13 Ottobre 2021

Como, Varnier si racconta: “Quest’estate ho pensato di mollare, ringrazio i lariani per aver puntato su di me”

VARNIER COMO VARNIER COMO – Marco Varnier, difensore in prestito al Como e reduce da tre anni di gravi infortuni, si è raccontato sulle pagine de La Provincia di Como. “Era il terzo giorno di ritiro con l’Atalanta a Rovetta, il 7 luglio 2018. Una normale partitella, Papu Gomez mi cadde addosso al ginocchio destro, […]

Photo by Alessandro Sabatini - Getty Images / Via One Football

VARNIER COMO

VARNIER COMO – Marco Varnier, difensore in prestito al Como e reduce da tre anni di gravi infortuni, si è raccontato sulle pagine de La Provincia di Como.

“Era il terzo giorno di ritiro con l’Atalanta a Rovetta, il 7 luglio 2018. Una normale partitella, Papu Gomez mi cadde addosso al ginocchio destro, in maniera del tutto fortuita. Crociato, menisco, cartilagine: tutto rotto. Lì iniziarono le mie disavventure. E il 27 luglio ero ad operarmi a Barcellona, dal professor Cugat. A novembre: la sindrome del ciclope, che mi impediva l’estensione completa del ginocchio. Può capitare in questi casi, ma dovetti ripartire da zero, dopo un intervento in artroscopia. Poi, durante la riabilitazione, la fatica a correre, per un edema sul piatto tibiale. Risultato: fermo per tredici mesi, solo palestra ma niente campo. Ho frequentato Zingonia più di tutti gli altri: da infortunato, il lavoro era maggiore. Sedute doppie, palestra, piscina..

L’anno dopo non partecipai alla preparazione, ma riuscii a prendere parte ad alcuni giorni di lavoro a Zingonia con l’Atalanta, prima di ferragosto: ricordo un’euforia smisurata, non mi sembrava vero. Ma il muscolo non era ancora in pari. A fine mercato andai al Pisa ma non ero ancora pronto. Mister D’Angelo mi chiese se me la sentivo: l’ebbrezza mi spinse a dire di sì, ma non era il momento giusto. Nel finale della mia quarta partita, a Perugia, mi feci male: saltò l’altro crociato, perché caricavo troppo il peso. Nuovo lungo stop. 

Quello stop del campionato fu positivo dal punto di vista del mio infortunio, perché mi diede il tempo per recuperare. Vissi i primi mesi del lockdown a Bergamo, nei giorni bui: quando non era vietato, andavo a correre tutte le mattine, lavorai sodo. E a fine stagione tornai a giocare con il Pisa, che mi riprese in prestito per l’anno successivo. Non sono uscite tutte le notizie dei miei problemi fisici, ma dopo un inizio di 2020/21 in campo, il ginocchio sinistro mi si gonfiò. Lesione del menisco, terapia conservativa, tre mesi fuori: rientrai a gennaio, ma dopo un mese fui costretto all’operazione.

Il Como mi ha preso in prestito a luglio: lo ringrazio, perché onestamente capisco che non è facile puntare su uno come me, dal punto di vista fisico, dopo 21 partite in tre anni. Ma anche l’estate mi ha riservato problemi: ginocchio gonfio, dolore, niente ritiro e le risonanze che non trovavano problemi. Ho iniziato con neuromodulazione e potenziamento muscolare: ora sto bene e sto giocando. Il mio calcio è lo stesso: non sono condizionato negli interventi. Non posso permettermelo: se mi sentissi di togliere la gamba, mollerei, non avrò mai paura. Ho pensato di mollare solo qualche mese fa: in estate, con il ginocchio gonfio e senza risposte, iniziai a informarmi per qualche università. Anche gli obiettivi individuali passano da quelli di squadra e con il Como punto alla salvezza.”