15 Maggio 2020

Empoli, Bajrami talento da comprendere: ora è una risorsa

BAJRAMI EMPOLI – Ognuno di noi ha un talento, bisogna capire quale. Non è così facile e, alle volte, non basta una vita per raggiungere quest’obiettivo. Diverse sono le spiegazioni: superficialità, mancanza di strumenti adatti, poca fiducia in se stessi e/o da parte degli altri. Il calcio non fa eccezione. La storia di questo sport […]

BAJRAMI EMPOLI – Ognuno di noi ha un talento, bisogna capire quale. Non è così facile e, alle volte, non basta una vita per raggiungere quest’obiettivo. Diverse sono le spiegazioni: superficialità, mancanza di strumenti adatti, poca fiducia in se stessi e/o da parte degli altri. Il calcio non fa eccezione. La storia di questo sport ha donato alla letterature innumerevoli casi di giocatori potenzialmente in grado di sovvertire ogni schema ma che si sono fermati, per l’appunto, alla potenzialità. Tanto che alle volte ci si chieda se il giudizio iniziale fosse errato.

Allo stesso tempo, però, la stessa letteratura del calcio è altrettanto piena di riferimenti a casi in cui è scoccata la scintilla che ha cambiato l’evoluzione di un capitolo che sembrava destinato a concludersi negativamente. Difficile oggettivare una spiegazione, ma spesso il merito è da ricercare in una persona, spesso un allenatore, che ha afferrato un messaggio non lanciato attraverso le parole, bensì con un gesto tecnico, una lettura, un semplice movimento. Insomma, qualcosa apparentemente banale. Il percorso di Nedim Bajrami nell’Empoli è una più che possibile rappresentazione concreta di quanto scritto.

Il giovane classe ’99 ha lasciato per la prima volta la sua Svizzera nel corso della scorsa estate, quando ha deciso di sposare il progetto Empoli. Società ambiziosa, campionato competitivo: insomma, un importante banco di prova. Sotto un aspetto tattico, Nedim è un calciatore difficilmente collocabile. In Svizzera, dove spesso era tra i più dotati tecnicamente, l’azione doveva trovare luce dai suoi piedi. Lo si vedeva, dunque, come playmaker davanti la difesa, oppure come mezzala o, ancora, trequartista. Porzioni di campo, dunque, dove il compito è creare situazioni, far leva sulla tecnica per raggiungere l’obiettivo della circostanza concreta. Ordinare, creare, rifinire. Nell’Empoli di Muzzi, però, la leadership tecnica di Nedim non ha avuto modo di manifestarsi. La sensazione era quella di avere a che fare con un buon profilo ma scarsa incisività. Probabilmente non si poteva pensare che le cose andassero diversamente: nuovo Paese, nuove abitudini, nuova lingua, nuovo calcio. Serviva tempo oppure maggiore fiducia? Magari entrambe, ma non potremo saperlo.

Una cosa, però, è certa: le precarie prestazioni e risultati della squadra non hanno aiutato un talento che, con determinate caratteristiche, necessitava di positività attorno a sé per rendere al meglio. Un giocatore di qualità deve captare la percezione di poter rischiare la giocata, sentirsi libero di esprimere il proprio io, elementi complicati quando la ricerca del risultato sembra essere l’unica medicina. In queste storie, però, come detto in apertura, arriva la persona che cambia in positivo il corso degli eventi. A Pasquale Marino va riconosciuto il merito di aver regalato un nuovo inizio a una squadra in netta difficoltà (senza dimenticare l’operato del DS Accardi e del presidente Corsi, abili nell’aver assecondato le richieste del tecnico in sede di mercato, ma si sa, i calciatori vanno in ogni caso messi in campo nella giusta maniera).

Il nuovo sistema elaborato dal tecnico ha portato punti e, soprattutto, prestazioni. Creare un’identità che faccia sentire i calciatori coinvolti è la condizione necessaria a raggiungere i risultati, che devono dunque essere interpretati come conseguenza invece che come obiettivo. Marino ha passato sapientemente questo concetto alla squadra e, oltre il certosino lavoro sul collettivo, ha analizzato prima e guidato poi i singoli in grado di poter fare la differenza. Bajrami è stato uno di questi. Il tecnico ha capito come poter valorizzare al massimo il talento elvetico e, per farlo, l’ha schierato come ala destra. Soluzione atipica rispetto al passato di Bajrami, la cui breve carriera non l’aveva mai visto in questa collocazione. Il calcio, però, dimostra continuamente come non esista verità ma una serie di possibilità per dare il massimo. Bajrami messo sull’esterno ha reso meravigliosamente, e la spiegazione è da ricercare in una serie di motivi. In primis la peculiarità di poter generare superiorità numerica grazie alla congenita capacità di saper dribblare. Nedim non è un comunemente noto funambolo, bensì un calciatore il cui dribbling ha uno scopo preciso: generare la prima citata superiorità. Step successivo è la tecnica che non bisognerebbe stancarsi mai di menzionare e che, abbinata alla visione del gioco propria del ragazzo, permette di compiere la scelta giusta. Rifinire, come dicevamo, è una caratteristica che ha accompagnato la carriera di Bajrami. L’assist oppure il key pass (passaggio chiave) sono strumenti che l’ex Grasshopper non ha mai nascosto, anzi. Dribbling e rifinitura partendo da una zona defilata permettono alla squadra di avere superiorità numerica, posizionale e, spesso, funzionale. Ovvero: più uomini coinvolti nello sviluppo della manovra rispetto alla contrapposizione difensiva avversaria; possibilità di poter beneficiare di uno smarcamento non seguito dai difensori che dà un’opzione alla squadra; potenziale vantaggio derivante dalla comprensione della propria precisa funzione (Bajrami può invadere palla al piede così come, allo stesso tempo, beneficiare di un eventuale compagno di squadra che attrae a sé una pressione avversaria).

La prova concreta (o una delle varie) di quanto esplicato è riscontrabile nel gol di Frattesi in occasione dello scorso Empoli-Pisa: Bajrami conduce il pallone, Fiamozzi si sovrappone fissando in ampiezza lo sviluppo dell’azione e non permettendo al terzino sinistro di uscire in raddoppio. Bajrami dribbla Gucher e genera la poc’anzi citata superiorità numerica grazie al duello vinto. Henderson nota lo spazio creatosi alle spalle della linea di pressione avversaria e decide saggiamente di invaderlo, assist per Frattesi che sfrutta il movimento dello stesso Bajrami, nel frattempo entrato in area di rigore e abile nell’eludere la pressione di De Vitis: il centrocampista di proprietà del Sassuolo è poi abilissimo nel concludere.

Una situazione spiegata per capire come un calciatore, messo nella giusta condizione, può apportare migliorie a se stesso e alla squadra. Questo, però, non vuol dire giocare nella stessa zona di campo di sempre. Il calcio offre sempre opportunità di crescita, non bisogna credere che le vie siano poche ma cercare continuamente nuove strade. L’importante è avere gli strumenti e ascoltare chi cerca di trasmettere principi che ti permettano di leggere le situazioni e regolarti di conseguenza. Pasquale Marino ha capito Nedim Bajrami e Nedim Bajrami ha ascoltato Pasquale Marino: il risultato non poteva che essere pregevole.

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