14 Maggio 2020

Assoagenti: “Il calcio va rispettato, serve la stessa attenzione riservata ad altri settori imprenditoriali”

ASSOAGENTI CALCIO – L’A.I.A.C.S (Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società) ha diramato il seguente comunicato per prendere una posizione netta riguardo il tema della ripresa dei campionati: “L’A.I.A.C.S. – Assoagenti intende esprimere la propria posizione nell’ambito della diffusa discussione afferente il prosieguo della stagione calcistica. A distanza di oltre sessanta giorni dalla interruzione dell’attività agonistica siamo ancora nel […]

ASSOAGENTI CALCIO – L’A.I.A.C.S (Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società) ha diramato il seguente comunicato per prendere una posizione netta riguardo il tema della ripresa dei campionati: “L’A.I.A.C.S. – Assoagenti intende esprimere la propria posizione nell’ambito della diffusa discussione afferente il prosieguo della stagione calcistica. A distanza di oltre sessanta giorni dalla interruzione dell’attività agonistica siamo ancora nel mezzo di una discussione sulla possibilità o meno di riprendere la stagione e sulle eventuali modalità di ripresa. Il calcio patisce alcune storture del sistema Paese, la burocrazia eccessiva travolge una attività imprenditoriale che, come confermato dal Ministro dello Sport, contribuisce fiscalmente per oltre un miliardo di euro, solo nel 2018 circa 1.7 miliardi. Si nota, altresì, un trattamento diverso del calcio rispetto ad altri settori imprenditoriali. Un esempio è la responsabilità penale attribuita ai datori di lavoro in caso di contagio o morte, prevista dalle disposizioni governative ribadite dall’Inail, nel calcio si traduce in una responsabilità attribuita ai medici sportivi, collaboratori della società. Una condizione , quest’ultima, assolutamente incomprensibile. Se vi sarà un protocollo sanitario rispettato nei minimi termini, non si comprende come possa attribuirsi una responsabilità, addirittura penale, ad un datore di lavoro ovvero ad un medico sportivo, nel caso del calcio. Ed ancora, i protocolli sanitari applicati alle aziende non obbligano alla chiusura di una ramo dell’impresa ovvero all’intera impresa in caso di contagio di un dipendente, nel calcio, al contrario, in caso di contagio si obbligano le squadre ad una quarantena di quindici giorni“.