un minimo dialogo con la società per ricominciare insieme, ma questo non si è poi trasformato in offerta concreta. Per quanto riguarda la cavalcata in campionato, siamo riusciti ad arrivare ai playoff, traguardo insperato all’inizio, uscendo contro una delle formazioni più forti dell’intero campionato, ovvero l’Alessandria, al termine di due sfide comunque combattute, dato che abbiamo pareggiato in casa e perso in trasferta dopo essere addirittura andati in vantaggio. Hai fatto cenno alla mia duttilità: sono un calciatore che ha sempre dato grande disponibilità ai tecnici con i quali ho lavorato, questo da un punto di vista di reti realizzate mi ha penalizzato. Purtroppo pochi sono gli addetti ai lavori che si informano sui numeri, che li interpretano, che li capiscono soprattutto”.

Adesso torniamo all’aprile 2010, quando un all’epoca giovanissimo Luca Orlando si faceva conoscere in tutta Italia grazie ad una doppietta al Gallipoli alla prima da titolare in Serie B con la maglia della Salernitana. La stagione dopo l’esperienza con la Pro Vercelli, in quella che prima si chiamava Lega Pro Seconda Divisione. Dato il potenziale che avevi mostrato di avere, e che andava ben oltre la quarta serie italiana, oggi rifaresti la stessa scelta?

Ho avuto la fortuna di giocare in un settore giovanile competitivo, quello della Salernitana, avendo in squadra i gemelli D’Ambrosio oppure Rispoli, giocatori comunque importanti. Chiaramente non ha la cassa di risonanza che troviamo invece in club più blasonati, dove sei tutelato e mandato in prestito in categorie piuttosto alte dove giochi per poi tornare alla casa-madre. La doppietta alla prima da titolare fu davvero l’apice del percorso Salerno, anche se purtroppo a fine stagione arrivò la retrocessione nonostante in quella squadra l’attacco fosse composto da elementi  come Caputo e Dionisi. La stagione successiva partì in ritiro con la Salernitana, ma il 31 agosto, l’ultimo giorno di mercato, la società decise di prendere giocatori come Ragusa dal Genoa e Litteri dall’Inter, così da far maturare in me la decisione di cambiare casacca, ed ecco che cominciò l’esperienza Vercelli. Lì però ero visto come un esterno, ed è stato in quel periodo della mia vita che ho capito di non poterlo fare, almeno non in quel sistema tattico. Ho giocato poco, ma comunque sono molto cresciuto dal punto di vista umano, perché ero giovanissimo ed ero molto lontano da casa, ed anche dal punto di vista tattico, perché ho imparato a conoscermi meglio. Difatti già l’anno dopo feci 18 gol ed arrivò anche la vittoria del campionato con la Paganese”.

Che idea ti sei fatto della Salernitana dopo queste prime uscite?

Quello appena terminato è stato un mercato in un certo senso diverso, dove l’esborso monetario complessivo è stato sicuramente minore rispetto alle ultime annate. Nonostante ciò è stata allestita una buona squadra, con Coda e Donnarumma sostituiti da elementi come Bocalon, uno dei migliori centravanti della terza serie delle ultime stagioni, e Rodriguez, un buon attaccante che secondo me non si è ancora espresso al meglio del proprio potenziale. C’è una buona batteria di esterni ed una rosa nel complesso di qualità importante. Il campionato non era cominciato nel verso giusto, ma è arrivata la vittoria anche grazie ad un cambio di modulo dovuto agli infortuni di giocatori come Rosina ed Orlando, con il tecnico che ha optato per un 3-4-1-2 dove si è messo in evidenza Sprocati, per me un signor giocatore”.

Rispetto a quando tu hai avuto modo di conoscerla, la Serie B è un campionato il cui livello è migliorato?

In questa stagione secondo me si è arrivati ad un picco davvero elevato di qualità, con almeno 7-8 squadre che secondo me lotteranno per la vittoria del campionato. Questa cosa ha anche beneficiato del fatto che dalla Serie A e dalla Serie C sono arrivate compagini di grande tradizione”.

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