1 Marzo 2021

ESCLUSIVA PSB – Lecce, Claudio Giambene (DAZN): “I giallorossi sono ancora alla ricerca di equilibri complicati. Entella? Mi aspetto una partita aperta. Sulla VAR in B…”

ESCLUSIVA PSB GIAMBENE DAZN – La Serie B non dorme mai ed è già pronta a ripartire con il turno infrasettimanale. Focalizzando l’attenzione sul Lecce di Corini, nello specifico, la nostra redazione ha raggiunto in esclusiva Claudio Giambene, giornalista DAZN, per analizzare proprio il momento dei giallorossi che scenderanno in campo contro l’Entella domani sera. […]

ESCLUSIVA PSB GIAMBENE DAZN – La Serie B non dorme mai ed è già pronta a ripartire con il turno infrasettimanale. Focalizzando l’attenzione sul Lecce di Corini, nello specifico, la nostra redazione ha raggiunto in esclusiva Claudio Giambene, giornalista DAZN, per analizzare proprio il momento dei giallorossi che scenderanno in campo contro l’Entella domani sera. Ecco l’intervista completa.

Dopo le due vittorie ottenute contro Cremonese e Cosenza, è arrivato un pari contro il Pescara, ma la sensazione generale è che il Lecce sembra aver ritrovato la bussola. Come giudichi il momento di forma dei giallorossi? Possiamo dire che il periodo più difficile è alle spalle?

«No, non lo possiamo dire perché in realtà è una squadra che è ancora alla ricerca di equilibri complicati, nel senso che il periodo positivo è venuto da delle esclusioni eccellenti. È venuto nel momento in cui si è messo al centro del gioco Hjulmand, il grande colpo di Corvino del mercato di gennaio, un colpo sotto traccia perché è stato pagato, a titolo definitivo, in tutto, meno di duecentomila euro. Il ragazzo ha preso in mano la squadra da subito però questo ha comportato l’esclusione di Tachtsidis, giocatore che va recuperato e che doveva essere il fulcro del centrocampo salentino. Inoltre queste vittorie sono arrivate mettendo Henderson come trequartista al posto di quello che è il simbolo di Lecce, Mancosu appunto, che negli ultimi mesi ha avuto delle questioni in parte fisiche, in parte legate a problemi di inizio anno con la società relativi alla possibilità di andarsene. Quindi io credo che il recupero di Marco Mancosu a pieno regime sia la chiave per il finale di stagione del Lecce: a Pescara, ad esempio, sono stati persi due punti molto sanguinosi e ciò è dipeso anche dal fatto che i cambi – fa strano chiamarli così – come Mancosu e Tachtsidis non hanno dato lo stesso apporto in termini di rendimento rispetto al resto della squadra, fermo restando che, secondo me, il Lecce non deve arrivare a Pescara a giocarsela all’ultima azione».

Nemmeno il tempo di rifiatare che si scende nuovamente in campo per il turno infrasettimanale. Il Lecce ospita l’Entella, fanalino di coda, al “Via del Mare”. La squadra ligure è reduce dal pari col Brescia che ha interrotto una serie negativa di 5 sconfitte consecutive. Che gara ti aspetti?

«Mi aspetto una partita senza pareggi, dove entrambe hanno l’obbligo di vincere. È chiaro che c’è un gap forte a favore del Lecce che ha già buttato quattro punti nei minuti di recupero, due contro il Brescia e due contro il Pescara, quindi ora ha l’obbligo di vincere per riavvicinarsi al secondo posto distante solamente 4 punti, mentre il primo è distante 6 punti. Dall’altra parte c’è l’Entella che ha fatto registrare il primo pareggio dell’era Vivarini, in quanto aveva fatto 4 vittorie e 12 sconfitte, e da qui alla fine dell’anno deve soltanto provare a vincere le partite. Lo fa sempre perché esprime un gioco non speculativo né conservativo, purtroppo però i liguri hanno tanti problemi sui calci piazzati, subiscono gol da situazioni banali: hanno preso 23 gol da situazioni da fermo, 12 da calcio d’angolo, cifre obiettivamente impossibili per una squadra di Serie B che ripete sistematicamente gli stessi errori. Mi aspetto una partita aperta a qualsiasi risultato, col pronostico a favore del Lecce, ma l’Entella, a questo punto, non ha niente da perdere».

Domanda secca: ti aspettavi questo impatto del giovane talento spagnolo Pablo Rodriguez?

«Un pochino sì perché come caratteristiche del giocatore pensavo che avrebbe potuto fare molto bene. Più che aspettarmelo diciamo che quando Corvino si butta su un talento così e immediatamente, come ha fatto per Hjulmand e Rodriguez appunto, significa che vede qualcosa oltre. Basti pensare ai tempi della Fiorentina quando il direttore ha preso giocatori che poi si sono rivelati il pilastro su cui fondare la squadra negli anni successivi, lo stesso Vlahovic è un suo colpo. Quindi in realtà me lo aspettavo anche da prima, purtroppo è stato frenato – e continua ad essere frenato – da tanti problemi fisici. Io lo avevo visto anche nella Youth League col Real Madrid e Pablo è obiettivamente un giocatore di grande intelligenza, di tecnica e ha quello che a Lecce chiamano il sangue agli occhi e questa è la caratteristica principale per emergere in Serie B. Se mescoli qualità tecniche, rapidità e spirito da battaglia, è difficile fallire. Se non avesse avuto problemi fisici, secondo me, avrebbe inciso molto già nella prima parte della stagione».

Hjulmand, Bjorkengren, Johnsen, Gytkjaer sono alcuni dei giocatori nordici che militano in Serie B. Molto attenti a quei campionati sono proprio il Lecce ed il Venezia. Può essere considerata la Scandinavia, comprendendo Danimarca e Islanda, la frontiera emergente del calcio (esempio lampante è quello che sta facendo Haaland, partito dal Molde, col Borussia Dortmund)?

«Sì, si tratta di giocatori che rispondono molto bene alle caratteristiche richieste oggi dal calcio: avere gamba, tecnica e una personalità aiutata dal fatto che in quei campionati questi giocatori emergono subito, nel senso che comunque viene data maggiore responsabilità ai giovani atleti del Nord Europa. Non solo ai professionisti dello sport, ma in generale nella vita: un ragazzo di 18/19 anni del Nord Europa è più indipendente rispetto a un ragazzo dell’Europa del Sud o italiano. Là a 18 anni sei un giocatore pronto. In Italia, molte volte, consideriamo giovani quelli di 22/23 anni che non sono giovani. Quindi i talenti nordici hanno delle caratteristiche tecniche e fisiche che si prestano molto al calcio italiano, così come i polacchi. E’ un discorso di predisposizioni, di tempi di gioco e secondo me sono anche delle frontiere economicamente interessanti perché in Norvegia, ad esempio, si fanno affari a costi più bassi rispetto a quelli dei campionati top».

Non è sicuramente da tutti prendere una scelta e perseguirla, difenderla fino alla fine, dimostrando di avere idee chiare. È ciò che ha fatto il presidente del Lecce Sticchi Damiani prima con Liverani – aspettando oltremodo, a mio avviso, la sua decisione sul rinnovo – e poi con Corini, indice di una persona seria e professionale. Puoi confermare? Secondo te è sostanzialmente più semplice lavorare in un ambiente dove ogni tassello è al suo posto?

«Secondo me il Lecce è una società modello in Serie B perché è giovane in quanto Sticchi Damiani ha preso il comando del club da soli 5 o 6 anni, ottenendo sempre dei buoni risultati. Quando parlo di buoni risultati, mi riferisco anche alla scorsa stagione in massima serie: la retrocessione è arrivata per una serie di contingenze anche sfortunate perché la squadra fino alla fine di febbraio era fortissima, aveva vinto a Napoli e aveva ottenuto 3 vittorie consecutive. È stata molto frenata dal Covid. Hanno avuto la forza di rifare tutto subito, di rimettere tutto in discussione, affidandosi a Corvino che è un grande conoscitore di mercati meno battuti. Secondo me quest’anno ha inciso molto quel periodo a dicembre in cui Corini è stato fuori quasi un mese per il Covid. Nella costruzione della squadra forse serviva ancora un po’ più di coraggio quest’estate nel chiarire meglio gli obiettivi e forse anche capire quali erano le esigenze di certi giocatori (Mancosu, Tachtsidis). Poi la retrocessione porta degli strascichi molto pesanti e chiaramente sono cose che in uno spogliatoio si ritrovano sempre. I nuovi arrivi sono andati molto bene, ma anche i giocatori chiave hanno comunque reso: nonostante tutto, Mancosu – chiariamo – ha fatto una stagione, fino a questo momento, numericamente importante. Però è necessario, come dice il presidente Sticchi Damiani, mantenere viva la fiammella per la promozione diretta ma stare molto attenti a non fare scelte sbagliate perché spesso ci vuole un attimo, qui in Serie B, a fare una doppia promozione salendo dalla C ma anche una doppia retrocessione scendendo dalla A. Quindi, per chiudere il discorso, secondo me il Lecce si è mosso bene complessivamente: è un processo che deve andare avanti perché la strada intrapresa sui giovani di proprietà è quella giusta. Permettimi di spendere una parola su Maselli che ha delle potenzialità eccezionali a mio avviso. L’ho visto molto affranto dopo l’errore che ha fatto a Pescara nell’uscita di palla che poi ha portato al pareggio degli abruzzesi, ecco posso dire che solo chi fa, sbaglia ed è giusto che un ragazzo di 19 anni abbia occasione di sbagliare, è giusto che ci sia rimasto male ed è giusto che abbia tre, dieci, cento occasioni da qui a fine campionato».

In ultima analisi, ogni partita del campionato si trascina con sè polemiche, dichiarazioni al veleno, proteste veementi. Ad esempio hanno fatto molto discutere il secondo rigore dato al Lecce contro il Cosenza o il gol in fuorigioco di Busellato del Pescara. Sei favorevole all’introduzione della VAR e della goal line technology anche in Serie B per cercare di spegnere in parte lo “sciame sismico” susseguente a qualsiasi episodio controverso?

«Sono totalmente favorevole. Io trovo che sia stupidissimo il discorso di unificare la CAN, come è stato fatto, di mandare degli arbitri di Serie A in B senza dare gli stessi strumenti. In A un arbitro ha il paracadute della VAR mentre in B non ce l’ha. Questo per me incide sulle partite nel senso che comunque anche le valutazioni di un arbitro durante le gare inevitabilmente sono diverse: se uno sa che può scrivere e cancellare, scrive in un certo modo e poi dopo cancella; in Serie B è come se scrivi ma non puoi cancellare. È un problema che va risolto in tempi brevi, purtroppo le colpe sono 50 e 50 perché le società non si sono mosse probabilmente per tempo per attivare la VAR e la Lega forse non ha fatto un passettino più deciso in quel senso. Quindi, quando sento le polemiche tutti i giorni, dico: ci sono delle situazioni che la VAR avrebbe sanato, magari non le avrebbe sanate tutte ma buona parte sì. Ben venga la VAR, la aspettiamo a braccia aperte».

 

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