13 Settembre 2022

Interpretare per incidere: sta nascendo una grande Reggina

ANALISI REGGINA INZAGHI – Dopo la burrascosa parentesi in quel di Brescia, a Filippo Inzaghi serviva questa iniezione di adrenalina. Una squadra da unire e costruire, una piazza da rianimare pur donando contestuale equilibrio in termini di progettualità. Commistione di fattori che, dopo cinque turni di campionato, sembra essere stata trovata dalle parti in causa. […]

Photo by Valerio Pennicino/Getty Images - Via OneFootball

ANALISI REGGINA INZAGHI – Dopo la burrascosa parentesi in quel di Brescia, a Filippo Inzaghi serviva questa iniezione di adrenalina. Una squadra da unire e costruire, una piazza da rianimare pur donando contestuale equilibrio in termini di progettualità. Commistione di fattori che, dopo cinque turni di campionato, sembra essere stata trovata dalle parti in causa. Reggio Calabria si sta infiammando, ma non per la tensione bensì per il desiderio di vedere un certo tipo di calcio e la percezione di poter fare qualcosa di importante.

Dalla teoria alla pratica

Sapere, saper fare, saper dare e valere: sono queste le quattro caratteristiche pedagogiche che secondo l’ex iconico attaccante un allenatore deve possedere. Il suo percorso da studente, se così è possibile etichettare, come da lui stesso descritto nella tesi presentata a Coverciano “Una mentalità per essere vincenti“, è cominciato approfondendo gli aspetti teorici della costruzione complessiva di un allenatore di successo. Come racconteremo più avanti, dalla teoria è evidente che Inzaghi sia passato alla pratica, perché la sua Reggina è una squadra che sa, fa e vale.

Come gioca la Reggina di Inzaghi

Entriamo nell’analisi dello stile di gioco del sodalizio amaranto. Inzaghi sta plasmando una squadra in grado di interpretare, leggere la situazione e trovare di conseguenza la soluzione adatta per incidere. Nel calcio contemporaneo questi sono riconoscimenti che si cerca sempre più spesso di attribuire, ma è il campo a confermarne o meno la veridicità: la Reggina merita di essere così inquadrata. I principi di gioco del tecnico stanno vivendo un’evoluzione rispetto alle esperienze passate (con riferimento in particolar modo a Bologna, ovviamente bisogna sottolineare come siano anche, se non soprattutto, i calciatori a suggerire e indirizzare tutto ciò): una squadra propositiva, qualitativa, intensa e abile nelle letture senza palla. Pippo ha inteso la grande abilità dei suoi giocatori a generare e invadere spazi, ergo non è un caso (a titolo esemplificativo) che Menez stia lavorando da falso 9 e Fabbian sia palesemente l’uomo in più in termini di inserimenti, così come notevole è il lavoro di Majer. Seppur siano passate appena cinque giornate, la Reggina palesa grande coralità e coesione: per un giocatore che svuota uno spazio, ecco pronto un compagno a invaderlo. Identità che è stata dunque assorbita ed elevata dall’ottimo quantitativo di tecnica consegnato dal mercato.

Ciò che maggiormente colpisce di quello che il campo sta mostrando è la percezione che la Reggina abbia costantemente la risposta al contraddittorio presentato dagli avversari: consolidamento del possesso quando necessario, verticalità quando pressati in avanti, giocate che mescolano ciò che si sa fare a ciò che bisogna offrire, per tornare alle caratteristiche prima elencate. Identità, sostantivo già utilizzato, che non sta sfociando nel dogma: la Reggina, ribadiamo, interpreta. Basti pensare a quanto un interprete possa portare a dover variare lo spartito: Gori ha caratteristiche decisamente opposte rispetto a Menez, di conseguenza non è possibile chiedere a entrambi le stesse cose. Questo è certamente merito della capacità dell’allenatore di saper creare contesti in allenamento, così da permettere ai calciatori di sapersi orientare durante la partita. Un processo che al momento è basato su rotazioni non ancora eccessive (la Reggina è la squadra che, assieme a Frosinone, Genoa e Cosenza ha impeigato meno calciatori, 20), così da solidificare determinati concetti di gioco.

La conferma arriva dai dati

Oltre il primo posto, figlio di quattro vittorie in cinque giornate, la Reggina può vantere il miglior attacco (11 gol fatti) e la miglior difesa (2 reti subite). Riprendendo un punto sollevato nel precedente paragrafo, la ricerca della gestione del pallone è principalmente orientata alle giocate verticali che al mero possesso (47.6% medio per partita), proprio perché il calcio che si sta giocando è tanto dinamico quanto in un certo senso turbinante, dunque più adatto a guardare in avanti che ad attendere.

Ricercare il controllo

Arriveranno partite in cui ciò non sarà applicabile, ma ciò che traspare è la volontà della Reggina di essere costantemente dentro la partita, così da riuscire a controllarla. Un passaggio, anche questo, che Inzaghi a suo tempo sottolineò così: “Coloro che credono di poter agire un controllo sugli eventi della propria vita e che sentono che con i loro sforzi, impegno, capacità, possono determinare quanto accade loro, sono definite persone con un locus of control (luogo del controllo) interno. […] L’atteggiamento del singolo di fronte agli eventi della vita sarà poco arrendevole e molto determinato nel cercare di raggiungere obiettivi e mete che egli percepisce cadere sotto il suo controllo […] e avrà maggiori possibilità di successo“. Il modus vivendi calcistico, per concludere, che la Reggina sta mostrando di ricercare e meritare.