24 Novembre 2021

Crotone, viaggio al centro della crisi

CRISI CROTONE SERIE B – Premessa: retrocedere dalla Serie A è un avvenimento tanto triste quanto, quasi sempre, complicato da metabolizzare per chiunque. Lo è stato per le più, sulla carta, attrezzate Benevento e Parma e, a maggior ragione, era preventivabile lo fosse per un club come il Crotone che in Estate ha deciso, comprensibilmente, […]

CRISI CROTONE SERIE B – Premessa: retrocedere dalla Serie A è un avvenimento tanto triste quanto, quasi sempre, complicato da metabolizzare per chiunque. Lo è stato per le più, sulla carta, attrezzate Benevento e Parma e, a maggior ragione, era preventivabile lo fosse per un club come il Crotone che in Estate ha deciso, comprensibilmente, di rivoluzionare totalmente la propria ossatura tecnica per l’ennesima volta, salutando i principali protagonisti dei recenti successi pitagorici e puntando sulla voglia di emergere e sulla nuova linfa delle tante novità giunte nella caldissima piazza calabrese.

Tuttavia, questo primo scorcio di stagione non può che portare a delle profonde riflessioni su cosa non abbia, e non stia, oggettivamente funzionando dalle parti di Via Enrico Mattei. Terz’ultimo posto, appena 8 punti in classifica e zona playout che dista 6 lunghezze dopo un terzo di campionato già consegnato alla storia. A ciò si aggiunge il premio, di certo non gratificante, di terzo peggior attacco (13 reti all’attivo) e terza difesa più perforata del campionato (già 24 i palloni raccolti nel sacco dal duo Contini-Festa). Peggio degli Squali, neanche a dirlo, solo Vicenza e Pordenone, compagini che chiudono mestamente l’attuale graduatoria cadetta.

Un ruolino di marcia al quale nemmeno il più affezionato dei supporters rossoblù si aspettava di dover andare incontro, in virtù di quelle che sono state le enormi, e meritate, soddisfazioni alle quali la famiglia Vrenna aveva abituato i crotonesi negli anni. Nello specifico: una sola vittoria, 5 segni X e addirittura 7 KO in 13 giornate, rappresentano un trend davvero da horror che rischia di compromettere cronicamente una stagione partita con premesse sicuramente differenti.

La gestione delle cessioni di Messias e Simy

La scorsa annata, la seconda all’attivo in massima serie nelle prestigiose pagine di storia rossoblù, è di certo stata caratterizzata da più ombre che luci. Un organico, nel complesso, oggettivamente non all’altezza quello con cui i pitagorici si erano presentati ai nastri di partenza della scorsa Serie A, le cui lacune si sono fortemente palesate con il passare inesorabile delle giornate e che né l’identità e l’organizzazione tipicamente garantite da Stroppa, né l’esperienza di Cosmi, erano riuscite quantomeno a mascherare.

Tra i pochi aspetti positivi, invece, l’annata strabiliante dal punto di vista individuale di Junior Messias e Nwankwo Simy, straordinari trascinatori degli Squali nella cavalcata promozione dell’annata precedente e calciatori rivelatisi di indiscusso valore anche nell’élite calcistica tricolore a suon di goal, assist, giocate e personalità. Nonostante questo minimo spiraglio, però, l’annata del Crotone era evidente avesse già preso una parabola, sportivamente parlando, negativa che sarebbe culminata con la già citata retrocessione. La prerogativa, arrivati ad un paio di mesi dalla fine del torneo, era chiaro dovesse essere quella di programmare già il futuro in netto anticipo e con una certa lungimiranza (virtù che di certo non manca agli esperti e preparati dirigenti pitagorici) pianificando, e finanziando, un progetto tecnico quanto mai ambizioso grazie alle risorse derivanti dalla cessione dei due sopracitati gioiellini, tentando sì di massimizzarne le relative plusvalenze ma, al contempo, evitando che una potenziale ed infinita asta per entrambi (così come poi alla fine è stato) finisse per ritardarne eccessivamente la collocazione presso nuovi lidi e, di conseguenza, inficiare sulla programmazione del nuovo progetto tecnico-sportivo calabrese.

Purtroppo, però, l’addio del bomber nigeriano direzione Salerno si è concretizzato solo una decina di giorni prima del gong finale mentre quella dell’ex Gozzano al Milan, addirittura nelle ultime ore di trattative. Chiaro che, indipendentemente dall’aspetto economico-finanziario, le lunghissime tempistiche di cui sopra abbiano finito per condizionare le strategie della società e creare un inevitabile e grosso velo di incertezza riguardo il modus operandi generale da adottare in entrata per rimpiazzare due pedine, però, difficilmente sostituibili in un arco temporale così ristretto.

Altri addii pesanti, troppe scommesse e senatori in oggettiva difficoltà

Ai dolorosi addii di Messias e Simy sul piano tecnico si sono, inoltre, aggiunti quelli sul piano caratteriale di due pilasti come Marrone (anch’esso ufficializzato al Monza solo nei secondi finali di chiusura del calciomercato) e, soprattutto, Cordaz vera anima, oltre che capitano e leader dello spogliatoio rossoblù negli ultimi sei anni. Tutte queste partenze, per quanto comprensibili, hanno oggettivamente lasciato un profondo vuoto nel gruppo rossoblù che ancora oggi appare non colmato.

Il turnover era, come detto, necessario per rinnovare ambizioni e fame, ma è altrettanto vero che molte delle scommesse su cui si è deciso di puntare sono state finora o poco utilizzate per differenti ragioni, vedi Oddei o Juwara, o poco redditizie fin qui in termini di rendimento, Maric su tutti. La sempre maggiore competitività del torneo cadetto rivela come l’esperienza e conoscenza della categoria da parte dei calciatori, infatti, rappresenti una prerogativa essenziale per non soccombere. Gli exploit di Mulatteri e Canestrelli e l’ottimo impatto di Donsah da soli non bastano, specie se i senatori rimasti come Molina, Zanellato e Benali, un po’ per difficoltà a ri-calarsi nella categoria ma anche per problemi fisici, non stanno rendendo come potrebbero così come Estevez, Sala, Paz e lo stesso Kargbo, calciatore dalle potenzialità immense ma la cui qualità deve essere ancora affinata per poter essere messa a disposizione della squadra in maniera funzionale e concreta.

Nulla è ancora perduto, ma con il Vicenza sarà vietato sbagliare

La scelta di Francesco Modesto, crotonese doc e giovane tecnico in rampa di lancio che in Serie C ha dimostrato di avere ottime qualità, sembrava rappresentare il profilo perfetto per ripartire con un progetto di medio-lungo periodo. Tuttavia, né i risultati e né le prestazioni sono maturate, anche per gli effetti di quanto sopra raccontato. Con Marino la squadra sembrava aver ricevuto una minima scossa contro Frosinone e Monza, nonostante il solo punto raccolto contro i biancorossi, ma la vuotissima prova di Perugia ha rimesso in risalto le profonde difficoltà che stanno caratterizzando questo difficile avvio di stagione dei calabresi: pochissimo coraggio ed intraprendenza, orrori individuali soprattutto in fase difensiva, difficoltà nel porre in essere trame di gioco fluide e ben costruite e squadra che sembra già rassegnata alla sconfitta ancor prima del triplice fischio finale. Un po’ come un pugile che, per paura, attende solo di essere messo al tappeto dall’avversario. 

Nulla è di certo ancora perduto, e la storia recente sembrerebbe anche un minimo sorridere ai rossoblù. Il Crotone, infatti, aveva già vissuto gli spettri di una stagione simile, nel 2018-2019, proprio dopo lo scotto della prima retrocessione dalla Serie A. Alla fine fu proprio Stroppa, dopo il doppio passaggio di consegne con Oddo, a salvare i rossoblù. L’opportunità per dare un senso a questa stagione, e probabilmente svoltarla in positivo, si presenterà Sabato alle ore 18:00 quando, allo “Scida“, arriverà il Vicenza altra compagine che non se la passa di certo benissimo. Un confronto thriller che potrebbe già rivelarsi decisivo per il futuro di entrambe e, pertanto, da non poter proprio sbagliare.