💥 Mantova, Piccoli: “Clima allo stadio e su Possanzini irreale: è l’unico che può salvarci, con lui fino alla fine! Rinaudo sentito già in estate, avvertivo che qualcosa non andava”
Il pres. senza filtri
Mantova 1911
Filippo Piccoli, numero uno del Mantova, ha rilasciato un’intervista sulle colonne della Gazzetta di Mantova soffermandosi anche sull’ultimo KO rimediato dai Virgiliani contro la Reggiana al “Martelli”, sullo scetticismo attorno a Davide Possanzini e sull’avvincendamento Botturi-Rinaudo.
«Non mi aspettavo la sconfitta, credo che abbiamo sofferto il loro modo di difendersi ma non mi avventuro in disamine tecniche. Penso anche che il clima irreale in cui si è giocato il primo tempo abbia influito, ma non voglio sia una scusante. Nel silenzio però si sono sentiti fischi e parole che solitamente il calore della curva Te sovrasta. Io ho risposto a un tifoso perché dopo cinque minuti ha iniziato a inveire contro Possanzini e mi sembrava esagerato… Per carità, chi viene allo stadio deve essere libero di fischiare o contestare, ma a me piacerebbe che si facesse a fine partita. Mi appello a tutti i tifosi affinché ci stiano vicini: dobbiamo lottare per salvarci e insieme possiamo farcela. Abbiamo una squadra giovane, di ragazzi che soffrono il clima di sfiducia, incitarli durante i 90 minuti può aiutarli. Poi alla fine se perdiamo male, com’è successo con la Reggiana, è giusto fischiare, contestare… Accettiamo tutto. E non siamo ciechi: i numeri dicono che abbiamo dei problemi, lavoriamo giorno e notte per provare a risolverli. Ma mi sembra che soprattutto attorno al mister si sia creato un clima non bello e mi sfugge anche il perché».
«Io non sono qui a difendere Possanzini ma a difendere il Mantova. Il fatto è che noi siamo straconvinti che il mister sia l’unica persona in grado di salvarci. Vi dirò di più: la pensava così Botturi e la pensa allo stesso modo Rinaudo, nonostante si tratti di ds con modi di lavorare molto diversi».
«La mia intenzione è di arrivare alla fine della stagione con Possanzini in panchina e aggiungo anche un paio di cose: la squadra per lui si getterebbe letteralmente nel fuoco, questo è stato uno dei motivi per cui anche nei momenti più difficili non è stato esonerato. E invito anche chi lo contesta a ragionare sul fatto che fuori da Mantova il tecnico gode di grandissima considerazione fra gli addetti ai lavori».
«Prima di essere un presidente sono un imprenditore e mi sembra evidente che gli investimenti fatti non hanno prodotto gli effetti sperati. L’obiettivo è sempre stato la salvezza, ma abbiamo aumentato il budget sperando di soffrire meno. Invece siamo nella situazione che conoscete. Già dall’estate avevo il sentore che qualcosa non andasse per il verso giusto e ho iniziato a confrontarmi con vari dirigenti, fra i quali mi ha colpito Rinaudo. Poi siamo arrivati a un punto in cui serviva una scossa, bisognava fare qualcosa e ho deciso per il cambio, fermo restando l’affetto e l’eterna gratitudine per Christian (Botturi, ndr), con il quale c’era un grande rapporto e di cui avevo fiducia assoluta. Vi garantisco che non mi ha mai portato via neanche una bottiglietta d’acqua. Rinaudo ha un modo diverso di operare, non dico migliore né peggiore. Diciamo che adesso sono più dentro le cose, so anche se si muove un capello in Viale Te. Prima, per mia scelta, avevo lasciato invece totale autonomia».
«Dimissioni Enrico Ballardini? È impossibile non voler bene al doc e io gliene voglio. Dico chiaramente che ha sbagliato la società ed essendo il presidente me ne assumo la responsabilità. La verità è che la situazione andava affrontata la scorsa estate, quando Ballardini ha avuto anche problemi suoi. Invece la cosa si è trascinata ed è ovvio che quando è arrivato un occhio esterno ha notato che in quel settore c’era un problema. Ma ribadisco, la cosa nasce dall’estate e la società ha sbagliato nel non occuparsene. Non c’è nessuna verità nascosta, è andata così».
«Innanzitutto voglio dire che dobbiamo concentrarci sulle tre partite che giocheremo prima della sosta del campionato, a partire da quella di Cesena. Bisogna cercare di fare punti e tutti i nostri sforzi vanno concentrati su questo. Poi è ovvio che, come ha detto pubblicamente lo stesso Possanzini e come pensa Rinaudo, ci saranno da fare degli interventi sulla rosa. Al ds ho detto di fare ciò che serve per salvarci: non ci sono budget fissati o cose simili, metteremo il massimo impegno per mantenere la categoria».
«Le mie speranze sono legate al fatto che affronteremo una squadra contro cui giocheremo più a calcio. Ovviamente sappiamo che non sarà facile, perché il Cesena è forte, ma dobbiamo giocarcela senza sentirci battuti in partenza. Che messaggio invio ai calciatori? Di fare con coraggio e determinazione ciò che chiede loro l’allenatore. Quando la classifica è deficitaria può subentrare un pizzico di ansia o di paura e forse con la Reggiana è successo anche questo. Ma siamo lì, a due punti dalla salvezza e dobbiamo crederci con forza».
«Mantenere la categoria è importante anche perché nei prossimi anni immagino ci sarà la riforma dei campionati, con una riduzione dei club di C e una stabilizzazione delle categorie superiori con meno retrocessioni e promozioni».
«Ho un sogno difficilissimo da realizzare, quasi fantacalcio. Io sono un ambizioso ma le mie potenzialità economiche non mi consentono voli pindarici, anche se a dirla tutta il Frosinone è primo avendo speso pochissimo più di noi… Mi ha colpito molto il modello Pisa, dove investitori esteri hanno acquistato la maggioranza del club ma lasciato al timone la famiglia Corrado, che potendo contare su maggiori risorse ha ottenuto la promozione in Serie A. Su scala più grande una cosa analoga è successa all’Atalanta. Ecco, il mio sogno sarebbe avere un partner del genere, che aumentasse le potenzialità economiche della società senza cambiarne la gestione. Di fronte a un progetto del genere, proposto da persone credibili, sarei disposto a sedermi e ad ascoltare mezz’ora. Ma sono anche una persona realistica e dunque credo che investitori del genere mirerebbero a piazze più grandi di Mantova. Restare da solo al timone comunque non mi spaventa affatto e il futuro che immagino è questo».