🎙️ Empoli, R. Corsi: “Il percorso è cambiato. Obiettivo? Pensare partita dopo partita”
Parola a Rebecca Corsi
Gabriele Maltinti/Getty Images - Via OneFootball
Rebecca Corsi, vicepresidente e amministratrice delegata dell’Empoli, a parlato a tutto tondo dell’universo del club toscano. Riprendiamo le sue parole da Ultimo Uomo:
Centro sportivo – “È la cosa più importante che abbiamo, il nostro core business. Rappresenta le viscere di questa società, il nostro settore giovanile. Le strutture sono fondamentali e noi comunque, nonostante siamo stati tra i primi ad avere un centro sportivo oggi siamo arrivati a avere la necessità di ampliarlo, di incrementarlo, di dargli un qualcosa in più, perché chiaramente quello che hai fatto 15 anni fa nel calcio di oggi sicuramente è da rimaneggiare. Oggi le strutture, dagli stadi ai centri sportivi ai campi, sono fondamentali per il calcio italiano e soprattutto imprescindibili per i giovani“.
Valori trasmessi ai ragazzi – “Come dico sempre, non abbiamo la bacchetta magica: tanto dipende anche dai ragazzi. E c’è una cosa fondamentale, perché è uno dei parametri più importanti. Tu puoi trasmettergli il sacrificio, il lavoro, la perseveranza, la cultura della sconfitta, puoi dir loro che l’errore è concesso perché noi ci lavoriamo perché è da lì che si riparte e si costruisce, ma per il ragazzo è significativa la famiglia, il contesto in cui vive fuori da qua). Questi valori sono più difficili da trasmettere oggi perché si vive nell’era del massimo risultato col minimo sforzo. Non avendo la bacchetta magica, ripeto, ci deve essere sostanza vera nel giovane, così come deve esserci una struttura dentro e intorno. Devono allinearsi tutti i pianeti, in pratica. C’è anche tanta fiducia. L’Empoli ha dimostrato che se uno lavora in un dato modo, ha la possibilità di giocare in B o in A“.
Territorio – “Qui devo fare i complimenti all’organizzazione dell’attività di base e al reparto scouting che sta facendo un lavoro straordinario a livello proprio di ragazzini. Empoli è una realtà vicina a club con molta forza, ma sappiamo che dobbiamo essere competitivi fin dalle fasce di età più basse. Noi siamo principalmente concentrati sul territorio“.
Reclutamento – “Avevamo una scuola calcio interna fino a due anni fa. Poi abbiamo deciso di interrompere per motivi normativi. Abbiamo fatto un progetto territoriale, ovvero abbiamo indirizzato i nostri ragazzi e selezionato gli allenatori di livello che andassero nelle scuole calcio a continuare il percorso. Il progetto sta andando molto bene, lo gestiamo con la formula delle affiliazioni sia in Toscana che fuori. È il primo passo importante per la ricerca del talento“.
Legame con il territorio – “È fondamentale, ce lo portiamo dietro da una vita, da rapporti che vengono fuori anche in tempo di guerra. Penso a mia nonna che conosceva Renzo Bagnoli della Sammontana, per dire. La necessità è rimanere radicati, avere rispetto per il territorio, perché comunque poi è da questo che ricevi. Se non coltivi quello che hai intorno nel quotidiano, diventa difficile fare calcio a grandi livelli per lungo tempo. Il nostro compito è stato quello di unire le varie realtà diverse tra loro, che però nel weekend si trovano allo stadio a tifare Empoli“.
Città – “Prima di fare calcio siamo persone legate a Empoli. Da parte nostra non c’è la volontà di accantonare chi negli anni ci è sempre stato vicino. Lo stadio ha unito tantissime forze del territorio. Alla fine non ne beneficia solo l’Empoli, ma un’intera comunità“.
Lavori allo stadio – “Abbiamo lavorato con determinazione, spesso lontano dai riflettori, per costruire un progetto non solo ambizioso ma indispensabile. Un progetto che vuole far crescere il nostro club e insieme la nostra città. Lo abbiamo realizzato dopo un percorso partecipativo, che è stato portato avanti con ascolto e disponibilità, consapevoli che questo intervento debba rispondere davvero alle esigenze del territorio. Lo stadio non è soltanto un luogo in cui si gioca: è un simbolo, un patrimonio, un punto di riferimento per tutta Empoli. E l’Empoli vuole riqualificarlo. Lo vuole con convinzione. Vuole consegnare alla città un impianto moderno, sostenibile e proiettato al futuro. Il cammino procede secondo le tempistiche che ci eravamo dati, compatibilmente con i passaggi burocratici necessari. Non è un sogno ma un obiettivo concreto che prende forma giorno dopo giorno“.
Avvio di stagione – “L’annata è partita in un modo e si è evoluta in un altro. Sono stati riconosciuti degli errori e quindi stiamo cercando di ribaltare la situazione. È arrivato un nuovo allenatore, nuovo ma vecchio, che già conosceva l’ambiente ed è un punto importante per ripartire da alcune certezze. Detto questo, l’approccio con una nuova gestione tecnica ha portato a tempistiche di adattamento al lavoro e al metodo. La squadra ci ha messo del tempo ad oliare di nuovo gli ingranaggi. Dopo tre vittorie consecutive sono arrivate due sconfitte, dobbiamo continuare a lavorare guardando gara per gara, senza spingersi troppo in avanti con lo sguardo e sempre con realismo“.
Obiettivo – “Considerato che siamo partiti da un’idea tecnica e siamo poi andati su un’altra, il percorso è cambiato e l’obiettivo in questo momento è, come dicevo, di viaggiare partita dopo partita. Abbiamo affrontato il Palermo, che lotta per vincere il campionato, ma abbiamo creato più di loro, abbiamo espresso il nostro gioco. Mentre con la Juve Stabia la gara non è andata come avremmo sperato, affrontavamo comunque una squadra che in casa ha un rendimento molto importante. Ripeto, guardiamo partita dopo partita senza guardarle nel globale“.
Credo – “Dobbiamo valorizzare i giovani, la nostra bravura nella gestione tecnica è portare avanti un percorso di squadra allineato a uno di crescita dei ragazzi che abbiamo. Anche l’anno scorso hanno dimostrato di saperci stare, con già alcuni di quelli che abbiamo inserito che hanno dimostrato di poter calcare un palcoscenico importante come la Serie A“.
Famiglia Corsi – “Dare un senso di famiglia è stato normale. Mio padre era un giovane presidente su cui è stato scommesso nel 1991. Ha una primogenita femmina che si è innamorata di questo posto, di questo club, di questa società. Lì è nata anche la volontà di coinvolgere il più possibile tutte le componenti della famiglia. La passione di mio padre mi ha conquistata“.
Passione trasmessa – “I miei genitori si stavano separando, entrambi hanno sofferto, ma pensando a mio padre per stare con lui mi sono “seduta”, passandoci del tempo e stando vicino. E forse ho vissuto fin da subito contesti più “da adulti”. Questo voleva dire andare a ritirare un premio calcistico con lui oppure passarci il Ferragosto assieme a vedere l’amichevole dell’Empoli a Viareggio, o ancora vedere l’allenamento o la data partita. I giorni erano quelli, io li sfruttavo standogli vicina e ho capito che quella era la sua ragione di vita. Alla fine lo è diventata anche per me“.
Insegnamenti – “Se io ho insegnato a lui non lo so, non mi darà mai la soddisfazione di dirmelo [ride, ndr]. Però ogni tanto capita che un concetto che condivido direttamente con lui, mio padre lo ripeta e lo riporti. Ecco questo mi fa pensare che allora riesca a trasmettergli un qualcosa“.
Essere donna nel calcio maschile – “Non ho avuto difficoltà con persone intorno a me, non ho avuto difficoltà ad andare in Lega. Ho persone intorno che mi stimano, mi fanno sentire che qualcosa posso dare e mi riconoscono una crescita e sulla base di questo vado avanti. Sono sempre stata me stessa“.
Cambiamenti – “Siamo cresciuti, ma la crescita è stata graduale. E adesso c’è da garantirla, da continuare a produrre talenti per poter mantenere una struttura e, perché no, incrementarla con quelli che sono i progetti che abbiamo tra le mani in questo momento“.
Futuro – “Vorrei un Empoli che non arresta la sua crescita, che continua a fare un grandissimo lavoro sui giovani e, perché no, metta sempre un qualcosina in più, provando ad alzare nel tempo anche di poco l’asticella Abbiamo anche prospettive importanti per il settore giovanile, ma si torna al discorso iniziale per cui per far venire fuori un ragazzo devono coincidere tante cose . Sarebbe bello lavorare meno con i prestiti, senza esagerare ovviamente, e dove possibile, compatibilmente con le nostre possibilità, fare piccoli investimenti come successo in passato. Ripenso a Bennacer, che è stata una scommessa vinta, ma anche ad Anjorin o Goglichidze“.
Legami – “Sono legata a tutti i momenti belli, ma anche alle sconfitte. Penso anche a quando ci siamo salvati ai playout con il Vicenza [playout Serie B 2011/12, ndr]. Fu un lavoro di squadra anche quello. Certo, per chi scende in campo lo è di più, ma c’è anche un lavoro di rapporti, di condivisione. Ci sono più in generale momenti in cui ti manderesti a quel paese, altri in cui ti abbracci e dici “Ce l’abbiamo fatta”. Ci sono salvezze che valgono Scudetti. Dai ricordi sono nati anche bei rapporti umani. Però non vorrei solo vivere di ricordi, vorrei anche scriverne“.