5 Aprile 2023

Garbato, ma non troppo – Il Pisa è forte, ma sta diventando pigro

La sconfitta di Cosenza è un campanello d'allarme

Non meritavamo di perdere, così Luca D’Angelo ha liquidato in conferenza stampa l’inatteso k.o. del suo Pisa a Cosenza. Se è vero che la squadra toscana ha fatto pesare la maggior qualità della propria rosa esprimendo un predominio territoriale e creando alcune palle gol, non si può negare che nel 2023 la fiacchezza mostrata in Calabria stia diventando un leitmotiv. Il cambio in panchina di inizio anno ha trasformato in positivo la stagione e il filotto clamoroso del girone d’andata ha creato condizioni ideali per la disputa dei play-off. Quanto di buono mostrato da mister e calciatori non deve tuttavia portare alla sottovalutazione di spie d’allarme che ciclicamente si stanno accendendo.

La sensazione che restituisce l’osservazione del trend è quella di un attacco troppo sterile per qualità del reparto e spessore delle alternative. Proprio questa varietà si sta anzi rivelando un limite. Nessuno ha totale continuità (eccetto in linea di massima Olimpiu Morutan) e nessuno riesce a prendersi la scena. A gennaio nella scorsa stagione il ds Claudio Chiellini ingaggiò in prestito due problem solver quali Ernesto Torregrossa e George Puscas, i quali garantirono una svolta. Stavolta è stato effettuato un esborso importante per Stefano Moreo, il cui rendimento però è al momento decisamente inferiore rispetto alle attese.

Il centrocampo ha grande robustezza, ma spesso manca di inventiva. Così si spiega l’uso frequente del doppio trequartista o l’utilizzo insistito di Giuseppe Mastinu. Nonostante D’Angelo stia facendo di tutto per invertire la tendenza, quella nerazzurra resta una squadra che fatta eccezione per gli ultimi 25-30 metri è più brava ad aggredire che a costruire. Ciò non costituisce problema fin quando la condizione fisica è eccellente, ma nei momenti di fisiologico calo che tutte le compagini vivono nell’arco di un campionato il discorso cambia. Un undici troppo abituato a ripetere il proprio copione fatto di pressione e ritmo fatica a trovare la strada per un cambiamento nei frangenti in cui esso appare necessario. Una sorta di pigrizia attitudinale, che non dovrebbe compromettere il piazzamento tra le prime 8 ma rappresenta un limite su cui lavorare per un presente e un futuro ancora più brillanti.