22 Maggio 2023

Il Palermo e la sindrome dell’autodistruzione. Playoff sfumati? No, il vero problema è un altro

L'approfondimento della nostra redazione sul mancato accesso ai playoff da parte dei rosanero: dall'operato di Corini alle prospettive future

La Serie B è stata in grado di regalare emozioni e colpi di scena anche nell’ultima giornata di campionato, coerentemente con lo spettacolo prodotto nell’arco dell’intera annata. Oltre alla zona rossa della classifica, tra i verdetti spicca quello relativo alla griglia playoff, con Reggina e Venezia che hanno strappato il pass ai danni di altre concorrenti quali Palermo, Modena, Pisa, Ascoli e Como. In tal senso, a far discutere è stato il risultato maturato nella gara tra Palermo e Brescia, col 2-2 finale che ha permesso alle Rondinelle di protrarre le speranze salvezza ai playout contro il Cosenza. All’opposto, l’epilogo si è rivelato amaro per i rosanero estromessi dagli spareggi promozione. È assolutamente veritiero che il gioco del calcio non smetterà mai di stupirci, ma in pochi avrebbero immaginato l’incredibile spreco da parte di una formazione padrona del proprio destino e sospinta dalla bolgia del “Barbera” ai titoli di coda della stagione.

A destare scalpore e a lasciare attoniti i 32 mila tifosi rosanero accorsi non è stato l’esito finale che, nell’economia della gara, avrebbe dovuto essere preventivabile considerando l’avversario alla ricerca di almeno un punto per evitare il tracollo, bensì una rimonta dagli sviluppi clamorosi. Un primo tempo magistrale impreziosito dalle gemme di Brunori e Tutino in contrasto con una seconda frazione da horror caratterizzata da due reti subite tra il 54’ e il 56’. Oltre all’incapacità di reazione, allo scollamento tra i reparti e al confusionario possesso palla. Un pari che – inevitabilmente – col passare dei minuti si accingeva a schiudere lo scenario fiabesco del “tutti e felici e contenti“, soppresso in extremis dal gol siglato da Canotto all’Ascoli valso poi il forsennato sorpasso in classifica della Reggina. Atmosfera surreale alla vecchia Favorita, sfociata poi in sonori fischi da parte dei coraggiosi presenti che avevano sfidato anche delle condizioni meteorologiche avverse.

IL PALERMO HA CREDUTO NEI PLAYOFF?

A bocce ferme, è lecito chiedersi se il Palermo abbia mai creduto concretamente alla possibilità di disputare i playoff. Dal dichiarato obiettivo iniziale della salvezza in una stagione definita transitoria dal City Group, infatti, si è passati ad una poderosa sessione di calciomercato invernale potenzialmente in grado di far presagire una rettifica nelle ambizioni a breve termine del club. Perché – diciamocelo – l’integrazione di profili di spiccata qualità per la categoria quali Verre e Tutino non può essere concepita limitatamente all’ottica di una permanenza nella cadetteria. A far da contorno le dichiarazioni del presidente Mirri – risalenti allo scorso mese di aprile – che affermò essenzialmente di non aver mai creduto alla possibilità di rientrare tra le prime otto squadre in classifica, venendo poi seguito dal tecnico Corini e dal suo reiterato accostamento della parola “sogno” ai playoff. Dal confronto fra teoria e pratica sono emerse confusione e contraddittorietà, ma l’intento principale è sempre stato quello di un campionato tranquillo con l’eventuale possibilità di sondare nuovi scenari, evidentemente non coltivati a dovere. Ragion per cui gli spareggi sfumati non possono costituire in alcun modo un pretesto per considerare fallimentare il percorso dei rosanero, a prescindere dalle esigenze della tifoseria. Un parallelismo che fa ben sperare i siciliani in prospettiva futura è relativo al Frosinone della passata stagione, che mancò l’approdo ai playoff in circostanze pressoché simili giungendo a pari punti col Perugia ottavo in classifica. In seguito, sappiamo tutti come sia andata. Ma questa è un’altra storia.

IL REALE PROBLEMA DEI ROSANERO

Il reale problema del Palermo è chiaramente un altro e riguarda la posizione di Eugenio Corini, a cui vanno i complimenti per aver centrato la salvezza e resistito alle gigantesche pressioni alimentate da una piazza passionale quale Palermo. Meno, invece, per lo sviluppo del suo progetto tecnico apparso fin troppo lacunoso, spesso permeabile alle scorribande avversarie e improntato all’arte dell’accontentarsi in modo piuttosto percepibile. Analizzando le specificità delle problematiche riscontrate, è necessario evidenziare:

  • Un approccio troppo leggero alle gare. In più occasioni, infatti, la squadra si è ritrovata costretta a dover ribaltare lo svantaggio sin dai primi minuti di gioco.
  • L’assenza di una continuità di rendimento nell’arco dei 90 minuti.
  • Una difesa mai registrata definitivamente, traballante e frequentemente salvata dai miracoli di Pigliacelli.
  • Un centrocampo con delle individualità di spessore stentatamente amalgamato e apparso sbilanciato nelle caratteristiche proposte, a tal punto da ritrovarsi in difficoltà nella gestione delle due fasi.

Nonostante le lacune nella costruzione del gioco, a salvarsi è stato il reparto offensivo col capitano Brunori sugli scudi grazie alle 17 reti siglate. Da aggiungere, tra l’altro, che i numeri delle ultime 15 gare risultano essere piuttosto chiari e impietosi: due vittorie, nove pareggi, quattro sconfitte. Il dettaglio che salta all’occhio è inevitabilmente quello di una proposta tecnica orientata al non perdere, piuttosto che al voler gettare il cuore oltre l’ostacolo per conquistare i tre punti. Un’impressione che assume dei contorni negativi facendo riferimento ai punti dilapidati da situazioni di vantaggio nel corso del campionato. Per ben dieci volte, infatti, il Palermo ha perso il controllo della gara venendo rimontato dagli avversari. Di seguito: Bari-Palermo (da 0-1 a 1-1); Palermo-Pisa (da 3-1 a 3-3); Palermo-Frosinone (da 1-0 a 1-1); Pisa-Palermo (da 0-1 a 1-1); Cittadella-Palermo (da 2-3 a 3-3); Venezia-Palermo (da 0-1 a 3-2); Palermo-Benevento (da 1-0 a 1-1); Como-Palermo (da 0-1 a 1-1); Cagliari-Palermo (da 0-1 a 2-1); Palermo-Brescia (da 2-0 a 2-2). Davvero troppo poco per convincere gli scettici che il percorso stia andando nella giusta direzione. In particolare, l’ultimo capitolo contro la formazione di Gastaldello ha messo in risalto – una volta per tutte – la patologia di cui ha sofferto la squadra rosanero: la sindrome dell’autodistruzione.

IL FUTURO TRA ASPETTATIVE CRESCENTI E DUBBI

Legato da un contratto che scadrà nell’estate del 2024, Corini gode della piena fiducia della dirigenza. Questo fattore, unito al raggiungimento dell’obiettivo societario, lascia intuire che la sua definitiva conferma alla guida della squadra sia dietro l’angolo. Una scelta che, oltre a comprovare la volontà della proprietà di garantire stabilità e continuità, porterebbe con sé una scia di dubbi riguardanti la versione per niente convincente del Palermo degli ultimi mesi e l’adattabilità degli attuali dettami tecnico-tattici alla prossima Serie B, col City Group che alzerà l’asticella puntando l’approdo nella massima serie. Da tenere in considerazione anche le rovinose crepe apparse nel rapporto fra l’allenatore e gran parte della tifoseria, ormai fortemente critica verso l’operato dell’ex capitano rosanero. Qualora andasse tutto come previsto, in viale del Fante aleggerà lo spettro di un ingombrante interrogativo: Corini riuscirà a rispettare le crescenti aspettative? Sicuramente servirà un mastodontico cambio di passo, così non va proprio bene. Ai posteri l’ardua sentenza.