16 Giugno 2023

I top e flop di PSB – Allenatori vincenti e squadre miracolose. Quattro retrocesse più una: dove la confusione ha regnato e condannato

I top e flop di PSB della Serie B 2022-2023

Francesco Pecoraro/Getty Images - Via One Football

L’epilogo incredibile del San Nicola tra Bari e Cagliari ha posto la parola fine alla Serie B 2022-2023. Una stagione incredibile, ricca di squadre importanti, di piazze calde e di tifoserie che hanno popolato gli stadi cadetti come poche volte nel corso della storia.

È stata ovviamente anche la Serie B che sul campo ha fatto vedere diverse cose interessanti. Allenatori in rampa di lancio, calciatori in vetrina e, dall’altra faccia della medaglia, fracassi e fallimenti. Di seguito i top e flop della stagione di PSB.

TOP

Gli allenatori vincenti

Ci sono allenatori che hanno vinto, e dunque quelli delle prime tre, in maniera differente. Essere vincenti però non significa solo sollevare un trofeo ed è per questo che ai tre prima indicati se ne aggiungono altri. Ma andiamo con ordine.

Fabio Grosso ha ottimizzato al meglio il lavoro eccellente della proprietà del Frosinone e di Angelozzi facendo rendere oltre ogni più rosea aspettativa una squadra comunque forte ma che necessitava di essere indirizzata. Alberto Gilardino a Genoa ha invece firmato un capolavoro: arrivato a dicembre per risollevare il Grifone, il Violinista Campione del Mondo nel 2006 ha ribaltato l’ambiente in un modo incredibile. Dalla costante negatività che si trascinava dalla retrocessione dei mesi precedenti ad un entusiasmo incredibile. Una piazza accesa così come era acceso il Genoa in campo: frizzante ma solido, propositivo ma ordinato ed alla fine vincente.

Chi ha vinto è stato Claudio Ranieri: il Signore del calcio italiano per antonomasia che ha ripreso il Cagliari 33 anni dopo averlo portato in Serie A, riportandolo in Paradiso all’ultimo pallone giocato con un intervento netto, deciso e chiaro di quel fattore chiamato Destino.

Hanno poi vinto Paolo Vanoli e Wiliam Viali. Il primo, dopo una bella esperienza lontano dall’Italia con l’apice in Russia, ha preso una squadra spaesata ed a rischio retrocessione e l’ha portata ai playoff valorizzando calciatori che stavano intraprendendo la strada per diventare “meteore”. Pohjanpalo ha incantato e segnato ed i calciatori stranieri arrivati sono stati perfettamente assemblati in quella che negli ultimi mesi è stata probabilmente la miglior squadra della Serie B. Il secondo ha invece tirato fuori dal Cosenza energie e qualità che probabilmente nessuno immaginava esistessero. Il gol di Meroni ha legittimato una salvezza che, rosa e budget alla mano (spoiler), poteva retrocedere ma che grazie a Viali resta in Serie B. E, opinione impopolare dati gli ultimi episodi, ma che non devono oscurare quanto è stato fatto prima, ha vinto Michele Mignani. Il Bari per qualità della rosa non era da terzo posto ma nel corso dei mesi ha dimostrato che quella piazza l’ha ampiamente meritata. L’epilogo amaro non deve nascondere ciò che Mignani ha costruito con un organico inferiore ad almeno 4 o 5 squadre ai nastri di partenza.

La B dei grandi che esalta i “piccoli”: salvarsi e stupire con budget limitati

La Serie B delle grandi piazze ha visto esaltare le piccole. Il cammino del Sudtirol, tenendo conto che eravamo di fronte ad una matricola assoluta che si porta con sé una storia culturale e sportiva particolare, è ai limiti del leggendario. Bisoli ha costruito una favola che si è alimentata settimana dopo settimana sino alla doppia sfida playoff col Bari. Gli altoatesini hanno vinto il loro campionato salvandosi e questo non va mai dimenticato.

Chi, anche se con un po’ più di fatica rispetto al solito, si è salvato mantenendo intatta la propria filosofia a basso costo e di valorizzazione del prodotto è il Cittadella. Marchetti merita elogi al finire di ogni stagione e probabilmente non saranno mai abbastanza. Una Serie B con corazzate economiche e tecniche battute, a tratti sovrastate, da idee e pochi soldi. Il Cittadella salvo ed alcune delle big in Serie C ne è la chiara dimostrazione.

È salvo ancora una volta pur spendendo poco il Cosenza. Salvezza che ha tanto di Viali, come detto, ma anche delle mosse intelligenti di Gemmi a gennaio, Micai su tutti. Il cuore cosentino e l’abnegazione della squadra ha poi fatto il resto.

FLOP

Le quattro retrocesse: per i modi e non per il risultato

Ci sono casi in cui chi fallisce a livello sportivo probabilmente non lo avrebbe meritate. Fattori avversi, episodi negativi che hanno spostato un punto piuttosto che un altro; un palo o una traversa che cambiano le sorti di una stagione racchiudendo sotto la parola “sfortuna” il campionato. Bene: questo non è stato il caso di questa Serie B che ha visto retrocedere le 4 squadre che in assoluto, sommando tutti i fattori, hanno fatto peggio.

Il Benevento di Vigorito, onesto, appassionato e passionale amante del calcio, ha pagato errori che si protraevano dalle stagioni precedenti. Continuare con Caserta dopo una scintilla mai scattata ha fatto perdere i primi mesi ad una squadra che ha nello scambio Ciano-Insigne col Frosinone la fotografia di un’avventura, quella di Foggia, che probabilmente doveva finire prima.

La SPAL retrocede ed il disastro è firmato e sottoscritto da Joe Tacopina. Il presidente degli estensi ha cambiato ed affidato, tolto dalle mani ciò che aveva affidato e ricambiato ancora. L’idea di stravolgere tutto per affidarsi a Lupo e De Rossi è apprezzabile ma rinnegare tutto dopo poco tempo è stata la pietra tombale su una stagione che riporta una società gloriosa, meritatamente, in Serie C.

Il Perugia di Santopadre è passato dai playoff miracolosi con Alvini alla retrocessione con Castori. L’errore è probabilmente in questa frase: passare da una filosofia fresca ed a tratti innovativa per sposarne una conservativa ed altamente difensivista. Il Perugia, non costruito alla perfezione e senza attaccanti affidabili, ha rimesso nelle mani di Castori le speranze salvezza. Ma l’esperienza dell’allenatore non ha portato a nulla con il Grifo in vita solo per poche settimane quando sembrava essersi rialzato. Non è stato così’.

Infine il Brescia. La società con più partecipazioni in Serie B gettata, seppur a pochi minuti dal termine, in Serie C. L’utilizzo del verbo gettare non è casuale e si rifà ad una gestione pessima da parte di Massimo Cellino che ha cambiato un’infinità di allenatori, stava per cedere salvo poi non farlo e che, per il rotto della cuffia, stava mantenendo una categoria che non avrebbe meritato. Lo avrebbe meritato la piazza (da non confondere coi criminali della finale col Cosenza); lo meritava Gastaldello, miracoloso nel ridare speranza alle Rondinelle. Così non è stato.

Stefano Bandecchi

Il caos parte da lontano: da quando, in un’opinabile scelta di certo anacronistica, fa firmare a Lucarelli una lettera coi buoni propositi, di fatto, per la prossima stagione. La Ternana a campionato in corso esonera poi l’allenatore che stava sin lì conducendo un campionato regolare. L’esonero, a cui son susseguite parole di poca stima per l’allenatore, nasce dalla convinzione che la Ternana debba salire in Serie A. Guardando le rose ed i valori in campo l’obiettivo era oggettivamente impossibile da raggiungere. Per perseguirlo arriva Andreazzoli che poi si dimette per far posto nuovamente a Lucarelli. Nel frattempo si susseguono polemiche, scontri verbali allo stadio, sputi ed una Ternana che crolla sul campo. Nel mezzo una cessione prima totale, poi parziale, mai avvenuta con la Ternana che ripartirà, a meno di cessioni last minute, ancora da Bandecchi ma non da Lucarelli.