13 Giugno 2022

Palermo, la vittoria secondo Baldini: “Questa è la città dove ho scelto di vivere e morire. Serie A? Non la cerco ma tra due anni ci siamo”

BALDINI PALERMO – Continuano i festeggiamenti in casa Palermo per la promozione in Serie B. Come individuato dal presidente Dario Mirri, uno degli artefici e forse il principale è stato proprio Silvio Baldini, il tecnico dei rosanero che fin dall’inizio del suo mandato aveva solo un obiettivo in testa: conquistarsi la Serie B. Impresa riuscita, […]

BALDINI PALERMO – Continuano i festeggiamenti in casa Palermo per la promozione in Serie B. Come individuato dal presidente Dario Mirri, uno degli artefici e forse il principale è stato proprio Silvio Baldini, il tecnico dei rosanero che fin dall’inizio del suo mandato aveva solo un obiettivo in testa: conquistarsi la Serie B. Impresa riuscita, con sudore e sacrificio, come testimoniato dall’allenatore stesso che quest’oggi ha parlato in conferenza stampa allo stadio Barbera.

Ecco le dichiarazioni di Silvio Baldini riportate da mediagol.it:

“Per arrivare a questo risultato tutti i giocatori devono credere in quello che fanno, devono credere che chi li guida è una persona che non si sarebbe mai arresa. Non per polemica, tutti voi cercavate di scrivere delle cose non simpatiche sul Palermo. E non parlo delle critiche a Baldini. A me se scrivete che l’effetto Baldini non funziona mi sta bene, se però voi scrivete con l’aggravante che porta il mental coach… Questa cosa mi ha dato un po’ fastidio perché se io cerco professionalmente di migliorare una squadra tu non puoi dire, ridere o cercare di prendere in giro un professionista che poi ha fatto un lavoro straordinario. Avete visto la squadra come è cambiata, la mente di una persona non la cambi così dall’oggi al domani. Allora io dico o sei ignorante o sei in malafede e queste cose mi hanno fatto un po’ girare le scatole. I giocatori vivono di sensazioni. Io sapevo che il mio destino mi avrebbe messo di fronte prima a delle difficoltà. Lo sfogo? Quel giorno veramente ho rischiato la salute, perché non credo mai in vita mia di aver fatto una cosa del genere. Io ho avuto tante volte delle sfuriate, ho ribaltato gli spogliatoi. Ma quel giorno lì ho fatto un qualcosa che è andato oltre. Dopo quel giorno ho visto delle persone cambiate. Quindi sai quando fai un percorso così netto ai play-off, abbiamo vinto otto partite su sei. Poi venivi dalle vittorie in campionato con Taranto, Picerno Monopoli, Bari. Abbiamo fatto 17 risultati utili di fila mi sembra, per 24 partire abbiamo sempre segnato gol. Siamo la squadra che ha fatto più gol, che ha il capocannoniere: Brunori. E allora capisci che questa squadra ha fatto un qualcosa di importante. Io ho fatto capire a loro che nella vita ognuno ha un mezzo per raggiungere un qualcosa che va al di là della realtà. Io sono credente, so che mi devo appellare a questo perché altrimenti la mia vita non avrebbe un significato. Ho detto loro di avvicinarci a Dio con il campo, con il messaggio che troviamo. Quando ti alleni e capisci che non stai facendo un allenamento per vedere se giochi titolare o no, ma vai a cercare te stesso. Hanno capito che era il messaggio quello vero. Loro hanno capito che non avrebbero trovato nessun allenatore che li giudica se sono bravi o meno bravi, ma loro avrebbero capito se si potevano migliorare. Secondo me la squadra ha fatto un qualcosa di straordinario. Anche ieri sera, contro una squadra forte come il Padova, la squadra non gli ha dato la possibilità di ragionare. Non esisteva niente, esisteva solamente la prestazione”.

Scorci di una stagione memorabile

Rinnovo automatico in caso di Serie B? Il problema mio non è avere il contratto o non averlo. Il gruppo di persone mio era quello di Palermo: Sagramola, Castagnini, il preparatore atletico, il preparatore dei portieri, il match analyst. Sono stati fondamentali e non posso perdere nessuno di loro. Io ho solamente portato il mio contributo. Renzo Castagnini è stato straordinario, ho sentito diverse cattiverie sul suo conto. Ho constatato con mano che non è stato solo un direttore sportivo, ma un grande amico. Ci ha sempre creduto. Quando ho fatto certe scelte non è mai intervenuto, sapendo che le mie valutazioni sono quelle più vere. Anche questo è un grande segno di rispetto. Di direttori come lui ce ne sono pochissimi. Tutte le mie scelte non sono dettate dalla schizofrenia. A me non interessa niente, sapevo di essere messo alla prova. L’abbraccio con Valente? Con la Carrarese siamo arrivati ad un passo dai calci di rigore in cui avremmo vinto noi. Abbiamo preso un gol che mi ha fatto pensare: ‘Ma perché siamo arrivati fin qui per subire alla fine?’. Evidentemente non eravamo ancora pronti. Con lui e Damiani parlavamo di quella finale persa, ma ci siamo goduti questa vinta”.

“Negli spogliatoi ho rischiato di rimetterci la salute a Potenza. I ragazzi capirono che non mi interessava di niente e di nessuno, che chi avrebbe giocato per anche solo un minuto avrebbe dovuto dare tutto il proprio contributo. Da un cambio che era Soleri siamo arrivati a cinque cambi” La Serie A? Io non la cerco, cerco me stesso. Non mi interessa la fama, avere il palcoscenico. Voglio essere solo un veicolo di questa cosa che ho sentito. Voglio far capire che la speranza non ti abbandona mai se hai qualcosa su cui credere ciecamente. Io so che potrei allenare in Serie A, conosco la materia. Stamattina ho ricevuto i complimenti di alcuni allenatori di Serie A che mi hanno guardato. Erano curiosi di vedere di cosa fosse capace il Palermo. A me interessa il gol, non l’estetica. Mi ha fatto piacere perché hanno capito che il Palermo ha fatto qualcosa di speciale per arrivare fin qua”.

“Senza fare il ruffiano, ho cercato di far capire alla squadra che finché non si riempiva lo stadio non stavamo facendo qualcosa di giusto. I tifosi ci saranno sempre. Domani se arriva una società più importante può portare via un giocatore, ma questo non vale per il tifoso che nasce e muore con la stessa fede. I bambini che ho visto ieri tra 20 anni o 50 anni non cambieranno mai la loro fede calcistica. I protagonisti non siamo noi, ma il popolo. Per la partita c’era una richiesta di 100 mila biglietti. Ho saputo dei problemi per acquistare i biglietti. La gente viene a fare il tifo perché sa che è importante per farci vincere, sono loro che vanno ringraziati per averci messo il cuore. Ieri sera ero fiducioso ed ho festeggiato osservando la gioia degli altri, come piace a me. Ho detto alla madre dei miei figli qualcosa che dopo 37 anni aveva un significato diverso. Lei è stata importante per aver cresciuto i miei figli, io con il carattere che ho non ci sono mai stato. Non sono mai andato ad un colloquio con gli insegnanti coi miei figli. Questa persona meritava cinque minuti per farle capire quanto fosse importante. Fare una classifica però non fa parte di me, voglio vivere le mie emozioni sapendo cosa siano amicizia e rispetto. C’è una parte di me brutta che devo cercare di soffocare. Quando trovo persone incompetenti o in malafede che usano una parola come se fosse uno strumento qualsiasi avrei fatto come gli indiani ed in una società civile non si può fare. Sono nato in un’osteria e contro l’ignoranza esiste solo l’indifferenza oppure affrontare l’asino col bastone. Son contento così, per quei cinque minuti veri dedicati a mia moglie”.

Brunori? Gli avevo detto che avrebbe fatto tanti gol già dal primo allenamento. Lui è un ragazzo non altezzoso che non ha bisogno di un occhio di riguardo. Mi dispiace che ne abbia fatti ‘solo’ 29. Fella? Ha sofferto molto per non aver giocato, ma non stava bene fisicamente. Ha lavorato sodo e ha capito cosa vuol dire trovare se stesso. Ha fatto uno dei gol decisivi nei playoff. Ero sicurissimo che avrebbe dato una mano, anticipando la finale. Il gol con l’Entella era il più importante rispetto a quello mancato ieri sera”.

“L’80% degli allenatori pensano al risultato e all’ingaggio. Pensano alla prossima squadra che offre di più. Vogliono solo materializzare allo stesso modo. I calciatori invece pensano ‘gioco o non gioco?’. Io invece voglio far capire che ogni minuto è importante. Ieri notte abbiamo fatto il bagno a Mondello coi tifosi e siamo andati al bar. Alcuni giocatori mi hanno detto di aver imparato più in questi sei mesi che in tutta la carriera. Questo per me vale più di ogni trofeo. Questi pensieri vengono gratificati quando si vince, ma se avessimo perso nessuno ci avrebbe elogiato. Quello che perde non è un cretino. Nel calcio si cerca non una base, ma chi è qualitativamente più tecnico. I giornalisti quando mi criticano cercano anche di migliorarmi, ma a volte vanno a ferire l’animo di una persona. Non c’è un risultato da verificare, ma un percorso. Se il risultato non c’è, il giudizio è diverso. Questo è un problema della nostra società, della politica dell’orticello in cui ognuno vede il proprio. Se non c’è meritocrazia cosa si produce? Persone ignoranti. Se uno è una persona di cultura non vuole aiuto per cercarsi spazio e sarà una persona migliore. Alla fine la politica cos’è? Uomini né di destra, né di sinistra, che si appellano alla storia e cercano interessi personali. Come la guerra tra Russia e Ucraina, si parla di interessi economici, ma non conosco bene la storia in questo caso. Inutile mandare mediatori per fare relazioni ipocrite. Le guerre nascono perché c’è l’ignoranza creata da chi vuole fare ricchezza”.

I tifosi

“Ai tifosi voglio un gran bene. Il mio messaggio è arrivato e loro ci hanno portato l’entusiasmo necessario per vincere i playoff. Io sono uno di loro, sono orgoglioso quando mi dicono che sono parte di loro. Buttaro è giovane e stava facendo bene anche prima, Floriano e Luperini dovevano andare via a gennaio e poi sono diventati capisaldi. Luperini ha un gran dinamismo e solo Kante recupera più palloni di lui, nonostante non abbia i piedi di una mezzapunta. Lui ha fatto 7 gol e 9 assist, un ottimo lavoro. Floriano ha una classe quando tocca la palla… Ricordo il gol di Bari. Ieri sera ha fatto accelerazioni stupende, peccato solo non riesca a fare 90 minuti. Ha giocato in squadre importanti come Bari e Palermo e la fatica viene fuori alla soglia dei 36 anni. In trasferta soprattutto ha fatto partite da applausi. I 35 mila del Barbera mi gratificano. Io ho usato lo strumento della parola per entrare nel loro cuore. La speranza se non c’è fede a che serve? Queste persone io le sentivo, erano lì con me che festeggiavano e mi sono goduto la compagnia di queste persone. Ieri sera è stato un momento fantastico, non per la vittoria ma per la vicinanza nelle difficoltà. Gente che fa la fila per vedere la partita con 10 euro che magari possono pesargli, capisci che il messaggio è tutto qui”.

Meriti e aneddoti

Nardini? Lui è una persona speciale, lo mando sempre a parlare coi giocatori prima delle partite. Non è un secondo e basta, lui porta passione e non ha filtri. Si spoglia, balla ed incita i giocatori con la sua voce da tenore. Non si arrende e non molla mai. Il 12 giugno lui perse la mamma che aveva 70 anni per un infarto, per cui quella data per lui era molto importante. Sapevo che ci avrebbe portato alla vittoria. Non potevo non dare spazio ad uno come Mauro, un fratello. Sono orgoglioso che ci sia nella mia vita. Non farà mai il furbo per tradirmi come ho visto fare a certi colleghi”.

“Santa Rosalia? Non ho bisogno di andarci tutti i giorni, la posso trovare anche qua che mi suggerisce cosa vuol dire vivere questo momento con voi. Il lavoro del giornalista è trasmettere quello che dico io ai tifosi. Poi ci saranno momenti in cui vorrò andare lì vicino a sentire quel vento in cui la Santa non la vedi ma la senti. Non è una cosa che posso programmare, la devo sentire. Può essere che ci vado tra un’ora o tra venti giorni. Io ero talmente contento che avremmo vinto che mi godevo ogni passaggio del turno. Non volevo perdermi nell’angoscia. Non abbiamo mai fatto ritiro, ognuno ha dormito a casa propria, io ho mangiato a Mondello e sono stato in mezzo alla gente. Abbiamo ritrovato i ragazzi all’una e ci hanno fatto una sorpresa. Ho visto la commozione di tutti loro, io ho detto: ‘Adesso cercate la felicità perché il risultato non conta, conta il bene che ci vuole questa gente’. Dispiace non aver segnato più gol, ironicamente la partita più facile è stata quella di ieri sera”.

“Massolo? C’è stato un periodo in cui Pelagotti ha ricevuto molte critiche ed io non l’ho voluto abbandonare. Dopo aver fatto giocare Massolo ho notato che non si allenava più con la stessa intensità. C’è stata una settimana in cui prendeva in allenamento gol balordi e ho rimesso Pelagotti. Poi Alberto ha avuto questo problema e si è dovuto operare. Dopo il mio giudizio Massolo non ha mollato più un centimetro, aveva imparato la lezione. Ho ritrovato un portiere ancora più forte e motivato. Se non c’è questa magia non si fanno certi salvataggi. Gli ho detto: ‘Hai visto che guardando dentro la nostra anima poi la fortuna viene dalla nostra parte?’. Massolo ha parato rigori fondamentali, potevamo subire gol con la Triestina e la Feralpisalò e condizionare la partita. Quando c’è l’alchimia possiamo andare ovunque”.

Il futuro

“Cosa farò in futuro? farò le cose normali e cercherò di godermi questa gioia che appartiene a me, a voi e alla gente. Vivrò tutto con massima serenità. Il mio scopo è che possiamo ancora lavorare per la storia del Palermo che sicuramente non finisce qui. Se non è il prossimo campionato potremmo andare in A l’anno successivo. Non so cosa farà la prossima società, ma se scelgono questo messaggio ve lo metto per iscritto che i rosanero andranno in Serie A entro due anni. Non facciamo i giochini su queste cose, lasciamo che gli altri facciano quello che vogliono. Volevo la promozione con la Carrarese e sono arrivato ad ottenerla a Palermo, città dove ho scelto di vivere e morire. Non è detto che devo morire domani, può darsi che morirò anche tra 50 anni, improbabile, ma voglio morire qua. Faccio parte della cultura del sud, non di quella del nord. Se la nuova società seguirà questo messaggio sento che potremmo andare in A”.