ESCLUSIVA PSB – Izzo raccontato da Cané: “Era già moderno quindici anni fa. Doveva badare alla famiglia, vi svelo un aneddoto”
Armando Izzo raccontato dal suo ex allenatore
Francesco Scaccianoce/Getty Images - Via One Football
I primi capitoli del percorso di Armando Izzo non si sono sviluppati su un asfalto ben curato e un itinerario dalle tappe definite. Una storia, quella del difensore oggi al Monza, fatta di momenti difficili nel reale significato dell’espressione: barriere alzate dalla vita che, molto probabilmente, avrebbero reso ricordi i sogni di tanti. Per Armando non è stato così, le barriere sono stati ostacoli – certo – ma non divieti di accesso alla porta degli obiettivi. Lui stesso, in un passato non troppo lontano, ha parlato di miracolo: chi l’ha conosciuto, come Ivan Faustino Cané, allenatore in quegli anni nel settore giovanile del Napoli, dove ha incrociato il difensore sia negli Allievi che in Primavera, non può che sottolineare la bellezza dell’alba dopo una notte che non meritava di essere interminabile. Raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni, il figlio dell’indimenticabile Cané, leggenda brasiliana che tanta storia ha scritto all’ombra del Vesuvio, ha ricordato con una punta di commozione e un’onda di felicità il ragazzino diventato uomo.
Faustino, raccontaci il “tuo” Armando.
“Armando fu aggregato ai miei Allievi Nazionali da sotto-età, lui è un classe ’92 e fu inserito nel gruppo dei ’91. Per intenderci: gente come Insigne, Maiello, Sepe e diversi altri. Era dicembre, si fece male un difensore e la casella fu colmata da Armando. All’epoca i rapporti tra categorie era diverso, non avevamo la possibilità di conoscere gli altri gruppi, ma quando i nostri cammini si incrociarono rimasi subito colpito dalle sue qualità: incredibile capacità di anticipo, abilità con entrambi i piedi. L’anno successivo diventò parte integrante proprio gli Allievi Nazionali, ma in un primo momento non riusciva ad avere continuità negli allenamenti. Dopo un po’ di chiacchiericcio decisamente superficiale, fu lo stesso Armando a spiegarmi cosa stesse succedendo: l’assenza del padre, che aveva perso qualche anno prima, la mamma stava fuori per grande parte della giornata per lavorare, dunque lui doveva badare ai fratelli minori. Fu importante l’incontro col procuratore Paolo Palermo, che iniziò a gestirlo e ad accompagnarne il percorso. Cito anche Cristiano Mozzillo (ex dirigente del settore giovanile del Napoli, oggi all’Inter, ndr), che in diverse occasioni fu un supporto importante per il ragazzo. Da lì in poi le cose fluirono in maniera più lineare, e in Primavera confermò tutte le sensazioni positive già maturate. Con qualche centimetro in più, ti dirò, avrebbe fatto una carriera ancora più importante di quella che ha già fatto e continuare a fare. Inevitabile menzionarne anche il lato umano”.
Prego.
“È un ragazzo splendido. Ricordo tanti viaggi in pullman fatti di risate e condivisione. Armando era un bambinone, non si percepiva la minima emozione negativa in lui. Non aveva cattiveria. Un napoletano senza alcun dubbio verace, genuino, una persona vera”.
In termini tecnico-tattici era già una versione di quello che poi è stato ed è tra i grandi?
“Vedevo un calciatore moderno e differente già in quegli anni. Aveva le caratteristiche che oggi, quindici anni dopo, si cercano in un difensore: anticipo, aggressione, freschezza atletica, intensità. Difende in avanti, conduce il pallone senza timore, ha personalità. Era avanti, non c’è alcun dubbio: i ruoli nel calcio dei nostri giorni praticamente non esistono più, ma Armando interpretava così il gioco già in quel periodo. Queste qualità, dunque, hanno sempre fatto parte del suo corredo”.
Ivan, per concludere: un augurio, da parte tua, all’Armando uomo e calciatore.
“Ho letto, in primis, che diventerà di nuovo padre: gli faccio questo primo augurio, perché avere un figlio è la cosa più bella di tutte. Detto ciò, gli auguro di restare sulla cresta dell’onda, perché so i sacrifici che ha fatto. Sono affezionato ad Armando e a tutti i miei ragazzi, che ancora oggi chiamo così. In quegli anni convivevamo con tanti disagi: non avevamo un campo fisso, mancavano attrezzature, dunque è un’incredibile soddisfazione aver vissuto il percorso di chi ce l’ha fatta, proprio Armando, Lorenzo Insigne, Sepe, Maiello e diversi altri”.