9 Giugno 2021

Rimettersi in gioco: Inzaghi e l’umiltà reiterata

FILIPPO INZAGHI BRESCIA – In mattinata è arrivata l’ufficialità: Filippo Inzaghi è il nuovo allenatore del Brescia. Una trattativa relativamente rapida, che permetterà al tecnico di ritrovare il sorriso dopo il triste epilogo dell’annata appena terminata con il Benevento. INZAGHI IN SERIE B VUOL DIRE RISULTATI Questa con i lombardi sarà la terza avventura in […]

FILIPPO INZAGHI BRESCIA – In mattinata è arrivata l’ufficialità: Filippo Inzaghi è il nuovo allenatore del Brescia. Una trattativa relativamente rapida, che permetterà al tecnico di ritrovare il sorriso dopo il triste epilogo dell’annata appena terminata con il Benevento.

INZAGHI IN SERIE B VUOL DIRE RISULTATI

Questa con i lombardi sarà la terza avventura in cadetteria per Pippo che, dopo Venezia e Benevento, avrà modo di confermarsi in un categoria dove ha dimostrato di essere sinonimo di risultati positivi. Ottenere la conferma di quanto appena detto non è complicato, basta sfogliare velocemente i libri delle stagioni citate: quinto posto con una compagine neopromossa come quella lagunare (annata 2017/2018) e campionato dominato nel 2019/2020 con la Strega, in quella che fu una manifestazione di onnipotenza calcistica che la Serie B non intercettava da tempo.

RIMETTERSI IN GIOCO

La motivazione alla base della stesura di questo articolo non è quella di esaltare l’idea di calcio di Inzaghi, che non ha bisogno del nostro appoggio ed è legittimamente consapevole dei propri pregi e degli accorgimenti da apportare. Ha avuto meriti e demeriti, come tutti: nel campionato da poco terminato, il suo Benevento è stato delizia per un girone e croce per un altro e, per quanto la responsabilità di una retrocessione vada sempre divisa, l’allenatore è implicato in questa sorta di attribuzione di responsabilità.

Ciò che si vuole sottolineare (e, in questo caso sì, esaltare) è la sensazione di essere al cospetto di una persona, prima che professionista, contraddistinto da tangibile umiltà. Ciò che Inzaghi ha dato al calcio è noto e, per quanto la banalizzazione che si sta per mettere nero su bianco sia sicuramente fuorviante, capita di analizzare situazioni in cui non si fanno certe scelte dopo passaggi sportivi precari per il solo fatto di beneficiare di un curriculum e/o di un cognome che precede il merito.

Per la terza volta in carriera, Inzaghi ha dimostrato di avere come unico movente quello passionale: dopo un’esperienza di vertice come quella al Milan, non tutti avrebbero accettato di ripartire dalla terza divisione, per quanto il Venezia, come poi dimostrato, non fosse assolutamente piazza né progetto da Serie C. Fallire in arancioneroverde avrebbe probabilmente compromesso le ambizioni in panchina di Filippo. Il suo percorso l’ha portato a dimostrare le proprie qualità da allenatore in Serie A, ma con il Bologna le cose non vanno come auspicato. Tappa a Benevento, nuovamente in Serie B: campionato stracciato (c’è chi ha parlato di un organico nettamente superiore, ma la doverosa obiezione è che vincere non è mai facile, perché se il calcio si facesse con le sommatorie di talento il numero di allenatori probabilmente andrebbe elevato all’ennesima potenza) e nuova occasione nella massima serie.

Come detto poc’anzi, il Benevento 2020/2021 è sprofondato in un triste epilogo, a tratti inspiegabile dato quanto mostrato nella prima parte d’annata, ed è probabilmente su questo che, come avvertiamo dall’esterno, Inzaghi dovrà cercare di fare uno step in avanti: riuscire a consolidare il proprio credo anche in Serie A. Nelle difficoltà avute al vertice della piramide del nostro calcio, però, chi scrive riscontra una raggiante volontà di rimettersi costantemente in gioco, piacevolmente in contrasto con chi si ostina a ricercare contratti e possibilità senza tentare di guadagnarseli con la crescita e il lavoro.

NECESITO ESTA SANGRE

Oramai qualche anno fa, nel 2006, un giovane Pep Guardiola, fresco di ritiro dal calcio giocato, andò in Argentina per conoscere Marcelo Bielsa (per completezza informativa, la prima tappa fu da César Luis Menotti), all’epoca allenatore già noto. Alla domanda di Pep sul perché El Loco non allenasse una formazione giovanile o comunque un contesto meno pressante e a tratti opprimente come quelli che popolano il grande calcio, la risposta che ricevette fu: “Necesito esta sangre“. La traduzione è ovvia, così come lo è la percezione che i grandi profili nel mondo del calcio, in particolar modo quelli propensi alla continua ricerca e costruzioni delle migliori versioni di se stessi, non riescano ad alienarsi da questo ambiente che tanta energia toglie ma tanta vita dà. Inzaghi non fa eccezione, ed è in quel di Brescia che è pronto ora ad alimentare il fuoco della passione che arde dentro di lui.