17 Marzo 2023

Fedele al Calcio – Frosinone, sarà una fantastica Primavera

Il rigoglioso progetto del Frosinone non si ferma alla prima squadra

Del Frosinone si sta dicendo e scrivendo tanto, in una costante e spasmodica ricerca di termini volti a esaltare il rendimento di una squadra intenzionata ad accartocciare la competitività che ha sempre caratterizzato la Serie B. Tanti sassolini, con certosina continuità, stanno abbandonando le scarpe indossate da Fabio Grosso e dalla dirigenza ciociara, il cui pulsante verso il piano superiore è oramai pronto a essere premuto. I meriti di questo progetto, ad ogni modo, vanno circumnavigati ampliando il raggio d’azione.

La Primavera del Frosinone è un gioiello

Nel Belpaese ci sono tanti Frosinone che stanno inebriando i sensi degli appassionati. La prima squadra è una succulenta punta dell’iceberg, ma nel sottostrato, visibile solo con passione e intenzione, ci sono altri motivi di encomi, a partire dalla magnifica Primavera allenata da Giorgio Gorgone.

L’esaltazione sarebbe immediata se si gettasse in pasto al lettore il rendimento in termini di numeri della formazione neopromossa nel Campionato Primavera 1, ma l’obiettivo di un settore giovanile – concetto tanto vero quanto banalizzato dagli addetti ai lavori a causa del mancato allineamento tra dichiarazioni e atteggiamento concreto – è la crescita umana, dopodiché tecnica, dell’individuo-calciatore. In questo, Gorgone è stato (ed è) eccellente, accompagnato da un ottimo gruppo di lavoro: i giovani gialloblu giocano, rischiano, scelgono, incidono.

L’età è di un verde rigoglioso, ma l’interpretazione delle partite restituisce sensazioni differenti, intrise di una maturità in un certo senso atipica. Una mescolanza tra intensità collettiva ed esaltazione del singolo che rappresentano una la condizione dell’altra, perché conoscersi e capirsi permette di prendere iniziativa, tentare mosse controintuitive e giocate volte a scompaginare le architetture difensive avversarie: Simone Condello, a proposito di fantasia, è un rimpianto per Juventus e Milan, che non hanno creduto nelle sue sterzate, strumento azionato nei dribbling che lo rendono imprevedibile, fattispecie ansiogena per gli avversari.

Non finisce qui, in quanto le gemme pullulano: Alessandro Selvini spicca per capacità coordinativa e duttilità, perché dà la sensazione di padroneggiare il suo corpo con una fermezza decisamente lucida, mentre Andrea Peres è una mezzala dal motore impressionante e la prospettiva tangibile. Alessio Maestrelli, difensore centrale elegante, goleador e roccioso (perché la completezza non necessiterà mai di una congiunzione avversativa), ha un cognome che comporta un naturale curvatura del collo, ricordando quel nonno che ha tinto l’Italia del biancoceleste della Lazio.

Una squadra, dunque, forte nell’accezione più pura e vigorosa del termine, allenata sulle relazioni e il coraggio da parte di un tecnico – il già menzionato Gorgone – che si sta confermando preparato, meticoloso, propenso all’aggiornamento metodologico e attento ai particolari. Il quarto posto attualmente occupato in classifica (possibile ora questa doverosa sottolineatura) è la certificazione irrefutabile del lavoro svolto.

Non finisce qui

La dirigenza ciociara, dal Direttore dell’Area Tecnica Guido Angelozzi, passando per il Responsabile del Settore Giovanile Alessandro Frara (una bandiera gialloblu in campo e un ottimo rappresentante di determinati valori da dirigente), senza dimenticare il gruppo Settore Giovanile & Scouting composto da Gianluca Longo, Francesco Ridolfo e Roberto Alberti Mazzaferro, ha reso possibile e fruttuoso un percorso che coinvolge altre fasce d’età, edificando così una struttura ampia, proficua e funzionale: l’Under 16 fa davvero ben sperare, complice un’annata 2007 contornata di talenti come il potente attaccante Gregory Ruggiero o l’elegante centrocampista Simone Curzi, mentre Kristians Mezsargs sta letteralmente depauperando gli avversari in Under 17.

Quello del Frosinone, dunque, è un progetto dove l’eccellente prima squadra sembra essere l’evidente conseguenza di un modo di fare calcio che parte dal basso e permette di reggere i sogni, rendendoli obiettivi: in questi casi, fermarsi e applaudire è un riconoscimento che non deve conoscere alternative.