24 Settembre 2022

Graham Bean al Daily Mail: “Lavorare nel Leeds di Cellino era come stare in un manicomio”

Bean, ex dg del Leeds quando Cellino ne era proprietario, ha lanciato delle bordate all'attuale presidente del Brescia

Il Daily Mail oggi ha pubblicato un intervista di Graham Bean, direttore generale del Leeds quando Cellino, attuale presidente del Brescia, ne era proprietario. Ecco le sue dichiarazioni, riportate da bresciaingol.com:

L’inizio choc. “Mi sono ritrovato paracadutato nell’occhio del ciclone all’interno di Elland Road. Cellino non aveva esperienza del calcio inglese e aveva già licenziato l’amministratore delegato e capo dell’amministrazione poche settimane dopo aver preso il controllo del club. In effetti, il club era senza timone. Il morale del personale era il più basso che avessi mai visto durante la mia carriera. A loro non piaceva Cellino e di certo non si fidavano di lui. Temevano le conseguenze nel contraddirlo. Una volta gli ho suggerito di investire 50.000 sterline nel budget salariale del personale per dare a tutti loro un aumento di stipendio, dato che non ne avevano uno da anni; avrebbe dato loro una gratifica e li avrebbe resi più ricettivi a ciò che stava facendo nel club. Cellino mi ha subito fermato nel suo solito modo di fare i… capricci, chiedendomi perché avrebbe dovuto dare loro soldi extra”.

La vettura del figlio. “Dopo aver rifiutato senza mezzi termini la mia richiesta, ha poi chiesto di acquistare un’auto sportiva Audi R8 per il compleanno di suo figlio, ma alcune settimane prima avevo già acquistato una Mini per lo stesso figlio. Mi ha detto che era disposto a pagare fino a 80.000 sterline. Non avrebbe condiviso  50.000 sterline tra tutti coloro che lavoravano così duramente per lui al club, ma avrebbe speso 80.000 sterline in un progetto di vanità per suo figlio. Questo fatto riassume perfettamente Cellino”.

Offese e sbalzi d’umore. “Il mio primo incontro con Cellino mi aveva aperto gli occhi. La prima cosa che ha fatto è stata approcciarmi con una serie di commenti offensivi. E’ andato giù pesante, ma era chiaro che era un uomo molto carismatico con uno sfacciato senso dell’umorismo. Con il passare delle settimane e dei mesi divenne evidente che era incline a gravi sbalzi d’umore e spesso perdeva la pazienza, a volte per le questioni più banali. Poi, quasi immediatamente, avrebbe potuto riattivare l’incantesimo nel tentativo di farsi ben volere. È stato come premere un interruttore, quindi io e gli altri membri dello staff siamo diventati molto diffidenti nei confronti del suo lato irrazionale”.

“Un manicomio!”. “Lavorare al Leeds è stata una delle esperienze più bizzarre della mia carriera professionale. A volte mi sembrava davvero di lavorare in un manicomio e ho seriamente messo in dubbio di continuare a lavorare per lui, a causa dei suoi brutti scatti d’ira, che erano come avere a che fare con un bambino viziato. Era stressante. Tuttavia, ho imparato rapidamente che l’unico modo per affrontarlo era tenergli testa e dare il meglio. Una volta mi ha incolpato di un costoso errore riguardante un prestito per Souleymane Doukara dal Catania. Stava inveendo e delirando, ma non avevo avuto alcun coinvolgimento in questa vicenda. Scattai – era uno sfogo di troppo da parte sua – e mi lanciai attraverso la scrivania con il dito puntato vicino al suo viso, gridando “Non incolparmi mai ca**o di qualcosa che non ha niente a che fare con me. Tu incasini tutto e nessun altro. Cellino si è f***, ha fatto marcia indietro e ha finito per incolpare qualcun altro!”. 

La superstizione. “Aveva anche alcune strane e meravigliose superstizioni, come eliminare il numero 17 dal club e non usare il colore viola. Un giorno mi ha persino detto di assicurarmi che il portiere Paddy Kenny, che aveva un ingaggio alto, fosse messo fuori dal club perché era nato il 17. Quando ho organizzato la consegna della Mini per suo figlio, Cellino ha rifiutato di farla di venerdì, perché “il venerdì è stato un giorno sfortunato per la consegna delle auto”. Come ho detto, un manicomio”.

Strane scelte. “Un mese dopo il mio arrivo al Leeds, Cellino ha sbalordito i tifosi del club nominando il relativamente sconosciuto Dave Hockaday come nuovo allenatore della prima squadra. L’esperienza manageriale di Hockaday era quella di un allenatore delle giovanili a Watford e Southampton, quindi quattro anni di manager dei Forest Green Rovers quando erano nella National League. Fin dal suo primo giorno per me era ovvio che tutto sarebbe finito in lacrime. Andavo d’accordo con Dave ed era davvero un bravo ragazzo, così come il suo assistente Junior Lewis, ma la realtà era che entrambi erano in tilt nel lavorare in quel Leeds. Dave, tuttavia, ha identificato due giocatori eccezionali che avrebbero trasformato il club”.

Il no a Van Dijk!. “Uno dei due giocatori era un… certo Virgil van Dijk, allora al Celtic. Cellino lo ignorò e ingaggiò Giuseppe Bellusci in prestito dal Catania, squadra italiana di Serie B. Conosciuto come “Il Guerriero”, Bellusci ebbe un buon ingaggio grazie a un’immeritata reputazione da duro. Ha esordito in una sconfitta per 4-1 contro il Watford e da lì le cose non sono migliorate molto: non era piaciuto a molti dei suoi compagni di squadra o allo staff del club. L’altro obiettivo suggerito da Dave era Andre Gray (giocò poi con Burnleym Watford e Qpr, ndr) invece Cellino decvise l’ingaggio di Mirco Antenucci dalla Ternana. Hockaday aveva trovato due giocatori che avrebbero visto il Leeds realizzare un enorme profitto a tempo debito e avrebbero potuto anche portare alla promozione della squadra in Premier League. Sapevo che Hockaday non sarebbe durato a lungo e avevo ragione. Dopo soli 70 giorni lui e Lewis furono licenziati. Cellino mi ha chiamato e tutto quello che ha detto è stato: “Caccia Hockaday”. Ho risposto che avrebbe dovuto parlare lui con Dave, ma a Cellino non piaceva il confronto, quindi si è rifiutato di farlo”.

Come a… Football Manager. “La maggior parte dei proprietari di club avrebbe fatto la cosa più sensata prendendo un allenatore sostitutivo prima di licenziare quello in carica, ma Cellino era tutt’altro che normale. In effetti, stava giocando una partita nella vita reale di Football Manager. Quella sera stessa fui convocato nel suo ufficio dove mi chiese chi pensavo dovessimo nominare. Ho chiarito che non avevo alcun input e quindi Cellino ha deciso che voleva Steve Clarke. Clarke rispose no, Cellino ricorse al piano B chiamando Paul Clement, che era assistente di Carlo Ancelotti al Real Madrid. Cellino ha chiamato Ancelotti e ha voluto sapere quale fosse lo stipendio di Clement. Quando Ancelotti gli ha detto che superava il milione di euro all’anno, i colloqui sono finiti molto velocemente! Cellino è quindi tornato al piano C mettendo temporaneamente il manager dell’Accademy, Neil Redfearn, mentre cercava un capo allenatore permanente. Sorprendentemente, data la crescita di giocatori come Lewis Cook, Charlie Taylor, Sam Byram, Bailey Peacock-Farrell, Alex Mowatt e Kalvin Phillips, Cellino era stato inizialmente intenzionato a chiudere l’Accademy prima di essere convinto che fosse una scelta sbagliata”.

Allenatori nella centrifuga. “Cellino aveva detto a Redfearn, durante una delle sue stranezze alla guida della prima squadra, di volersi sbarazzare del futuro nazionale inglese Phillips perché “non era abbastanza bravo”. Anche questo mostra quanto fosse scarso il giudizio di Cellino sui giocatori. Con Redfearn in carica temporanea, Cellino tornò al piano D che era Gary Megson. Conoscevo bene Gary e ho organizzato un incontro nell’appartamento di Cellino nel centro di Leeds il giorno successivo. Tuttavia, circa un’ora prima dell’incontro, Cellino ha chiamato per dire che aveva cambiato idea e che non voleva Gary dopotutto, quindi è stato tutto cancellato. Era un altro esempio di come la situazione generale stesse diventando una farsa. Le cose poi sono andate più tranquillamente fino a quando un allenatore serbo, poco conosciuto, comparisse sulla scena: Darko Milanic. Non avevo mai sentito parlare di lui e nemmeno la maggior parte dei fan del Leeds. Dopo aver ascoltato la sua prima conferenza stampa, sapevo che non sarebbe durato a lungo: l’unica sorpresa è stata che è durato un mese”.