19 Luglio 2023

ESCLUSIVA PSB – Malfitano: “De Laurentiis imprenditore geniale, garantirà al Bari un futuro solido”

Lo storico giornalista in esclusiva ai nostri microfoni

MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images - Via One Football

Una penna che ha scritto pagine di storia in diverse declinazioni, prima di trasformarsi in tastiera per accettare l’aggiornamento tecnologico di un mestiere – per meglio dire di una responsabilità – che scorre ma non muta la propria componente più intima e calda, quella di dare al calcio un ordine più sinuoso, equilibrato, favorendo dibattiti e consentendo di solleticare i più variegati e interessanti punti di vista. Mimmo Malfitano, per esperienza e status, è un angolo di storia del calcio in quel di Napoli, con gli argomenti e la profondità per bussare alla porta del presente e dare suggerimenti al futuro. Stentorea firma de “La Gazzetta dello Sport”, cui ha legato una corposa parte della sua vita (così come della sua carriera, ma i concetti si mescolano), la nostra redazione l’ha contattato in esclusiva per comprendere ulteriormente il modo di fare calcio, espressione oramai tanto comune, della famiglia De Laurentiis, che sta guidando il Bari verso lidi indubbiamente prestigiosi, dopo aver portato la compagine sita all’ombra del Vesuvio in un impareggiabile Paradiso.

La prima domanda è eminentemente introduttiva: la famiglia De Laurentiis ha restituito al calcio italiano i due più importanti poli del Sud. Dove nascono e continuamente fioriscono i meriti di questo intimo gruppo di lavoro?

“Credo che tutto parta da Aurelio, il capostipite, che nel corso degli anni si è dimostrato – calcisticamente parlando – un imprenditore geniale. Ritengo che questo genio appena menzionato sia sostenuto anche dall’intuito che ha. De Laurentiis ha percepito che Napoli potesse essere una grande rivelazione dal punto di vista calcistico, prendendo il club dal fallimento e portandolo a diventare una big europea. Ha ripetuto la stessa azione con il Bari, ovviamente in una dimensione diversa, tanto per bacino d’utenza quanto per la storia dei partenopei, inevitabilmente più intrigante, senza dimenticare la questione ambientale, un altro punto che conta non poco. Aver perso la promozione in Serie A all’ultimo atto ha dimostrato quanto il percorso stia procedendo in maniera encomiabile anche su suolo pugliese. Il suo intuito imprenditoriale, che gli ha permesso di ottenere ottimi risultati nell’industria cinematografica, gli ha consentito di affermarsi anche nel mondo del calcio. Vado oltre: in questo momento, la classe dirigente calcistica italiana lascia molto a desiderare, in quanto fortemente limitata, ma se ci si affidasse alle idee di Aurelio De Laurentiis il rilancio sarebbe notevole”.

Il Bari ha ritrovato il dolce sapore del presente e l’inebriante sensazione di futuro grazie alla rifondazione guidata da Luigi De Laurentiis, con il padre Aurelio a soprintendere. Le norme federali raccontano dell’oramai nota incompatibilità gestionale che andrà sciolta entro il 2028-2029 oppure, in caso di promozione dei pugliesi in Serie A, nel giro di poche settimane. Ritiene che la piazza debba gioire per il ritorno nel grande calcio oppure essere legittimamente destabilizzata da quella che è comunque una forma di precarietà?

“Le norme federali sono abbastanza chiare, su questo non c’è dubbio. Per evitare un nuovo caso Salernitana, la Federazione ha implementato tale proroga al 2028/2029, così da concedere tempo e modo per risolvere ogni situazione ancora da districare. De Laurentiis conosce bene il regolamento, sa a cosa si va incontro, non a caso si era già mosso per garantire al Bari una società solida, ergo non avrebbe venduto al primo arrivato se avesse ottenuto la Serie A. Si parlava ad esempio di Casillo, ma ad ogni modo il club era già stato in qualche modo sistemato, tra l’altro a mio avviso in buone mani. Per l’esperienza che ho vissuto a Napoli con Aurelio, conoscendo la sua serietà e integrità, sono certo che se il Bari dovesse ritornare presto in Serie A non sarebbe affidato a un chicchessia, in quanto la famiglia De Laurentiis chiederebbe opportune garanzie sia per sé che per la città e i tifosi”.

Lei ha accompagnato l’intero percorso di Aurelio De Laurentiis, e di conseguenza della famiglia, nel calcio. Restando nei confini di questo mondo tanto atipico, è un modello – oltre che un personaggio – replicabile?

“In un calcio che sta andando alla deriva, dove si agisce attraverso holding e fondi internazionali, sono due i presidenti che hanno specificità differenti: Lotito e De Laurentiis, nei quali vedo l’archetipo vecchio stampo del ruolo, ma al contempo con idee molto aggiornate. Le loro società si autofinanziano, non hanno né hanno avuto bisogno di ricapitalizzazioni continue. Parliamo di gestioni in un certo senso più soft, con modus operandi precisi. De Laurentiis, a mio avviso, è un modello complessivamente nuovo a disposizione del nostro calcio e, come dicevo poc’anzi, le quotazioni del calcio italiano salirebbero vertiginosamente se si desse un peso maggiore alle sue idee. Non è casuale il fatto che la commissione che sta gestendo la trattativa per i diritti televisivi sia composta proprio da De Laurentiis e Lotito, ovvero i due personaggi che al momento meglio si sposano con gestioni societarie che vedono ancora fiorire un’anima, una forma di passione tangibile, così come tanto coinvolgimento diretto”.

Probabilmente la più grande zona d’ombra nella gestione del Napoli targata De Laurentiis risulta essere quella riguardante il settore giovanile. È pronosticabile qualcosa di diverso per il futuro del Bari?

“La verità è una: la famiglia De Laurentiis è poco interessata allo sviluppo del settore giovanile, su questo non credo ci siano dubbi. Il Napoli Primavera è retrocesso in Primavera 2, e il fatto che gli azzurri non riescano a lanciare un solo giovane in prima squadra sta a significare che manchi questa declinazione di cultura sportiva. La Juventus ha portato diversi talenti tra i grandi, così come la Roma oppure l’Empoli: gli esempi in Italia non mancano. Un’altra certificazione di ciò arriva dalle Nazionali under, dove non c’è praticamente mai un elemento del Napoli, ad eccezione – a titolo di esempio – di Ambrosino, ma che nella scorsa stagione è stato girato prima al Como, poi al Cittadella. Se il Napoli avesse interesse per un giovane, menzionando proprio il classe 2003, prima di lasciarlo partire ne dovrebbe pretendere la titolarità, perché mandare a zonzo per fare panchina non ha alcun senso. Questo è un discorso per il quale ho preso alcune critiche: parlavo di Gianluca Gaetano, al quale dicevo di dover andare a giocare, perché a Napoli non avrebbe mai giocato titolare. Stesso discorso per i vari Zerbin e Zedadka: questa gente deve andare via, perché se non si mettono minuti nelle gambe a 22-23 anni si esce fuori dal mondo. Ribadisco: agli azzurri dei giovani non interessa, in quanto la famiglia De Laurentiis ragiona in questa maniera, difatti non mi aspetto nulla di diverso a Bari, dove non mi sembra che ci sia una proliferazione di questo tipo in prima squadra”.