29 Febbraio 2024

Garbato, ma non troppo – Che la Feralpisalò si salvi o meno, quello di Marco Zaffaroni è un capolavoro

Ode a un allenatore che sta realizzando qualcosa di straordinario

Con la vittoria netta per 2-0 in casa dell’infinitamente più quotato Spezia la Feralpisalò si è rilanciata in chiave salvezza. Il lavoro che sta svolgendo sulle rive del Garda l’allenatore Marco Zaffaroni, però, va ben oltre la permanenza in Serie B. Con una rosa poverissima non migliorata a gennaio, subentrando in una situazione di classifica tragica, il mister ha impresso dal suo un andamento da salvezza diretta. Non con la forza della disperazione e con l’aiuto della sorte, ma secondo idee tecnico-tattiche ben precise che ci stanno donando una delle proposte più interessanti del campionato.

Già soltanto la linea difensiva meriterebbe un saggio in esclusiva: il redivivo Luca Ceppitelli, mai così continuo negli ultimi anni, è l’unico centrale di ruolo che sta venendo adoperato. Con un reparto non all’altezza si è lavorato su compiti e caratteristiche più che su ruoli. Ecco dunque capitan Davide Balestrero che si scopre imperforabile e utilizza tutta la propria intelligenza calcistica per aiutare anche in fase di possesso, ma anche Bruno Martella che senza più il passo dei migliori anni riesce ad arretrare il raggio d’azione e fungere da centro-sinistra.

Nella linea dei 5 di centrocampo si trovano altre due invenzioni totali dell’allenatore. Mattia Felici, seconda punta talentuosa ma discontinua anche ai livelli della Serie C, diventa uno dei migliori quinti di destra del campionato. Sacrificandosi? Macché. I numeri lo premiano come uno dei maggiori dribblatori del campionato: crea superiorità numerica, rifinisce e sta imparando anche a concludere come dimostra il gol segnato ieri che è il terzo stagionale. L’altro è Davide Di Molfetta, ala dotata di un gran tocco ma che quando schierata nel proprio ruolo originario appariva evanescente. Arretrato come mezzala trova il tempo e lo spazio per esprimere al meglio le proprie doti, rinunciando a qualche spunto negli ultimi 20 metri per legare in modo qualitativo il gioco nelle zone nevralgiche.

Quando in un 11 titolare un tecnico deve di fatto reinventare ben 4 calciatori è impossibile nascondere le pecche nell’allestimento della rosa. Marco Zaffaroni, però, ha trasformato i limiti in opportunità in maniera poetica. Con pochissimo tempo per lavorare, ha saputo guardare nel profondo dei suoi uomini e scovare prospettive che neppure loro credevano potessero appartenergli. Viene davvero difficile limitarsi agli algidi risultati per descrivere la parabola dell’allenatore. La sua Feralpisalò, sgraziata, complicata, poco attrezzata, è un capolavoro decisamente fuori dal comune.