25 Agosto 2022

ESCLUSIVA PSB – Venezia, Ceccaroni: “Qui mi sento a casa. Javorcic maniacale, abbiamo qualità”

PIETRO CECCARONI VENEZIA – Il calcio dei nostri padri ci è stato consegnato come un concentrato di mistica ed epica, di racconti capaci di suscitare sensazioni immaginifiche e troppo distanti, come bagaglio valoriale, rispetto a quanto edificato dall’era moderna, certamente spettacolare ma (si dice) vacua in termini di storie, emozioni, scelte contro-intuitive, romanticismo applicato allo […]

PIETRO CECCARONI VENEZIA – Il calcio dei nostri padri ci è stato consegnato come un concentrato di mistica ed epica, di racconti capaci di suscitare sensazioni immaginifiche e troppo distanti, come bagaglio valoriale, rispetto a quanto edificato dall’era moderna, certamente spettacolare ma (si dice) vacua in termini di storie, emozioni, scelte contro-intuitive, romanticismo applicato allo sport. Tra una o più generazioni probabilmente il discorso sarà accentuato, perché il ricordo è sublimato dal sentimentalismo della nostalgia, mentre il presente è bruscamente accelerato da tutte le informazioni che sono propinate e che spesso non permettono di fermarsi e cullarsi su tutto ciò che il Gioco più diffuso al mondo è in grado di generare e consegnare. Pur gettati in questo mare magnum, bisogna avere la lucidità di riconoscere i tratti differenti rispetto alla normalità, così come le decisioni piene di quelle emozioni che, se diffuse, avvicinano la gente. In sintesi, è doveroso accorgersi delle persone per bene, al contempo notevoli professionisti, in grado di ricordare perché riteniamo la creatura di Eupalla centrale nelle nostre vite. Perno, leader, oramai bandiera del Venezia, Pietro Ceccaroni è certamente un esempio che chiude questa – si spera gradevole – introduzione. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, queste le dichiarazioni rilasciate dal difensore.

Pietro, la prima domanda non può che essere prettamente introduttiva. Il Venezia è ripartito con un nuovo ciclo, tanto nell’allenatore quanto in diversi interpreti. Che vibrazioni state avvertendo dopo queste prime uscite?

“Siamo partiti carichi, quest’anno abbiamo fatto un ritiro lungo ed è stato positivo per conoscerci meglio, una cosa sicuramente necessaria. Abbiamo lavorato tanto e bene, stiamo cercando di creare un gruppo unito, anche se sappiamo che non sarà una conquista immediata in virtù delle tante nazionalità presenti all’interno dello spogliatoio. Detto ciò, ritengo che stiamo facendo un bel percorso, tanto merito va al mister che sta facendo un lavoro veramente importante in campo e fuori. Secondo me abbiamo iniziato bene, cercando di migliorarci e di essere squadra: le sensazioni sono positive, il nostro allenatore ci fa lavorare intensamente e i risultati in campo penso che si siano già visti nelle ultime due partite”.

Ivan Javorcic è un allenatore che ha dimostrato di lavorare molto attentamente sull’organizzazione di gioco e la compatibilità delle sue idee con le caratteristiche degli interpreti. Più che essere un profilo da laissez faire, parliamo di un ottimo sarto. Che idea hai dell’abito che sta cercando di cucirvi addosso?

“Il mister è maniacale in tutto, ce lo sta dimostrando da quando è arrivato. Cura ogni dettaglio, all’inizio pensavamo fosse concentrato soprattutto sulla fase difensiva viste le statistiche della scorsa stagione, ma in realtà è attentissimo a tutti gli aspetti del gioco. Sta cercando di comprendere il gruppo che ha a disposizione, per fortuna il mercato tra una settimana chiuderà così da capire definitivamente quali saranno i giocatori sui quali potremo puntare. Il suo lavoro è volto a dare un’identità precisa alla squadra, che dovrà imporre sempre il proprio gioco e al contempo avere intensità, rabbia nella fase difensiva e voglia di dimostrare in ogni circostanza il valore che ci contraddistingue”.

Ora sarebbe banale e decisamente sbagliato snocciolare determinati temi, dato che questa è ancora la fase della conoscenza tanto tecnica quanto tattica. Detto ciò, il secondo tempo contro il Südtirol ha mostrato un Venezia su grandi ritmi, verticale ma non in misura esasperata, perché avete mostrato tecnica e lucidità nelle scelte, come dimostrato – tra i tanti indici – dal possesso palla nettamente a vostro favore.

“Il secondo tempo di Bolzano è stato fatto in maniera ottima, nonostante il gol subito mentre stavamo controllando la partita. Abbiamo patito una ripartenza, dobbiamo sicuramente stare più attenti e migliorare, ma ribadisco come la squadra abbia offerto una prestazione ottima, perché l’avversario era una compagine valida come il Südtirol, molto pericolosa quando si difende e riparte. Abbiamo concesso appena due occasioni, questo è un merito che ci va riconosciuto. Nella ripresa abbiamo giocato con grande attenzione e qualità, i giocatori per poterlo fare non mancano, perché a centrocampo e in attacco le scelte sono tante, così come differenti sono le caratteristiche dei nostri interpreti, tutti comunque molto forti tecnicamente e in grado di risolvere la partita. La squadra deve comunque essere brava ad assistere le individualità, siamo consapevoli che il nostro sarà un percorso lungo, complice un organico giovane e in parte nuovo”.

Nel tuo percorso Venezia è stata, finora, la tappa probabilmente più significativa. In questa piazza hai vissuto e assimilato emozioni contrastanti, ma dall’esterno hai costantemente palesato grande equilibrio e inserimento nel tessuto cittadino e sportivo. Dunque, dopo tre stagioni, puoi dirci cosa significhi per te questo posto e questo club?

“Dal primo giorno in cui sono arrivato a Venezia ho sentito qualcosa di speciale, complice i superbi modi che il club ha utilizzato nei miei riguardi, elogio che gli riconosco da sempre. Sono davvero contento di aver fatto così tante partite ed essermi tolto soddisfazioni su soddisfazioni, anche in un’annata come quella passata, dove nonostante la retrocessione ho raggiunto traguardi che sognavo da bambino. Tutto con questa città e questa gente. Sento l’affetto di tutti, non solo della società bensì anche di tifosi e compagni. Ho scelto di rimanere qui perché mi sento a casa, penso che nel calcio sia giusto restituire l’affetto che ti viene concesso da chi ti vuole bene, anche e soprattutto quando ci sono momenti difficili come una retrocessione. Da questo punto di vista la società mi ha inoltre accontentato, ennesima dimostrazione di grande affetto e stima nei miei confronti. La cosa è reciproca, in posti come questo non è facile andare via”.

Parlando ulteriormente di questo tuo viaggio in terra lagunare, hai avuto modo di lavorare con tecnici come Dionisi, Zanetti, ora Javorcic, professionisti che fanno parte di quella onorabile categoria di allenatori che cercano di far crescere i calciatori attraverso le idee. Quanto credi che ti abbia migliorato questa possibilità?

“Tantissimo. Parlavo di ciò con un preparatore, secondo me per un calciatore è fondamentale avere a che fare con allenatori di un certo livello. Dionisi arrivava dall’Imolese, Zanetti non aveva ancora allenato in A, ugualmente Javorcic che arriverà sicuramente a quei livelli. Ciononostante iniettano incredibili dosi di voglia e dedizione in quello che fanno, perché desiderano far crescere i calciatori non solo attraverso il risultato ma con il lavoro quotidiano. Questo fa un’enorme differenza. Parlo, a titolo di esempio, per me, Fiordilino e Aramu, che purtroppo è appena andato via: siamo giocatori che negli ultimi tre anni, grazie a questi allenatori, sono cresciuti tantissimo, dunque non possiamo che ringraziare Dionisi e Zanetti per quanto fatto, così come Javorcic per il percorso nel quale ci sta immettendo”.

Salutiamoci così: dove può e vuole arrivare questo Venezia?

“Non è facile dirlo, perché siamo realmente una squadra in costruzione. Abbiamo già passato il periodo del ritiro dove, come dicevo, volevamo conoscerci bene. Stiamo facendo un percorso per migliorare giornata dopo giornata, dovremo avere sempre più consapevolezza di noi stessi per avere un’identità precisa. Capiremo le nostre possibilità, abbiamo qualità e voglia di fare bene, speriamo di poter arrivare il più in alto possibile, ma ragionando giornata dopo giornata”.