15 Settembre 2021

Elio Capradossi e quel conto aperto con il calcio: la SPAL e Clotet per riprendersi ciò che la sfortuna ha tentato di portargli via

CAPRADOSSI SPAL CONTO APERTO – 24 Luglio 2020, Stadio “Giovanni Zini” di Cremona. Pochi minuti dopo il fischio d’inizio del match tra i grigiorossi e lo Spezia, il ginocchio destro di Elio Capradossi fa crack. Le sensazioni sono sin da subito negative e, poche ore dopo, le stesse saranno purtroppo certificate dalla peggiore delle diagnosi: […]

CAPRADOSSI SPAL CONTO APERTO – 24 Luglio 2020, Stadio “Giovanni Zini” di Cremona. Pochi minuti dopo il fischio d’inizio del match tra i grigiorossi e lo Spezia, il ginocchio destro di Elio Capradossi fa crack. Le sensazioni sono sin da subito negative e, poche ore dopo, le stesse saranno purtroppo certificate dalla peggiore delle diagnosi: è rottura del legamento crociato. Un incubo per il difensore italo-ugandese, il quale aveva amaramente assaporato un simile dolore già nel 2015, anche se in quel caso il ginocchio interessato era stato il sinistro.

Una vera e propria beffa, quindi, per il classe 96′ nato a Kampala, perno dello Spezia 2019/2020 targato Vincenzo Italiano che, solo poche settimane più tardi, avrebbe poi avuto la meglio nella finale playoff contro il Frosinone, coronando un percorso straordinario caratterizzato da risultati, ma soprattutto gioco ed idee, con la meritatissima promozione in Serie A. Un traguardo collettivo, certo, ma che avrebbe contestualmente riconosciuto e legittimato anche l’importante parabola del calciatore e le relative qualità fatte intravedere sin da subito da parte dello stesso: prima nelle giovanili di Lazio e Lodigiani e poi in quelle della “sua” Roma, Elio è sempre stato considerato uno tra i più promettenti profili nel suo ruolo nel panorama giovanile nazionale ma la sfortuna, ancora una volta, gli si era messa contro, impedendogli di godere appieno di una gioia giunta dopo anni di lavoro, sudore e sacrifici costruiti tra Bari, Roma e, appunto, La Spezia e di affacciarsi al meritato palcoscenico della massima serie.

Il sentiero che attende il difensore appare, di conseguenza, nuovamente lungo e tortuoso. Una stagione, quella scorsa, che avrebbe certamente condotto da protagonista tra i grandi del calcio italiano, da punto di riferimento della retroguardia spezzina, ma la quale, invece, è stato costretto a vivere da mero spettatore, rimanendo praticamente per un anno intero ai box per ultimare il percorso di recupero. I numeri raccontano di una sola presenza, giunta all’ultima giornata ed a salvezza degli Aquilotti già acquisita, ma che dietro probabilmente racconta tanto. In particolare per l’avversario che si è ritrovato di fronte: proprio, per uno strano scherzo del destino, la Roma. La squadra che lo ha lanciato, per la quale ha sempre fatto il tifo e che gli ha consentito, nel 2018, di esordire in Serie A con i colori giallorossi. Novanta minuti ma anche un segno del destino, forse per i più romantici, che probabilmente spingono Capradossi a ripartire proprio da dove tutto era cominciato, nel tentativo di riprendersi ciò che il fato aveva tentato ancora una volta di portargli via.

Opportunità che individua, e coglie, nella SPAL società, anch’essa, reduce da mesi abbastanza movimentati dovuti al passaggio di proprietà Colombarini-Tacopina ma che, proprio come il ragazzo, appare ambiziosa e vogliosa di riscatto dopo due stagioni molto difficili sul piano tecnico e dei risultati. L’impatto con l’ambiente emiliano è subito strepitoso: goal all’esordio nel roboante 5-0 inflitto dagli estensi al Pordenone, e prova sontuosa, sotto tutti i punti di vista, nel pari interno dello scorso weekend contro una big come il Monza.

La sensazione lampante però è che, oltre a favorirne le prestazioni, la filosofia del trainer estense, Pep Clotet, sia quella ideale per mettere in risalto il bagaglio tecnico di un difensore moderno e completo quale è l’ex Spezia, consentendogli di esprimersi nuovamente al massimo delle proprie potenzialità: fisicità ed abilità nell’anticipo e nella marcatura, ma anche duttilità, eleganza, tecnica e propensione alla partecipazione alla manovra offensiva. Ne è testimonianza non solo la prova perfetta ed esente da sbavature sul piano difensivo contro i brianzoli, ma anche la rete del momentaneo vantaggio spallino targato Colombo, confezionata da un sublime scambio nello stretto tra il giovane bomber di proprietà del Milan e Seck, ma avviata da un passaggio in orizzontale a tagliare la pressione biancorossa proprio di Capradossi, nel frangente posizionato quasi fosse un esterno destro ad accompagnare l’azione, sugli sviluppi di un corner battuto dai suoi. Qualità, quelle appena citate, sublimate in particolare nel biennio vissuto a La Spezia da Marino prima e, soprattutto, Italiano poi e che potranno trovare ulteriore terreno fertile nella mentalità e nelle richieste tecnico-tattiche del trainer iberico, per molti aspetti vicine a quelle con cui il Mago di Karlsruhe ha accompagnato la maturazione del difensore e dimostrato di essere un vincente indipendentemente dalla categoria.

Imperativo, quindi, ritrovare continuità, fiducia e piena centralità tecnica, per chiudere finalmente con il recente, sfortunato, passato, guardare con serenità al futuro e ridare una felice trama ad una storia che deve ancora, abbondantemente, essere (ri)scritta: Capradossi ha un conto aperto con il calcio e, quest’ultimo, ne è consapevole.